Bellinzona, processo agli islamisti Nicolas Blancho & Co: sceneggiate inaccettabili
E’ evidente che qui urgono pulizie di primavera. Nei giorni scorsi si è tenuto al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo a tre membri dell’associazione estremista denominata Consiglio centrale islamico svizzero (CCIS). I tre islamisti a processo sono il solito Nicolas Blancho, tale Naim Cherni e Qaasim Illi. Quest’ultimo è il marito di Nora Illi, la donna “velata” più volte giunta in Ticino per inscenare le sue stolte provocazioni contro il divieto di burqa votato dal popolo.
Ebbene, si dà il caso che i tre galantuomini, accusati di sostenere al-Qaida e per i quali il ministero pubblico della Confederazione ha chiesto due anni di carcere, siano stati accolti al loro arrivo a Bellinzona da un gruppo di bambela che gridava “Allah Akbar” ed inneggiava alla “libertà di stampa”. Che tolla! Gli integralismi islamici si appellano alla libertà di stampa – e alle altre libertà costituzionali – per diffondere un’ideologia che queste libertà le vuole distruggere. Il giochetto è evidente. Peccato che la partitocrazia multikulti ancora non se ne sia accorta! Si sveglierà, forse, quando sarà troppo tardi.
Bene, c’è da sperare che le forze dell’ordine abbiano identificato i componenti del “gruppo di sostegno” ai tre islamisti. Perché qui c’è un po’ di gente che va sbattuta fuori a calci dalla Svizzera! Ma per direttissima! Sempre che, ovviamente, la gauche-caviar non abbia già provveduto a naturalizzare tutti!
E le brutte sorprese non sono finite poiché, stando ai portali online, la Corte avrebbe sospeso l’annuncio della sentenza nei confronti del terzetto di radicalizzatori dal 25 maggio (data prevista) al 15 giugno. E questo, udite udite, per rispetto del Ramadan!
Qui qualcuno si è davvero bevuto il cervello! Da quando in qua il Ramadan è una festività svizzera? Da quando in qua i nostri tribunali devono attenersi al Ramadan? Quale sarà il prossimo passo, l’applicazione della sharia in Svizzera! Avanti con l’islamizzazione, che andremo molto lontani!
Se non si tratta di una bufala (o “fake news” come si usa dire ora), e per il momento di smentite non ne sono arrivate, è evidente che l’allucinante decisione del Tribunale penale federale di rinviare la comunicazione della sentenza “causa Ramadan” non è tollerabile. La questione non può chiudersi a tarallucci e vino. I politicanti federali devono andare fino in fondo. Certe scelte, da parte di organi che rappresentano le nostre istituzioni, non siamo disposti ad accettarle.
Lorenzo Quadri