La sua introduzione è opportuna per controbilanciare il moltiplicatore cantonale voluto dalla ministra PLR
E’ stata presentata ufficialmente una decina di giorni fa l’iniziativa popolare cantonale, che verrà lanciata in settembre, per l’introduzione del referendum finanziario obbligatorio. L’iniziativa, capofila Sergio Morisoli, gode di ampio sostegno interpartitico. Il comitato promotore si compone infatti di rappresentanti di un po’ tutte le forze politiche (Lega compresa) tranne che della $inistra.
Il referendum finanziario prevede che spese ed investimenti sopra un certo limite – il limite in questione lo dovranno fissare governo e parlamento – debbano venire obbligatoriamente sottoposti al voto popolare. Non si tratta di una costruzione astrusa: 18 Cantoni già dispongono di questo strumento, idem numerosi Comuni. Lo strumento non esiste per contro a livello federale. In tempi recenti si è tentato di introdurlo due volte, una nel 2003 ed una nel 2013, in entrambi i casi a seguito di iniziative parlamentari Udc. Senza riuscirci.
In Ticino, il tentativo di introdurre il referendum finanziario obbligatorio utilizzando la via parlamentare è fallito per pochi voti nel febbraio 2015. A votare contro, anche il PLR.
Il sistema funziona
Il referendum finanziario obbligatorio viene proposto, come si può immaginare, con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica. Serve davvero allo scopo? Uno studio effettuato ad inizio degli anni duemila dice di sì: i cantoni ed i comuni che conoscono questo strumento spendono effettivamente meno. Ciò è anche facile da comprendere. Sapendo di dover andare davanti al popolo, la politica ci pensa due volte prima di decidere delle spese allegre col rischio di venire poi asfaltata.
In Ticino, come noto, il problema dei conti cantonali non sono le entrate, che sono costantemente aumentate, bensì le uscite, che sono invece fuori controllo. In altre parole: se le casse sono vuote non è per mancanza di risorse, ma per mancanza di oculatezza nel loro impiego. Ma la politica. invece di intervenire dove c’è il problema – ossia appunto a livello di uscite – preferisce la via più comoda: mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
La situazione più scomoda
E’ forse il caso di ricordare che la partitocrazia da un ventennio respinge “di principio” le proposte della Lega per contenere la spesa pubblica. Per contro, l’ex ministra delle finanze Sadis, esponente del partito delle tasse PLR, ha introdotto il moltiplicatore cantonale con freno all’indebitamento (ma non alla spesa): quindi, quando l’indebitamento supera i livelli di guardia, non si frena la spesa pubblica, ma si alzano le imposte. In votazione popolare, i partiti $torici hanno sostenuto il moltiplicatore cantonale; come visto hanno però affossato, almeno in parlamento, il referendum finanziario obbligatorio, che avrebbe potuto, in una certa misura, fare da contrappeso. Morale della favola: adesso ci troviamo nella situazione più sfavorevole al contribuente.
Non verrà utilizzato?
E non ci si venga a raccontare la fanfaluca che il moltiplicatore cantonale “non verrà utilizzato”: è un insulto all’intelligenza. La stessa panzana l’abbiamo sentita con le espropriazioni facili, a vantaggio del dipartimento della kompagna Sommaruga, per creare nuovi centri per finti rifugiati, contenute nella nuova legge sull’asilo. E’ evidente che il moltiplicatore cantonale verrà utilizzato eccome. Perché nessuno si inventa un nuovo strumento legislativo per il semplice gusto di lasciarlo lì. Ed infatti Bertoli ha già tentato di proporre il ricorso al moltiplicatore cantonale. Non ce l’ha fatta, per adesso. Ma intanto si abitua gradatamente la gente all’ipotesi di un aumento fiscale. Così, prima o poi…
Bilanciare il moltiplicatore
Quindi, i partiti $torici, in prima linea il PLR – tanto per chiarire qual è il partito delle tasse – hanno voluto il moltiplicatore cantonale ma hanno rifiutato il referendum finanziario obbligatorio. La Lega era invece su posizioni diametralmente opposte: infatti ha combattuto il moltiplicatore cantonale e ha appoggiato, in parlamento, il referendum finanziario.
Non avere il moltiplicatore cantonale, ed avere, invece, il referendum finanziario sarebbe stata la situazione ideale. Trovandoci però con il moltiplicatore cantonale, perché così ha deciso il popolo, è quantomeno opportuno, per non dire necessario, che esso venga in qualche modo bilanciato dal referendum finanziario. Per questo l’iniziativa popolare per la sua introduzione va sostenuta.
Lorenzo Quadri