9 febbraio 2017: invece di suonare a festa, le campane suonano a morto
Nei giorni scorsi avremmo dovuto festeggiare. Ma il giorno predestinato, invece che gioioso, è stato mesto. Frustrazione e rabbia hanno preso il posto di ottimismo e fiducia per il futuro. Perché? Perché il 9 febbraio ricorreva il terzo compleanno del “maledetto voto”, ossia del nuovo articolo costituzionale 121a.
Tre anni era il termine massimo entro il quale le misure votate dal popolo sarebbero dovute entrare in vigore, così come previsto dal testo dell’iniziativa. Il 9 febbraio 2017 avrebbe quindi dovuto segnare l’inizio di una nuova era: quella del superamento della becera politica della libera circolazione delle persone senza limiti che provoca solo danni.
Sempre più poveri
Le conseguenze dell’attuale sciagurato stato di cose si fanno sentire in tutti gli ambiti della realtà. Non solo mercato del lavoro e sicurezza. Ma anche viabilità, costi dell’alloggio, inquinamento. I kompagni ro$$overdi, che contro le polveri fini invocano la chiusura delle scuole, le targhe alterne e tra un po’ magari anche la confisca di tutte le automobili non elettriche, si guardano bene dal far notare che, se non avessimo 62’500 frontalieri e decine di migliaia di padroncini che entrano in Ticino tutti i giorni uno per macchina, la qualità dell’aria del Sottoceneri sarebbe senza dubbio messa un po’ meglio.
C’è poi tutto il capitolo della spesa sociale. Infatti solo il 47% degli immigrati UE, quindi meno della metà del totale, arriva in Svizzera per lavorare. Altro che “immigrazione uguale ricchezza”, altro che la bufala delle “esigenze dell’economia”.
Poiché l’attuale immigrazione senza alcun limite ha arricchito pochi svizzeri ed impoverito tutti gli altri, se siamo ancora in una democrazia il sistema, così come è adesso, non può continuare. Serve un stop. Quello stop sarebbe dovuto scattare al più tardi il 9 febbraio 2017. Ed invece…
Nel water
Invece niente di tutto quello che doveva succedere accadrà. Il voto di tre anni fa ha scritto una pagina di storia. Lo scorso dicembre a Berna la pagina in questione è stata semplicemente strappata dal libro e gettata nel gabinetto dal triciclo PLR-P$$-PPD.
L’appuntamento con la storia è stato cancellato. Come se tre anni fa non fosse successo proprio nulla. E a questo proposito giova tenere ben a mente le dichiarazioni dell’ex presidente PLR Fulvio Pelli: “grazie alla libera circolazione delle persone i nostri giovani potranno andare a lavorare a Milano”. Abbiamo visto come.
La vera essenza
A Berna, nello squallido teatrino che ha preceduto la cancellazione del “maledetto voto,” un kompagno verde – uno di quelli che promuovono le petizioni per far entrare in Svizzera ancora più finti rifugiati con lo smartphone – ha parlato senza peli sulla lingua. Ha detto l’ecologista: “noi difendiamo la libera circolazione delle persone perché è l’unico gesto di apertura (“dovete aprirvi, bifolchi!”) compiuto dalla Svizzera verso gli stranieri negli ultimi anni”.
Ecco spiegata al volgo la libera circolazione. Altro che “scelta nell’interesse della popolazione elvetica”. Si tratta di un puro e semplice regalo agli stranieri. Il cui prezzo, però, lo pagano gli svizzerotti. E, se ad ammetterlo sono perfino quelli che venderebbero la nonna piuttosto che mettere in discussione le frontiere spalancate…
Frontalieri avvantaggiati
La legge di (non) applicazione del 9 febbraio, ossia il compromesso-ciofeca, non serve assolutamente ad un tubo. Non farà diminuire i flussi migratori (e nemmeno i frontalieri) di una persona. Anzi, arriva addirittura al punto di avvantaggiare i frontalieri iscritti all’URC rispetto ai ticinesi in assistenza che non vi sono più iscritti. Non a caso il compromesso-ciofeca è stato immediatamente lodato dagli eurofunzionaretti. I quali, secondo alcuni, l’avrebbero addirittura pilotato. Il livello di zerbinismo bernese nei confronti di Bruxelles ha raggiunto vette inaudite. E c’è da temere in un ulteriore peggioramento.
La fiducia che non c’è più
Invece di suonare a festa, il 9 febbraio 2017 le campane hanno suonato (virtualmente) a morto. L’unica via di uscita è ora l’iniziativa contro la libera circolazione.
Certo: invece di chiedere di solo limitare la libera circolazione delle persone, si sarebbe potuto chiedere subito di disdirla. Ma, al momento del lancio dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, si poteva ancora nutrire un minimo di fiducia nella buona fede della cosiddetta classe politica (?) svizzera davanti ad un voto popolare inequivocabile. Dallo scorso dicembre – quando il 9 febbraio è stato rottamato – questo non è più possibile.
Lorenzo Quadri