L’élite continua a negare l’evidenza e a bastonare i ticinesi “chiusi e xenofobi”

 

Il Ticino ha plebiscitato l’iniziativa « Prima i nostri »  il 25 settembre. Altri cantoni potrebbero emulare quel voto; ciò che sarebbe ovviamente auspicabile. Ed è un piacere vedere come la $inistra spalancatrice di frontiere – a manina con gli odiati “padroni del vapore” avidi di manodopera straniera a basso costo con cui soppiantare i residenti – continui a rosicare.

Arrampicate sui vetri

Ancora nei giorni scorsi  abbiamo potuto assistere ad una serie di arrampicate sui vetri volte a negare che esista un problema occupazionale e di dumping salariale in Ticino: per la serie, “sono tutte balle della Lega populista e razzista”.

Vedi gli editoriali in cui si pensa di far fessi i lettori citando il gettito fiscale globale del Cantone ma “dimenticandosi” di alcune cosette: come l’aumento della popolazione, l’esplosione del frontalierato e quindi delle imposte alla fonte, nonché dei nuovi balzelli.

Vedi l’industriale che, dall’alto dei suoi milioni, sentenzia che in Ticino la disoccupazione non esiste e minaccia sfracelli economici a seguito della votazione di due settimane fa: gli stessi sfracelli che avrebbero dovuto ridurre la Gran Bretagna a paese del Terzo Mondo dopo la Brexit, ed invece…

Questi isterismi confermano che i Ticinesi hanno fatto benissimo a votare come hanno votato, asfaltando per l’ennesima volta i  partiti $torici camerieri dell’UE. Questi ultimi ormai non sanno più far altro che strillare al “populismo”, alla “xenofobia”, al “voto di pancia”. Ed intanto continuano a perdere tutte le battaglie. Porsi qualche domandina? Ma anche no! Intendiamoci: tanto di guadagnato per noi.

La $inistra urla il proprio schifo

Nel frattempo la $inistra non ha mancato – evidentemente è più forte di lei – di urlare ai quattro venti il proprio odio ed il proprio schifo nei confronti dei voti democratici che, sempre più spesso, le riservano brucianti smacchi. Chi non vota come vorrebbero i  kompagnuzzi, patologicamente convinti di essere i detentori della Verità, del Bene e della Morale, è un povero scemo e/o un delinquente.  E qui l’attenzione si sposta su Berna, intesa sia come capitale federale che come comune.

Capitale federale

Berna come capitale federale: il kompagno Cedric Wermuth, consigliere nazionale, già presidente dei giovani $ocialisti e gradevole come una spinosa pianta grassa infilata nella biancheria intima, sbraita a mezzo stampa la propria ira contro “Prima i nostri”: ma come, dopo pochi giorni che, alla Camera del popolo (visti i precedenti, farebbe meglio a ribattezzarsi “Camera contro il popolo”) il triciclo ex partitone – PPDog – P$ ha sabotato il “maledetto voto” del 9 febbraio, prendendo a pesci in faccia la democrazia e la volontà del 70% dei ticinesi, questi cinkali pezzenti osano disubbidire all’élite e votare Prima i nostri? Inaudito! Scandaloso! Da quando la plebaglia pretende di comandare?

Consiglio comunale

Berna come città: due consiglieri comunali P$ dai nomi impronunciabili ed intrascrivibili, di certo non originari dell’Oberland, se ne escono con la geniale pensata sulle assunzioni di insegnanti:  “Prima i nostri”? Giammai! Prima i docenti stranieri”.

Questi gli argomenti dei due grandi statisti d’importazione: prima di tutto gli immigrati devono essere favoriti per principio (sic!), ed inoltre “gli insegnanti non elvetici potrebbero fungere da modello (?) in classi con allievi sempre più internazionali (leggi: multikulti)”.

Ohibò, ecco un eclatante esempio di quel che succede a naturalizzare stranieri non integrati che odiano la Svizzera e gli svizzeri. Questi – per dimostrare la propria gratitudine al Paese che li ha accolti – si mettono in politica, naturalmente per il P$, e poi pretendono di cambiare le regole per discriminare, penalizzare e marginalizzare gli svizzerotti. Ma stranamente qui nessun moralista a senso unico strilla al razzismo e alla discriminazione. Gli svizzeri, “chiusi e xenofobi”, devono “aprirsi”; ossia permettere agli immigrati di comandare in casa loro.

E da noi…

Ora, senza voler troppo generalizzare, se si pensa che in Ticino il DECS , e quindi la scuola pubblica, è in mano ad un esponente dello stesso partito dei due neo-svizzeri di cui sopra, una qualche domandina potrebbe anche nascere spontanea. Ah già, ma per ora il buon Bertoli è impegnato ad escogitare modi per conferire al governo – in barba alla Costituzione: ma si sa che a $inistra la legalità vale a geometria variabile – il potere di aumentare le tasse a go-go senza nemmeno passare per il parlamento.

Lorenzo Quadri