Nelle casse della Confederazione utile di 2.8 miliardi invece di 250 milioni di deficit?

Ma guarda un po’: altro che “gh’è mia da danée”, altro che “bisogna tirare la cinghia”. Le casse della Confederella ancora una volta scoppiano di soldi. Il bilancio del 2017 avrebbe dovuto chiudere con 250 milioni di rosso ed invece i conti sono in attivo di 2.8 miliardi di franchetti. E c’è chi dice che in realtà i miliardi “in esubero” sarebbero ancora di più.

Un “caso isolato” (per citare  il ritornello che la partitocrazia spalancatrice di frontiere utilizza per qualificare gli stranieri che delinquono)? No di certo, poiché, con una sola eccezione, dal 2004 lo scenario è sempre il medesimo: nelle casse della Confederazione a fine anno appaiono i tesoretti.

Clamoroso quanto accaduto nel 2000. In quell’anno,  invece di un buco di 1.8 miliardi, dopo aver fatto i conti col pallottoliere il Dipartimento delle Finanze scoprì un avanzo di 4 miliardi. Quindi conti sbagliati di quasi sei miliardi, che non sono proprio noccioline! L’allora ministro delle finanze, il liblab Kaspar Villiger, ammise che “abbiamo un problema di credibilità”. Un problema persistente perché – come indica un filmato pubblicato sul sito della RSI – dal 2006 ad oggi si sono registrate eccedenze complessive di 30.5 miliardi di Fr quando invece, se i preventivi fossero stati fedefacenti, ci sarebbe dovuto essere un passivo di un miliardo.

Lo spauracchio

Va bene la storiella delle entrate straordinarie; che però tanto “straordinarie” non devono essere, visto che la commediola si ripete ogni anno.

Nessuno evidentemente si augura il “grounding” della Confederazione. Ma non ci va neanche bene che si continui ad agitare lo spauracchio delle casse vuote per far tirare la cinghia alla gente (ciononostante, però, i miliardi da regalare all’estero si trovano sempre), per inculcare al popolino che bisogna lavorare fino a 70 anni, ed altre amenità. E quando poi le cifre di fine anno smentiscono le previsioni catastrofiste, si fa finta di niente! Anzi, si pretendono addirittura gli applausi…

Gonfiare la burocrazia?

Gli è che lo Stato non può ingrassarsi a spese dei cittadini che fanno invece sempre più fatica. Anche perché poi le eccedenze vengono usate  per gonfiare la burocrazia, per regalare miliardi all’estero, per mantenere finti rifugiati con lo smartphone, eccetera. Mentre – tanto per citare un esempio a caso – quando si tratta di migliorare la sicurezza sulle frontiere col Belpaese si viene a raccontare che non ci sono soldi per potenziare le guardie di confine. I soldi ci sono solo per spendere sempre di più per il bidone-Schengen!

E sul fatto che ci sia bisogno di potenziare la sicurezza delle frontiere a sud, non ci pare proprio che si possa sindacare. A parte il frontalierato del crimine, ricordiamoci che la Penisola è afflitta da un gravissimo problema di clandestinità, ed uno dei nigeriani coinvolto nell’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro, raccapricciante caso di cronaca nera che sta infiammando la campagna elettorale italiana, è stato fermato alla stazione di Milano mentre tentava di scappare in Svizzera.

Ridare i soldi

Non vorremmo poi che l’ennesimo tesoretto “inaspettatamente apparso” nelle casse della Confederazione servisse ad agevolare iniziative scellerate, come il regalo di 1.3 miliardi senza alcuna contropartita alla fallita UE. O che autorizzasse qualcuno (ad esempio la ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga) a diventare più largheggiante con i finti rifugiati, perché “tanto i soldi ci sono”. Se lo Stato si ritrova con soldi in esubero, non deve inventarsi manovre acrobatiche per spenderli (magari a vantaggio di chi non li merita). Semplicemente, li deve ritornare ai cittadini tramite sgravi fiscali.

Lorenzo Quadri