Re Giorgio dà l’addio definitivo al Municipio
Lugano, un’era si è chiusa

Giovedì a Lugano si è chiusa un’epoca. Dopo 35 anni da municipale e 29 da sindaco, Re Giorgio è tornato ad essere un “normale” cittadino.

E’ un pezzo di Lugano che se ne va; il nomignolo “Re Giorgio” non è riferito solo alla lunga durata della carica, ma anche all’impronta lasciata dalla sua personalità.

Dopo le grandi emozioni dell’annuncio a sorpresa delle dimissioni a fine agosto, il distacco, ormai annunciato, è stato sobrio e quasi scanzonato, con tanto di battuta davanti ai giornalisti (“Caro sindaco, caro vicesindaco… ah no, il vicesindaco sono io”). Ma certamente in questi mesi dover usare quell’appellativo, sindaco, che per 30 anni è stato come una seconda pelle,  rivolgendosi ad un’altra persona, Marco Borradori, a Re Giorgio deve aver  pesato parecchio.

Per la Lega ed i leghisti  l’ex sindaco è sempre rimasto il Re o il Sire, in omaggio alle frequenti convergenze di vedute (l’etichetta di “più leghista dei liberali” non è solo un luogo comune) ma anche della lunga amicizia che l’aveva legato al Nano.

L’ultima cena di mercoledì con i colleghi di municipio, malgrado la definizione vagamente funerea, non aveva l’aria di una cena d’addio: si respirava già l’inizio di una nuova fase della vita. Perché per tutti la politica non è che una pagina che prima o poi si deve saper girare: o per libera scelta o per forza maggiore.

Fino all’ultima seduta di Municipio, Re Giorgio ha seguito i suoi dossier con la passione e la decisione che l’hanno sempre contraddistinto. Tanto da far quasi dimenticare le annunciate dimissioni. Solo durante la conferenza stampa gli altri municipali si sono resi conto che davvero un’era è giunta alla sua conclusione.

Una cosa i giornalisti non hanno riportato nei vari resoconti dell’ultima giornata di Re Giorgio in municipio, anche perché non erano presenti.

Sul finire della seduta, prima di incamminarsi verso la conferenza stampa, Re Giorgio ha detto ai colleghi: «verrò a trovarvi». Speriamo che lo faccia presto e spesso.
Lorenzo Quadri