La definizione, per il Ticino,  di zona “a statuto speciale” non sarà forse delle più felici. Tuttavia non bisogna nemmeno partire dal presupposto che zona a statuto speciale sia sinonimo di regione povera e sottosviluppata. Basti pensare che nella vicina Penisola tra le Regioni a statuto speciale figura il Trentino Alto Adige; che proprio terzo mondo non è.
La proposta di statuto speciale, in questo caso lanciata dai Verdi, è una vecchia rivendicazione della Lega dei primi anni: quando ancora i fallimentari Accordi Bilaterali e la devastante libera circolazione delle persone erano al di là da venire. A dimostrazione, se mai ne servissero di ulteriori, di quanto il Nano fosse lungimirante.

Cavilli
I partiti $torici, ex partitone e PPDog, dopo vari tira e molla non hanno appoggiato l’iniziativa cantonale che chiedeva appunto uno statuto speciale per il Ticino. Il “gran rifiuto” viene giustificato con le consuete arrampicate sui vetri: proposta non chiara (saranno chiare le loro…), necessità di muoversi in modo coordinato, e via cavillando. Queste obiezioni avrebbero un senso se i due partiti in questione avessero delle alternative da mettere sul tavolo. Invece la loro alternativa è la politica del nulla. Ciò che non sorprende particolarmente, visto che i Consiglieri federali PLR e PPD del Ticino se ne sono sempre impipati alla grande. Ecco quindi che al di qua del Gottardo nasce un leggero disagio nel fare la voce grossa con interlocutori che sono sempre dei “loro”. E che non si è mai riusciti ad interessare ai problemi del Cantone. Ecco dunque le arrampicate sui vetri per giustificare un basso profilo che ormai più nulla giustifica.

Situazione unica
Oddio, che le iniziative cantonali contino poco non è certo una sorpresa. Ma il popolo in Ticino ha plebiscitato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa. E’ dunque chiaro che questo voto deve avere delle conseguenze. La situazione del Ticino è particolare e merita dunque che vengano presi dei provvedimenti ad hoc per tenerne conto. Questa è dunque la musica che deve giungere a Berna, e poco importa se non tutte le note sono corrette: pretendere di fare tutto alla perfezione è il modo migliore per non fare proprio niente, come ben sanno ai vertici del DFE.
Come pensano infatti di muoversi i partiti storici i cui comitati hanno rifiutato – o all’unanimità o a larga maggioranza – l’iniziativa Contro l’immigrazione di massa, venendo di conseguenza asfaltati in sede di votazione popolare? Di poter fare finta nulla? Di poter nascondere la tranvata sotto il tappeto? Di andare avanti come se “niente fudesse”? E’ invece chiaro che la marcia deve cambiare, e che la volontà dei cittadini va fatta propria dai politici, va manifestata a Berna e messa in pratica. In Svizzera c’è il federalismo: lo si usi per applicare da subito la libera circolazione delle persone in modo “italiano”, ossia nel nostro interesse e non in quello della controparte.

Squallidi interessi di bottega
Ma lo squallore del njet dei partiti storici allo statuto speciale emerge con evidenza ancora maggiore se si pensa alla proposta indecente appena formulata dal PPD al PBD, il partitino della ministra del 5% Widmer Schlumpf. Ossia quella di fare gruppo assieme a Berna e di stringere un’alleanza per le elezioni federali del 2015.
E’ chiaro che il PPD mira a papparsi il partitino per ottenere una seconda cadrega in Consiglio federale. Ciò comporta il far entrare la ministra del 5% nelle proprie fila – e mantenerla in carica.
Per puri interessi di bottega, il PPD vuole dunque lasciare al suo posto ad oltranza una ministra che dovrebbe venire mandata a casa subito. Una consigliera federale che sta svendendo la Svizzera e che è una vera catastrofe per il Ticino. Tutto questo per gretti interessi di bottega partitica e di cadreghe. Comprensibile dunque che il PPD ticinese abbia qualche problema nel far valere gli interessi del nostro Cantone quando a Berna, per i suoi intrallazzi, ne mette in conto lo sfacelo. Ricordarsene alle prossime elezioni.
Lorenzo Quadri