Abolire la Commissione federale che si inventa il lavoro ed incamera un clamoroso flop
Avanti con la panna montata! Qualche settimana fa, il Centro per la prevenzione delle discriminazioni, finanziato dal Cantone e dalla Confederella, ha annunciato di aver ricevuto, per tutto l’anno 2022, “ben” 27 segnalazioni (perdindirindina!) di episodi di presunto “razzismo” o di presunta “discriminazione”.
27 segnalazioni – nemmeno casi accertati: segnalazioni – in un anno sono, semplicemente, il NULLA. Eppure un portale online ha avuto la tolla di titolare: “Il razzismo in Ticino rimane un grave problema”. La manipolazione non potrebbe essere più sfacciata.
Bilancio ridicolo
Ma i grotteschi tentativi di trasformare delle cifre risibili in emergenze di portata nazionale continuano.
Settimana scorsa è stata l’inutilissima e faziosa Commissione federale contro il razzismo (CFR) a fare il proprio verso. La CFR ha presentato il primo bilancio della piattaforma di segnalazione dei discorsi d’odio online, attiva dal 30 novembre del 2021. Come “guarda fuori” tale bilancio? Ebbene, la CFR proclama con enfasi di aver conteggiato 163 – non 163mila! 163! – contenuti “razzisti” online, principalmente sui social. Un quarto (!) di essi avrebbe rilevanza penale.
E questo non in un giorno, ma in quasi un anno e mezzo!
Ancora una volta, siamo al nulla cosmico!
Un flop
Ecco dunque la conferma che la CFR si sta inventando il lavoro: nel tentativo di giustificare la propria esistenza, deve creare delle piattaforme social per aizzare le segnalazioni di “discorsi razzisti”. L’esito dell’operazione è un vistoso flop. Perché il numero dei casi è ridicolo. E almeno tre quarti di quanto denunciato non ha valenza penale: quindi costituisce una legittima forma di libertà d’espressione. Magari sgradita alla casta, ma legittima. Perché è ora di piantarla di lavare il cervello al popolazzo per inculcargli che o parli bene degli immigrati e dell’immigrazione, o sei un “razzista”!
Tentano di dare consistenza
163 segnalazioni di presunti discorsi d’odio sul web racimolate nel giro di quasi un anno mezzo sono una miseria. Social e blog sono infatti dei veri sfogatoi. Vi si trovano tonnellate di letame. Ma tutto quello che la CFR è riuscita a raggranellare sono 163 casi di sospetto razzismo online, tre quarti dei quali infondati. Ben si capisce che qui si sta raschiando il fondo del barile. E, soprattutto, si stanno buttando nel water soldi pubblici per inventarsi problemi che non esistono. E la stampa di regime, farcita di giornalai di $inistra, ancora tenta pietosamente di dare una consistenza a simili numeri.
In prima fila troviamo, e chi l’avrebbe mai detto, la solita Pravda di Comano. La quale nei giorni scorsi è riuscita a mandare in onda, nel TG edizione principale, un servizio di slinguazzamento all’indirizzo della città di Lucerna. Qual è il suo merito? Quello di essere “particolarmente attiva” nella lotta contro la discriminazione. Nel contributo si va ad intervistare tale Gilmer Uscategui (Gilmer chi?) che viene presentato come un ex studente colombiano dissidente, giunto in Svizzera come rifugiato politico: a suo dire, in patria rischiava il pelotto.
Se si sentono “discriminati”…
A rigor di logica, un perseguitato politico che ottiene rifugio in Svizzera (dopo aver vissuto anche in altre nazioni europee: perché non vi è rimasto?) dovrebbe essere grato al paese che gli permette di vivere in sicurezza, magari beneficiando pure di generosi sussidi pubblici. Invece no: il Gilmer viene a cianciare di “razzismo sotterraneo” in Svizzera. In altre parole: il razzismo non si vede. Ma guai ad ammettere che non c’è! E allora ci si inventa il razzismo nascosto, occulto, impercettibile, ma che “naturalmente” esiste ed altrettanto “naturalmente” costituisce un problema. Un grave problema! Ma andate a Baggio a suonare l’organo! Gli svizzerotti devono salvare e mantenere delle persone che poi, per tutto ringraziamento, li accusano di essere dei razzisti? Ma stiamo busciando? Se i rifugiati “alla Gilmer” si sentono discriminati in Svizzera, non hanno che da andare altrove. O da tornare al natìo paesello. Naturalmente restituendo tutti i soldi che hanno ricevuto dagli spregevoli razzisti rossocrociati. Invece capita che nel parlatoio federale siedano – nelle file ro$$overdi – politicanti dal passaporto multiplo, figli di rifugiati, che invece di ringraziare il Paese che ha accolto i loro genitori tentano in ogni modo di svenderlo e di rottamarlo. E, ovviamente, anche loro si riempiono la bocca con il “razzismo”. Come se una nazione dove in un anno arrivano 200mila immigrati potesse essere razzista!
Silenzio sull’islamismo
La CFR, foraggiata con soldi pubblici, si arrampica sui vetri per inventarsi, a carico degli svizzerotti, accuse di razzismo che “c’è ma non si vede” (come i vestiti nuovi dell’imperatore della nota favola). Addirittura pontifica su scempiaggini quali l’appropriazione culturale (ö la Peppa!) e su monumenti a “connotazione coloniale”. Ma sul razzismo d’importazione, ed in particolare su quello di matrice islamista, la pregiata Commissione non ha mai nulla da dire. Citus mutus!
Nel 2018 chi scrive presentò una mozione a Berna per abolire la CFR. La mozione risulta tolta dal ruolo poiché non trattata entro il termine di due anni. E’ chiaro che verrà ripresentata. A maggior ragione dopo l’ultima pantomima sull’odio online.
Lorenzo Quadri