Il mercato del lavoro ticinese va sempre più in malora per colpa della partitocrazia
Ormai non ci sono più parole per commentare lo scempioprovocato dalla partitocrazia sul mercato del lavoro ticinese tramite la devastante libera circolazione delle persone e conseguente invasione di frontalieri e padroncini.
Nei giorni scorsi abbiamo appreso dell’ennesimo aumento del numero dei frontalieri in questo sfigatissimo Cantone. Ad ogni rilevamento trimestrale la musica è sempre la stessa. I permessi G sono aumentati. E questo non certo in un periodo di boom economico, ma quando – per colpa della crisi da stramaledetto virus cinese – le aziende chiudono ed i posti di lavoro diminuiscono! E’ quindi chiaro anche al Gigi di Viganello che i frontalieri neo-assunti soppiantano i lavoratori ticinesi. Il Gigi di Viganello l’ha capito, ma i grandi statisti dell’ex partitone non ci arrivano: vedi le farneticanti esternazioni pubbliche della Consigliera federale liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) sul “Ticino vittima del suo successo”.
Solo i dichiarati
Questa volta la crescita dei permessi G tra fine giugno e fine settembre è di ben 2613 unità. I frontalieri presenti in Ticino sono dunque 74’200! Avanti così, che nel giro di qualche settimana si “festeggerà” il nuovo record di 75mila! Da notare che le statistiche ufficiali sono riferite solo ai frontalieri dichiarati. Non contemplano quelli in nero. E non contemplano i padroncini.
Inutile dire che i frontalieri, more solito, sono aumentati nel settore terziario, dove sfiorano ormai quota 50mila. Nel terziarionon c’è alcuna carenza di manodopera residente.
Teorie demenziali
E intanto la partitocrazia spalancatrice di frontiere, $inistrati ro$$overdi in primis, come pure la stampa di regime e gli intellettualini da tre e una cicca, strillano istericamente al “razzismo” davanti ad ogni proposta di limitare l’invasione da sud! E poi costoro hanno ancora il coraggio di blaterare teorie demenziali come quella secondo cui i giovani lascerebbero il Ticino a causa del ridimensionamento della “scena kulturale alternativa”. Ma ci siete o ci fate? Come se la preoccupazione numero uno dei giovani fosse la baldoria, e per di più alternativa!Qui qualcuno si è bevuto il cervello assieme all’apero-sprizz. Se i giovani (e non solo i giovani) se ne vanno, il motivo è il mercato del lavoro devastato e saturato da italiani residenti in Italia. Sul CdT di venerdì perfino la kompagna Amalia Mirante, che non ci risulta essere una becera leghista populista e razzista, ha espresso questo concetto.
“La più grande industria lombarda”
I giovani ticinesi vengono formati (a spese del contribuente) in Ticino. Però per lavorare devono emigrare. Perché da noi, grazie alla libera circolazione senza limiti, vengono assunti frontalieri a go-go. Questa situazione l’ha voluta la partitocrazia. Che però rifiuta di porvi rimedio. Il triciclo PLR-PPD-P$ più Verdi-anguria non vuole i contingenti, non vuole la preferenza indigena e non vuole la moratoria sui permessi G. Altrimenti i padroni di Bruxelles si indispettiscono. In un’intervista recente, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia ha dichiarato, papale-papale, che “Il Ticino è la più grande industria lombarda”. Ma per i nostri politichetti spalancatori di frontiere l’è tüt a posct. Del resto l’ex presidente PLR Fulvio Pelli, quello che “grazie alla libera circolazione, i nostri giovani potranno lavorare a Milano”, è attualmente in altre faccende affaccendato. Leggi il sabotaggio del Polo sportivo e degli eventi di Cornaredo per dichiarati interessi economici personali.
L’unica crisi
Vale la pena ricordare, dato che in questi giorni la stampa di regime approfitta del vertice Cop26 di Glasgow (flop annunciato)per montare ulteriormente la panna sul “clima” alfine di fare campagna elettorale ai ro$$overdi, che i soldatini climatisti sono graniticamente favorevoli alle frontiere spalancate a 75mila frontalieri in arrivo uno per macchina.
Quando tra un paio d’anni i fankazzisti climatici seguaci della Gretina, quelli che “scioperano” senza lavorare, cercheranno un impiego e non lo troveranno, potranno ringraziare i Verdi-anguria che starnazzano alla “crisi climatica” quando in Ticino di crisi ce n’è una sola: quella occupazionale. Ed i sedicenti ambientalisti ne sono ampiamente corresponsabili. Altro che clima!
Sfruttati e sfottuti
Intanto il Belpaese non solo approfitta dell’invasione, ma ci prende per i fondelli. Apprendiamo infatti, ma tu guarda i casi della vita, che il nuovo (?) accordo sulla fiscalità dei frontalieri “non compare nell’agenda politica italiana”. Lo annuncia il Consigliere agli Stati Marco Chiesa, presidente della Delegazione per le relazioni con il parlamento italiano, sul CdT di venerdì. Ma va? E quando mai tale tema è stato sull’agenda politica del Belpaese? E’ dal 2015 che i vicini a Sud ci prendono per il lato B! Senza contare che l’accordo in questione prevede che l’eventuale nuovo regime fiscale (più oneroso per i permessi G) varrebbe comunque solo per quelli che verranno assunti dopo il 2023. Risultato: come osserva sempre sul CdT di venerdì il responsabile del Centro competenze tributarie della SUPSI Samuele Vorpe, oggi è ancora più “assalto alla diligenza ticinese” per poter approfittare del regime attuale. Questo vale sia per i frontalieri(che continueranno ad essere dei privilegiati fiscali, e di conseguenza non necessiteranno di salari più alti), sia per i loro datori di lavoro, che non avranno bisogno di aumentare gli stipendi e potranno andare avanti ad assumere due frontalieri al costo di un residente. A consentire un simile scempio è la partitocrazia, che ha rottamato la preferenza indigena votata dal popolo.
Tre passi
Ci sono a questo punto tre passi che non possiamo più permetterci di procrastinare:
O così, o questo sfigatissimo Cantone può tanto chiudere baracca e burattini. E che la casta non si azzardi a venire a blaterare di “spopolamento”!
#swissexit