L’amministrazione pubblica, gonfiata come una rana, dà pure il cattivo esempio

Quali Dipartimenti assumono permessi G invece che svizzeri? C’è come il sospetto che…

In Ticino il ceto medio e le persone singole attendono sgravi fiscali da tempo immemore. Viste le condizioni  in cui versano i conti pubblici di questo sfigatissimo Cantone, con un preconsuntivo 2023 che segna un rosso di 225 milioni, appare chiaro che aspetteranno per un bel pezzo; per non dire in eterno. 

Invece qualcuno gli sgravi fiscali a partire dall’anno prossimo li avrà, e non di poco conto. Peccato che si tratti dei frontalieri. E’ la conseguenza del nuovo accordo sulla fiscalità dei permessi G, nel quale il Belpaese fa la parte del leone, mentre al Ticino resteranno le briciole. 

Non solo: fino alla cancellazione dei ristorni attuali con una nuova ripartizione del gettito dei permessi G, il Ticino incasserà meno di adesso. Il moltiplicatore d’imposta dei frontalieri, alzato al 100% ad inizio 2016, tornerà al 79%. Per l’erario ticinese, ciò si tradurrà in una perdita di gettito di circa 15 milioni di franchetti. Questi soldi però non resteranno nelle tasche dei ticinesi, contribuendo a far girare l’economia del nostro territorio. Andranno in quelle dei frontalieri, a beneficio dell’economia della vicina Penisola.

Il buco si allarga

Oltretutto, come logica conseguenza della riduzione del moltiplicatore dei permessi G, il buco delle finanze cantonali si aggraverà ulteriormente, con aumento delle necessità di rientro. Così la manovra di risanamento dei conti pubblici diventerà ancora più pesante. 

Che il primo effetto del nuovo accordo fiscale con la Penisola sarà un bello sgravio per i frontalieri, il Mattino lo ha scritto già parecchio tempo fa. Ma naturalmente la partitocrazia si esalta per la recente firma del nuovo accordo. E intanto ci sono già associazioni padronali che incitano ad assumere i nuovi frontalieri finché dura il vecchio regime! Visto infatti che quest’ultimo prevede meno tasse, il pendolare italiano si può accontentare di uno stipendio inferiore.

Fuori le cifre

I frontalieri, lo sappiamo, continuano ad aumentare. In Ticino sono quasi 80mila, mentre a livello federale 386mila. Gli eccessi di frontalierato portano alle note distorsioni sul mercato del lavoro: leggi dumping salariale, soppiantamento dei lavoratori residenti, eccetera. In queste condizioni è chiaro che il primo a dover dare il buon esempio in campo di assunzioni di residenti dovrebbe essere l’ente pubblico. A partire dalla Confederazione, da sempre favorevole alla devastante libera circolazione delle persone. Invece non necessariamente questo accade. Per questo, chi scrive ha presentato un’interpellanza al governicchio federale per avere una fotografia della situazione. La richiesta è semplice: quanti frontalieri lavorano per l’amministrazione federale, per quali Dipartimenti ed in quali Cantoni? Il fenomeno non riguarda infatti solo il Ticino.  

Si ricorda che l’amministrazione federale è gonfiata come una rana. Nel giro di 15 anni è passata da 32mila posti a tempo pieno a 38mila, con un costo che si è pompato da 5 a 6 miliardi di franchi all’anno. Se oltretutto questa spesa serve ad assumere frontalieri, è chiaro che non ci siamo!

Attendiamo al varco

Ultima chicca. Nella sessione estiva appena conclusa il Consiglio nazionale avrebbe dovuto decidere sulla mozione di chi scrive, che chiedeva di non sottoscrivere un nuovo accordo amichevole con l’Italia sul telelavoro dei frontalieri. Si tratterebbe infatti dell’ennesimo tappeto rosso srotolato davanti ai frontalieri del terziario. La mozione non è tuttavia stata trattata, per mancanza di tempo. L’esito della votazione è tuttavia scontato: l’atto parlamentare verrà asfaltato dalla casta immigrazionista. Ma la partitocrazia è attesa al varco. In particolare gli esponenti ticinesi. Si spera che ciò accada prima delle elezioni. Così i votanti si potranno fare un’ulteriore idea su chi vuole frenare l’invasione da sud e chi invece la vuole alimentare ad oltranza!

Lorenzo Quadri