I demolitori dell’esercito di milizia nonché internazionalisti vogliosi di spalancare le frontiere ai delinquenti stranieri e contemporaneamente di disarmare i cittadini onesti, seguono una tattica ben nota alla $inistra. Quella di aggirare la volontà popolare. Del resto la kompagna consigliera nazionale vodese al dibattito sull’espulsione degli stranieri che delinquono l’ha detto senza neanche tanti giri di parole: “il popolo non è il padrone”.
Sicché, quando il responso di una consultazione non è quello voluto dai kompagni, questi ultimi o tentano di impiparsene dell’esito delle urne, o pretendono di rifare la votazione; naturalmente previo bombardamento di disinformazione terroristica da parte dei media di regime e della televisione di sedicente servizio pubblico, che cercano di convincere i cittadini di essere scemi e non in grado di decidere il proprio futuro.
“Il popolo non è il padrone”
Infatti a dimostrazione del loro rispetto della democrazia – ma appunto: “il popolo non è il padrone”, i padroni sono gli eurofalliti ed associazioni internazionali prive di qualsiasi straccio di legittimazione democratica – i kompagni addirittura vorrebbero far rifare la vitazione del 9 febbraio: naturalmente non c’è verso che questo possa accadere. Né è nell’interesse di kompagni che accada: infatti, dopo i tentativi abortiti di rappresaglia da parte degli eurofalliti (vedi accordo sull’energia, vedi il bidone Erasmus) la percentuale di Sì all’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” sarebbe ancora più elevata in caso di nuova votazione.
Tentati aggiramenti
La stessa tattica di aggiramento della volontà dei cittadini viene messa in atto in materia di registro nazionale delle armi da fuoco.
Il popolo elvetico nel febbraio 2011 ha respinto, a larga maggioranza, l’iniziativa popolare che voleva impedire la detenzione di armi legali in casa. Insomma, il cittadino onesto va disarmato; mentre i delinquenti, è chiaro, di simili divieti se ne fanno un baffo.
L’iniziativa prevedeva tra l’altro la creazione di un registro nazionale su cui tutte le armi avrebbero dovuto essere iscritte a posteriori. Comprese quelle da collezione. Compreso il moschetto del nonno appeso sul camino. Visto che si parla del nonno, pensiamo ad una persona anziana che ha vecchio fucile da caccia in soffitta (e magari nemmeno si ricorda di averlo): nel caso dimenticasse di annunciarlo, si trasformerebbe in un delinquente.
Registro inutile
Il registro delle armi è perfettamente inutile nella lotta alla criminalità, dal momento che i fuorilegge non si sognerebbero di annunciare le proprie armi da fuoco, ma in compenso criminalizza i detentori di armi legali, i quali finirebbero pure schedati. I paesi che hanno introdotto questo genere di registri hanno sperimentato che essi non fanno diminuire in alcun modo il numero dei reati ma, in compenso, causano burocrazia spropositata e costi enormi. Non a caso il Canada il registro l’ha da poco abolito.
Oltre al registro delle armi, si voleva pure introdurre la schedatura dei dossier personali, medici e militari di tutte le reclute in un’unica piattaforma elettronica consultabile dalle autorità.
Notizie imboscate
Ecco dunque che il cerchio si chiude: le armi legalmente detenute vanno criminalizzate ed i cittadini soldati vengono considerati degli individui potenzialmente pericolosi. Cosa ci sia dietro queste proposte è chiaro a tutti: la volontà di abolire l’esercito di milizia contro il volere popolare e servendosi della consueta tattica del salame (una fetta alla volta). Ed infatti dietro ci sono sempre le stesse cricche. A tentare di far rientrare dalla finestra il registro delle armi bocciato dal popolo è infatti 1) la consigliera federale P$ Simonetta Sommaruga in un progetto di legge mandato in consultazione e 2) una mozione della Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale; commissione presieduta anch’essa, ma tu guarda i casi della vita, da una kompagna sempre in prima fila tra i “disarmisti”.
Il consiglio nazionale ha però a maggioranza respinto la mozione di cui sopra e quindi il registro delle armi. Nel rispetto – tanto per una volta – della volontà popolare. Una notizia che, però, la stampa di regime ha pensato bene di imboscare: o non dandola del tutto, o dandola col minimo rilievo possibile. Chissà come mai?
Lorenzo Quadri