Davanti ad esempi di faziosità come quelli cui abbiamo assistito nelle ultime due settimane, non si può fare finta di nulla. Facciamo lavorare il mediatore RSI: perché lo paghiamo e perché a taluni responsabili dei programmi dà maledettamente fastidio vedersi mettere in discussione
Non voler accettare la realtà è un brutto vizio e denota pure una certa dose di infantilismo. In Ticino a parte il Mattino della domenica (ed il Paese) tutti i mass media erano contrari all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. A livello federale possiamo forse aggiungere la Basler Zeitung. E poi l’elenco è già finito.
Come è andata a finire lo sappiamo: i contrari all’iniziativa sono stati asfaltati dal 70% degli elettori ticinesi. Eppure sul panorama mediatico nostrano c’è ancora chi non si rassegna.
L’ira impotente del Caffè della Peppina domenicale era scontata. In effetti il domenicale appartiene al gruppo europeista Ringier (quello del Blick, per intendersi). Ed il boss Michael Ringier disse: “nessun giornalista contrario all’UE lavorerà mai nelle mie testate”. Come se non bastasse, la testata è ad alta concentrazione di redattori frontalieri. Le prime cinque o sei pagine dell’edizione della scorsa domenica erano da incorniciare: se l’obiettivo era quello di far aumentare i consensi della Lega, si può dire che è stato perfettamente raggiunto.
Catastrofismo spinto
Finché a comportarsi in questo modo è un media privato, ci può stare. Diversa la situazione della RSI, che è pagata con il canone degli utenti. E che da due settimane sta facendo catastrofismo spinto offrendo microfoni e telecamere in quantità industriali a chi, per motivi ideologici, non accetta la decisione del popolo e tenta di fare balenare chissà che ritorsioni da parte degli eurofalliti nei confronti degli svizzerotti. Quelli che, secondo i $ocialisti, sono scemi e votano senza sapere cosa, per cui la votazione sarebbe da rifare (ma l’esito non cambierebbe comunque, anzi…).
Naturalmente quello che nessuno dice, chissà come mai, è che lo slogan by Belushi è sempre attuale: “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. L’UE mette in atto ritorsioni nei nostri confronti perché abbiamo osato fare uso della nostra democrazia diretta particolarmente invisa agli eurofalliti? E noi li ripaghiamo con la stessa moneta.
Superato il limite
Quale sia l’andazzo generale nel sito di Comano e Besso ben l’esemplificano i post su facebook di quell’anziana giornalista che ha accusato i sostenitori dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” di essere dei pecoroni (non risulta che l’azienda abbia preso una posizione al proposito). E non basta invitare un consigliere nazionale leghista a fare da foglia di fico al TG mentre si passa l’ennesima intervista in ginocchio al capo dei falliti Barroso-Bavoso che farnetica minacce contro la Svizzera.
Poiché a tutto deve esserci un limite, anche alla faziosità dell’emittente di cosiddetto servizio pubblico, e poiché la CORSI anche in questa occasione ha dimostrato la propria inconsistenza, il cittadino telespettatore deve farsi sentire. Telespettatore che paga il canone più alto d’Europa per averne un cambio un’informazione non diciamo equidistante perché sarebbe troppo chiedere, ma almeno dignitosa; e non propaganda radicosocialista internazionalista. Tanto più che la RSI non è un giornale cui si possa disdire l’abbonamento.
Carta e penna…
Forse non a tutti è noto, ma con il nostro canone paghiamo anche un ombudsman della RSI. Ossia un mediatore chiamato a prendere posizione sulle proteste dei telespettatori nei confronti dei programmi. Sappiamo bene che si tratta, anche in questo caso, di una foglia di fico: l’ombudsman dà sistematicamente ragione all’emittente. Tuttavia, facciamolo lavorare, questo mediatore. Facciamolo per due motivi. Il primo: lo paghiamo. Il secondo: ai responsabili dei programmi dà maledettamente fastidio sentirsi mettere in discussione e ancora di più – orrore! Lesa maestà! – essere chiamati a giustificarsi.
Quindi scriviamo in massa all’ombudsman RSI per reclamare contro l’indecoroso spettacolo che ci viene propinato con insistenza da due settimane a questa parte. Un reclamo è una goccia? Tante gocce d’acqua fanno un mare… e molta bile per taluni kompagni di Comano.
L’indirizzo è: avv. Francesco Galli, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano.
Lorenzo Quadri