Lanciare un referendum contro la FATCA non significa solo sottoporre un accordo internazionale al voto popolare. La FATCA, Foreign Account Tax Compliance Act, è un trattato che gli USA hanno imposto alla Svizzera con l’obiettivo di disporre di informazioni sui conti bancari di cittadini americani. Il tutto alla faccia della legge elvetica.
Non si tratta quindi nemmeno di un accordo, bensì di un’imposizione unilaterale degli Stati Uniti. Un’imposizione che la ministra del 5% Widmer Schlumpf ha accolto senza un cip, mettendo il parlamento davanti al fatto compiuto.
Se le Camere federali o meglio il Consiglio nazionale ha respinto la lex USA, l’atto d’orgoglio è rimasto purtroppo isolato. E la Lex USA, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra sottoforma di FATCA. Ciò è avvenuto con l’appoggio delle grandi banche, le quali si illudono in questo modo di pagare sanzioni meno salate negli Stati uniti. E intanto che pretendono che la Svizzera adatti le leggi alle loro mutate esigenze, ringraziano licenziando personale sulle nostre “piazze”.
Si ricorderà che la ministra del 5% non solo è ostaggio della $inistra che vuole la fine del segreto bancario ma il presidente del suo partitucolo, il PBD, tale Martin Landolt, di lavoro fa il lobbysta di UBS. Per cui il cerchio si chiude.
La FATCA riguarda solo gli USA ma è evidente che, al momento della sua eventuale entrata in vigore, tutti gli altri paesi pretenderanno lo stesso trattamento, che il Consiglio federale si affretterà a concedere. Poi sarà il turno dei Cantoni di chiedere di avere anch’essi, così come i paesi stranieri, accesso alle informazioni sui conti bancari dei rispettivi contribuenti. Il segreto bancario verrà così cancellato anche per gli Svizzeri. Senza però che a questi ultimi sia concesso di mettersi in regola: infatti Berna di amnistie fiscali non vuole proprio sentir parlare.
Davide contro Golia
La FATCA non costituisce tuttavia solo un problema dal punto di vista dell’economia svizzera (cancellazione di migliaia di posti di lavoro), ma per tutta la sovranità elvetica. La sua entrata in vigore avrebbe un significato preciso. La Svizzera si fa imporre le leggi da altri paesi. Rinuncia alle sue prerogative di Stato sovrano. Cede alla violenza: perché la FATCA viene imposta dagli USA, i quali fanno leva sulla propria potenza economica. I normali meccanismi di trattativa tra paesi sovrani vengono dunque fatti allegramente saltare. Ci si prende quello che si desidera con la forza: quindi siamo davanti ad una forma di rapina. Tanto più squallida se di pensa che non sarà certo la FATCA imposta alla piccola Svizzera a risolvere i problemi degli Stati Uniti in shutdown.
E allora occorre che il popolo elvetico, ancora una volta, trovi la forza di ribellarsi alla calata di braghe dei suoi governanti. Per questo è stato lanciato il referendum contro la FATCA. Si tratta del classico esempio di Davide contro Golia: i principali partiti hanno dato forfait, a promuovere il referendum sono rimaste formazioni più piccole. Tra queste la Lega dei Ticinesi. Si tratta di gruppi e Movimenti ostinati nel credere che la Svizzera che conosciamo, con le sue prerogative che ne hanno fatto un modello di successo, sia un patrimonio da tramandare alle generazioni future. E non una zavorra da svendere vigliaccamente alla prima pressione in arrivo da organizzazioni sovranazionali che la democrazia nemmeno sanno dove sta di casa.
I promotori in occasione del referendum FATCA intendono sperimentare un nuovo modo di raccogliere le firme: in considerazione del budget ristretto faranno largo uso dei social network. Se il sistema funzionerà, sarà stato anche un apripista per il futuro in materia di ricorso ai diritti popolari.
Lorenzo Quadri