La fattura del maltempo sale. Ma la colpa non è del cambiamento climatico, bensì…

Come abbiamo visto con i recenti fenomeni di maltempo, i verdi-anguria strumentalizzano le catastrofi naturali per fare la propria politichetta. Sul maltempo ci campano: lo sfruttano per fare voti strillando al “surriscaldamento climatico”.

Alluvioni, tempeste ed inondazioni ci sono sempre state. La novità è che adesso, per ogni goccia di troppo, si mette in piedi un circo equestre finalizzato alla propaganda partitica. E tutto il mondo (o almeno tutta Europa) è paese: in Germania i disastri e le vittime delle alluvioni sono state sfruttate senza vergogna da politicanti di vario colore per mettere fuori la faccia in vista delle elezioni di settembre. I cittadini si mettano il cuore in pace: le loro disgrazie servono solo a fornire un palcoscenico ai cadregari.

Colpa della cementificazione

Nel tentativo di sostanziare la propria propaganda e di procacciarsi un po’ di cifre con cui impressionare il popolazzo, i climatisti adesso montano la panna sull’ammontare monetario dei danni provocati dai disastri meteorologici. Ma queste cifre, che sono in crescita, dimostrano effettivamente che “il cambiamento climatico già sta costando centinaia di milioni”?

La tesi viene asfaltata dalla NZZ di giovedì. Il quotidiano zurighese ha infatti interpellato alcun esperti nel ramo assicurativo. La risposta è unanime. Se nel corso degli anni il conto degli stratempi si è fatto più salato, ciò non è dovuto all’aumento della temperatura. Il motivo è molto più banale: la maggiore cementificazione del territorio. A provocarla, anche l’immigrazione incontrollata che tanto piace ai verdi-anguria (altro che ambiente). Si è costruito in zone “più a rischio di altre”, dove in passato non si edificava, “et pour cause”. Il fatto che l’assicurazione contro i danni della natura abbia un premio unitario non dissuade dall’edificare in aree problematiche.

Esempio spicciolo

Uno degli esperti interpellati dalla NZZ porta un esempio spicciolo: quello delle cantine periodicamente allagate nel quartiere bernese di Matte. La gente del posto conosce il problema e non vi deposita oggetti di valore. I migranti di altri Paesi (o anche solo di altri Cantoni) no; e quindi non prendono le precauzioni del caso. Così le cifre dei danni da maltempo si gonfiano. E la cricca ro$$overde ci sguazza senza remore per la propria propaganda. Per il Paese le conseguenze dell’onda verde sono peggiori di quelle di qualsiasi grandinata. Nell’autunno 2019 essa ha depositato alle Camere federali un bel campionario del “nuovo che avanza” della $inistra: ovvero studenti a vita (che ovviamente non studiano) e parlamentari professionisti (che non hanno mai lavorato un giorno). Soldatinidisconnessi dalla realtà, spesso e volentieri con doppio passaporto, che parlano solo per slogan e che considerano le tasche dei contribuenti delle mammelle da mungere all’infinito.  

La “divanata

Naturalmente l’isterismo climatico che a Berna contagia i burocrati ro$$overdi “non a rischio di burn out per il troppo lavoro non risparmia i balivi di Bruxelles. La presidenta della Commissione UE Ursula “Sofà” von der Leyen ha annunciato trionfante che dal 2035 non verranno più prodotti veicoli a benzina. La sparata ha spaccato ulteriormente la DisUnioneeuropea. L’Italia, ad esempio, ha parlato di “bagno di sangue” e di “condanna a morte” per la propria industria automobilistica; tanto più che non sono previste eccezioni per marchi quali Ferrari, Maserati, Lamborghini.

Certo che la “von der Divano” sta arrecando all’UE più danni di uno sciame di cavallette. Prima la guerra santa all’ Ungheria e alla Polonia per le leggi nazionali contro la propaganda LGBT nelle scuole. Adesso la crociata contro i produttori di automobili. Avanti così!

Lorenzo Quadri