La nuova pubblicazione spiegherà come meglio sfruttare gli svizzerotti fessi?
Dunque gli amici a sud si sono inventati un nuovo giornale gratuito, appositamente pensato per i frontalieri. Si tratta nel concreto di un mensile, intitolato “Il Frontaliere”. Il primo numero è stato distribuito negli scorsi giorni ai valichi. La tiratura è di 22mila copie: considerando che i frontalieri che entrano in Ticino sono 65’500 e che arrivano uno per macchina, forse ce ne volevano di più…
Titolo eloquente
Il direttore del periodico, intervistato dal Corriere di Como, precisa che il nuovo gratuito vuole fornire un sostegno normativo, fiscale e di costante aggiornamento informativo ai frontalieri. E aggiunge: “In alcuni casi poi, soprattutto in Svizzera, la categoria è sottoposta ad attacchi feroci da parte di alcune forze politiche, che ormai da anni hanno avviato campagne sistematiche contro i frontalieri”. Uhhh, che pagüüüraaa!
Già da simili dichiarazioni non esattamente obiettive ed equanimi ben si capisce che si tratta di un foglio tendenzioso ed antisvizzero. La prima pagina del numero d’esordio è assai eloquente. Essa è infatti occupata dal seguente titolo: “Senza i frontalieri Ticino in difficoltà”.
E dàgli con ‘sta fetecchiata, ormai diventata il ritornello preferito degli spalancatori di frontiere! E perché non dimostrare maggiore onestà e dire invece: con 30mila frontalieri invece di 65’500 il Ticino starebbe molto, ma molto meglio di adesso?
Privilegi fiscali
E, se i responsabili del nuovo periodico volevano essere obiettivi (ma evidentemente non lo volevano), come mai non hanno titolato: “Senza il Ticino, per almeno 250mila persone della fascia di confine (frontalieri ed i loro familiari) niente pagnotta sul tavolo”?
E perché non ricordare, già che siamo in tema, che i frontalieri sono dei privilegiati fiscali rispetto agli italiani che vivono e lavorano in Italia?
E dàgli con il casellario…
Indecente, poi, che si continui ad insistere sulla fregnaccia del casellario giudiziale accusato di costituire una “discriminazione”. Evidentemente il vocabolo “discriminazione” è trendy, sicché lo si piazza ovunque come il prezzemolo.
Vi sentite discriminati dalla richiesta del casellario? Non venite in Ticino. Fine della trasmissione.
Non si vede poi perché i frontalieri dovrebbero sentirsi discriminati dal casellario. Esso viene richiesto a tutti quanti domandano un permesso B o G in Ticino, non solo agli italiani e non solo ai frontalieri, e serve a tutelare la sicurezza del paese. Noi ticinesi dobbiamo presentarlo per candidarci ad un qualsiasi impiego. E perfino il Consolato d’Italia (!) chiede di esibirlo, unitamente al certificato dei carichi pendenti, a chi aspira a lavorare lì.
E nemmeno si vede perché i ticinesi dovrebbero continuare a tollerare le prese per i fondelli dei governanti italici (ultimo esempio: l’inutile visita del ministro plurivoltamarsina Angelino Alfano) o le shitstorm (=tempeste di cacca) anti-elvetiche di politicanti della vicina Penisola in fregola perpetua di visibilità mediatica. Vedi la pantomima sulla chiusura notturna dei valichi secondari.
Il fondato sospetto
Se questo è l’orientamento del nuovo foglio gratuito per frontalieri (vedremo quanto durerà…), comincia già col piede sbagliato.
E c’è anzi il fondato sospetto che servirà al massimo a spiegare ai frontalieri:
– come meglio approfittare del territorio ticinese (ovviamente: entrando in 65’500 al giorno uno per macchina) senza lasciarvi nemmeno un centesimo;
– come sfruttare a proprio vantaggio le leggi dei ticinesotti (che tanto “sono fessi e non si accorgono di niente”); e
– come ottimizzare fiscalmente.
“Feroci campagne”?
Se qualcuno crede poi che simili pubblicazioni serviranno a migliorare l’immagine e l’accettazione dei frontalieri in Ticino, forse ha fatto male i conti. Ma probabilmente l’obiettivo è ben diverso.
Quanto alla scempiaggine delle “feroci campagne” antifrontalieri (sottointeso: ad opera di formazioni politiche populiste e razziste):
1) se ogni giorno entrassero nel Comasco e nel Varesotto 65’500 lavoratori ticinesi di cui almeno la metà non risponde ad alcuna necessità dell’economia locale, il Belpaese avrebbe già mandato i carri armati al confine;
2) come si dice dalle parti dei promotori della nuova pubblicazione: “andate a Baggio a suonare l’organo”.
Lorenzo Quadri