Se qualcuno pensava, magari a seguito di alcune dichiarazioni nei confronti dell’Italia rese note nei giorni scorsi, che la ministra del 5% (dopo la legnata rimediata a Berna del 3%) Widmer Schlumpf cominciasse a rendersi conto di cosa significa per il Ticino confinare con la Penisola, beh questo qualcuno è servito di barba e capelli.

A rimettere la chiesa al centro del villaggio provvede la stessa Consigliera federale non eletta. Quest’ultima ha infatti risposto un secco njet all’appello dei Comuni del Mendrisiotto i quali di certo non chiedevano la Luna, ma semplicemente che chiedevano che di notte la ventina o giù di lì di valichi incustoditi del Mendrisiotto venissero chiusi.

 

Paese del Bengodi

Vista l’epidemia di rapine a mano armata che da tempo affligge il distretto, la richiesta avanzata può anche venire considerata minimalista. La criminalità transfrontaliera ha trovato, nella Svizzera dalle frontiere sciaguratamente spalancate grazie agli internazionalisti politikamente korretti, un vero paese del Bengodi. Come funzionano le cose dovrebbe averlo capito anche la ministra del 5% (adesso del 3%). I malviventi entrano in Svizzera dal Belpaese a commettere i loro crimini, e poi prendono il largo sempre nel Belpaese.

E non stiamo certo parlando di ladri di ciliegie. E’ ovvio quindi che questa situazione è dovuta alla perdita del controllo sui nostri confini.

Due misure

A questo punto  è evidente che si impongono due misure. La prima è il potenziamento delle guardie di confine, la seconda la chiusura notturna dei valichi incustoditi. In entrambi i casi la risposta della ministra del 5% è stata njet. Quando  qualche tempo fa questa signora – che come noto non dovrebbe nemmeno sedere in Consiglio federale – davanti alla Camera del popolo ha annunciato nuove assunzioni presso il corpo delle guardie di confine ticinese, qualcuno ci è cascato a piedi pari credendo si trattasse, appunto, di un potenziamento. Invece si tratta di semplici sostituzioni di partenti. 

La richiesta dei Comuni del Mendrisiotto di chiudere di notte i valichi incustoditi è l’ennesimo grido d’allarme inascoltato che arriva a Berna dal Ticino. Non si tratta certo di capricci, dal momento che è in gioco l’integrità fisica delle persone. Perché prima o poi ci scapperà il morto. E’ successo più volte oltreconfine, e nemmeno tanto lontano da noi. Sicché, in regime di frontiere spalancate…

 

Schengen über alles

E cosa risponde la ministra del 5%, adesso del 3%, a chi chiede un intervento a tutela di questi beni primari (sicurezza, proprietà, integrità fisica)? Che il rispetto degli accordi di Schengen, che peraltro non rispetta nessuno, ha la priorità. Quindi le frontiere rimangono spalancate. E i cittadini – per non parlare di chi lavora in una stazione di servizio – rimangono esposti, alla mercé di una delinquenza straniera sempre più aggressiva.

E’ chiaro che si sta giocando col fuoco e quando succederà una tragedia (perché è solo questione di tempo) la ministra del 5%, adesso del 3%, porterà pesantissime responsabilità. Responsabilità condivisa con chi l’ha messa e la mantiene in carica contro ogni principio democratico, vale a dire $inistra e PPD. C’è dunque da sperare che il PBD, ossia il partitino di Widmer Schlumpf, venga asfaltato anche alle ormai vicine elezioni cantonali grigionesi, così come è accaduto in quelle bernesi.

 

Lezione non imparata

E’ poi evidente che a Berna la lezione del 9 febbraio non è stata imparata. Anche in materia di occupazione le regioni di confine si sono sempre sentite rispondere che la devastante libera circolazione delle persone aveva la priorità e quindi niente tutela del mercato del lavoro.

E allora, dopo aver fatto saltare l’immigrazione incontrollata, occorre far saltare anche gli accordi di Schengen. Poi ci penserà la Consigliera federale non eletta ad andare a spiegare l’accaduto ai suoi padroni di Bruxelles…

Lorenzo Quadri