Accordo sui frontalieri: dopo la cinquantesima fetta, a Berna si accorgono che…
Per la serie: dopo averne mangiate cinquanta fette si accorse che era polenta! Improvvisamente, in una soleggiata mattina di aprile, il Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali Jörg Gasser viene fulminato da un’illuminazione quasi mistica ed in tono solenne dichiara: “C’è preoccupazione per la ratifica da parte italiana del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri. C’è il rischio (?) che su alcuni temi dovremo riaprire le discussioni”.
Ma chi l’avrebbe mai detto! Allora è vero che i bernesi ci mettono un po’ a capire le cose! Meglio tardi che mai verrebbe da dire, senonché il buon Gasser, forse sorpreso dall’audacia della sua sconvolgente affermazione, corregge il tiro ed aggiunge: “ma la road map non dovrebbe essere messa in discussione”. Infine, la scoperta della vita a proposito del njet italico che blocca alle banche svizzere l’accesso alla piazza finanziaria del Belpaese: “Abbiamo soddisfatto tutte le richieste in materia di regolamentazione finanziaria e siamo conformi agli standard internazionali– commenta costernato il Segretario di Stato -. Non c’è motivo per cui le banche svizzere non debbano potere fornire servizi cross border (uella) anche in Italia”.Accipicchia!
Qui viene in mente la nota canzone di Venditti: “Gasser, svegliati è primavera!”.
Traduzione
La road map, caro Jörg, non verrà messa in discussione per un semplice motivo: perché non c’è più l’oggetto su cui discutere, gli italici l’hanno già rottamata da un pezzo!
Per gli altri temi, vediamo di tradurre le affermazioni di Gasser in modo un po’ più aderente alla realtà:
– Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, per quanto interessante anche per il Belpaese, è morto e sepolto: facciamocene una ragione. Logica conseguenza: disdire (Confederazione) l’accordo attuale del 1974 e soprattutto (CdS) BLOCCARE I RISTORNI.
– Accesso alla piazza finanziaria italiana: la Svizzera come al solito ha calato le braghe su tutto ed in tempo di record. Ciononostante, i vicini a sud non fanno la propria parte e ci discriminano.In altre parole: svizzerotti fessi infinocchiati per l’ennesima volta. Però continuiamo a versare i ristorni? Fessi al quadrato! (Vedi punto precedente).
– Con tolla inaudita e sfacciata malafede, politicanti italici in fregola di visibilità mediatica continuano imperterriti ad accusarci di “discriminare” i frontalieri. Ultimo in ordine di tempo: un $inistrato del Consiglio regionale della Lombardia, tale Angelo Orsenigo (Angelo chi?). L’aspetto inquietante è che, dalle sedi istituzionali elvetiche, nessuno fa partire il meritato “vaffa”. Magari accompagnato dall’immediata chiusura notturna (e perché non anche diurna?) dei valichi secondari.
– Se davvero “discriminassimo” i frontalieri, magari applicando la preferenza indigena votata non una ma due volte dal popolo ticinese (9 febbraio e “Prima i nostri”), il nostro mercato del lavoro non si troverebbe immerso a bagnomaria nella cacca, pardon nelle deiezioni, come invece è ora. Ma la partitocrazia PLR-PPD-P$ non ne vuole sapere. E se poi i padroni UE ci sgridano?
Certo che se a non aver ancora capito come funzionano i rapporti tra Svizzera e vicina Repubblica non è l’ultimo contabile mezzemaniche di Palazzo federale, ma uno che fa il Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali, e quindi proprio così tamberla non dovrebbe essere, non siamo messi tanto bene!
Poi ci chiediamo come mai gli svizzerotti vengono sempre fatti su davanti e di dietro.
Lorenzo Quadri