Tanto per una volta il Gran Consiglio ci ha azzeccato. Ma di sicuro non finisce qui

Ogni tanto anche il Gran Consiglio ticinese ci azzecca. Nei giorni scorsi ha infatti respinto, seppur a maggioranza risicata, una mozione $ocialista che chiedeva di aumentare le cosiddette quote rosa ad almeno il 30% in enti ed amministrazione cantonali, così come nelle commissioni e negli organi di nomina governativa.

Chiodi fissi

Le quote rosa e la politikamente korrettissima “parità di genere”sono ormai diventate i chiodi fissi della $inistra, a tutti i livelli istituzionali. Nel parlatoio federale, ad esempio, i rappresentanti (soprattutto le rappresentanti) dei due partiti fotocopia P$ e Verdi-anguria non riescono a pronunciare un intervento senza farcirlo dei termini “clima” e “parità di genere”. La quale parità di genere va “naturalmente” intesa a senso unico; non è di certo evocataquando si tratta di assumersi nuovi doveri.

Proposte strampalate

L’ossessione per il genere porta a proposte politiche strampalate. Ad esempio la censura del Codice penale svizzero: l’omicidiopassionale (sanzionato meno duramente dell’omicidio “tout-court”) secondo la $inistra deve essere chiamato in un altro modo. La denominazione attuale suggerirebbe infatti il delitto d’onore. Ossignùr. Kompagni, il delitto passionale non ha genere! Mentre il delitto d’onore, per fortuna, mai ha fatto parte della mentalità svizzera. Fa invece parte di quella di migranti in arrivo da “altre culture”. Che infatti, nella triste statistica degli autori di violenze domestiche in Svizzera, sono vistosamente sovrarappresentati. Tant’è che alle nostre latitudini la violenza sulle donne è in gran parte un problema di uomini stranieri. Però le femministe ro$$overdi vogliono farli entrare tutti. Altro che preoccuparsidella terminologia del codice penale!

Uomini bruciati

L’ossessione per il genere e per le quote rosa fa sì che all’interno della $inistra gli uomini siano ormai bruciati. Validi o meno che siano, le loro chance di carriera politica sono ridotte al lumicino. I risultati delle elezioni federali del 2019 indicano chiaramente che nell’area ro$$overde c’è stata una sostituzione non certo in base alla capacità, bensì in base al genere. Al prossimo appuntamento con le urne sarà ancora peggio.

Anche gli ovociti

Sempre e solo l’ossessione per la parità di genere ha portato il Consiglio nazionale ad approvare nei giorni scorsi la donazione degli ovociti. E chi se ne frega dell’interesse del nascituro. Visto che la procreazione tramite donazione di sperma è autorizzata, allora deve per forza esserlo anche quella tramite donazione di ovuli; in caso contrario, le donne sarebbero discriminate. Ovviamente si finge di dimenticare che le due donazioni comportano interventi e rischi assai diversi.

Poiché inoltre con il cosiddetto “matrimonio per tutti” le coppie di lesbiche possono accedere alle banche del seme, è evidente che, in nome della parità di genere, presto le coppie di omosessuali maschi avranno diritto all’utero in affitto.

La proliferazione

Tuttavia le quote rosa implicano la discriminazione degli uomini e dunque fanno a pugni con la parità di genere.

Durante il dibattito in Gran Consiglio sulle quote rosa, la vicecapogruppo della Lega Sabrina Aldi ha dichiarato: “da donna considero che l’imposizione di quote rosa sia offensiva, ricoprire una carica unicamente perché donna non è per nulla gratificante e rischia di creare una discriminazione nel gremio in cui si viene elette o nominate. Il rischio di venir sminuite perché si occupa una determinata posizione solo grazie a una quota rosa è alto.”

E non bisogna nemmeno dimenticare che le quote, qualora venissero introdotte, sarebbero destinate a moltiplicarsi. Dopo le quote rosa arrivano quelle arcobaleno, poi le quote di persone con passato migratorio (la $inistra spalancatrice di frontiere già punta pure a queste) e poi chissà quali altre. E, a furia di introdurre criteri di nomina avulsi dalla qualità dei candidati, il livello degli eletti cala sempre più.

Del resto non lo si scopre certo oggi che la $inistra è allergica ad ogni tipo di meritocrazia.

Già gonfiata

E’ senz’altro positivo che le mozione ro$$a per le quote rosa negli enti statali e nell’amministrazione cantonale non sia passata. Gli enti statali (come le società private del resto) meritano dei dirigenti scelti per la capacità e non per il genere. Ideml’amministrazione cantonale. Quest’ultima, oltretutto, è già gonfiata come una rana. Se per sovramercato la si farcisce di persone il cui merito è l’appartenenza al genere “giusto”, la si rende ancora più elefantesca, poiché alle inefficienze bisogna poi sopperire con più dotazione di personale.

Nuova legge

C’è da sperare che, dopo questa bocciatura granconsigliare, di quote di vario colore non se ne sentirà più parlare per un pezzo.Ma non ci facciamo illusioni.

Già che siamo in tema, sarebbe anche interessante sapere quali risultati concreti ha portato la nuova legge federale che obbliga tutti i datori da lavoro con un organico pari o superiore alle 100 unità ad effettuare un’analisi della parità salariale con cadenza quadriennale e a sottoporla al controllo di un organo indipendente. Al momento si vedono solo burocrazia e costi aggiuntivi.

Lorenzo Quadri