La revisione della legge sul turismo è stata messa in consultazione dal DFE negli scorsi giorni, e ci rimarrà fino al 30 di giugno.
La proposta legislativa – anche se a Bellinzona non lo si ammette volentieri – deve molto all’ “entrata a gamba tesa” dei due principali enti turistici regionali, quelli di Lugano e di Locarno, all’assemblea di Ticino turismo dello scorso anno. L’azione ha mutato il corso della revisione della legge, portando alla proposta attuale, che attribuisce maggiori risorse e competenze (in particolare per quel che riguarda la propaganda) alle destinazioni. Gli enti turistici regionali, in futuro, dovrebbero essere solo quattro.
L’ente cantonale viene trasformato in agenzia cantonale del turismo. Non è solo cosmesi linguistica: si tratta di “riconvertire” l’attuale struttura in un’agenzia che fornisca, su mandato, prestazioni professionali alle destinazioni.
Senza l’intervento deciso dei due principali enti turistici locali, oggi ci ritroveremmo, con tutta probabilità, una riforma di tipo centralistico, che avrebbe sminuito le destinazioni a vantaggio di un ente cantonale “gonfiato”. Oltre a sminuire le competenze degli operatori locali, si rischiava anche di annacquare (se non di cancellare) marchi come Locarno, Lugano, Ascona. Marchi forti, il cui valore turistico è della massima importanza; ciò a vantaggio di un marchio “Ticino” che turisticamente è di fatto inesistente (ma ha il vantaggio di essere più “politicamente corretto”, ciò che per certuni è presupposto imprescindibile).
Sbaglia chi vuole vedere nella nuova legge il risultato di lotte di potere (?) politiche. L’obiettivo che si vuole perseguire è proprio la spoliticizzazione della risorsa-turismo. La nuova base legale vuole essere uno strumento per gestire il turismo, finalmente viene da dire, secondo criteri aziendali: di progettualità, di efficacia e di efficienza. In sostanza, si vogliono vedere dei risultati concreti, dei progetti. La logica del fare deve prevalere su quella del parlare, dei discorsi autoreferenziali: questi gioveranno forse all’autostima di qualcuno e riempiranno le pagine dei giornali. Ma non portano turisti. Niente turisti, niente indotto economico.
La città di Lugano nel settore turistico ci crede. La creazione di un apposito Dicastero all’inizio dello scorso anno, ma anche e soprattutto gli investimenti compiuti nel settore, ne sono dimostrazione tangibile. Avvicinando in una sola area il Dicastero turismo ed il Dicastero giovani ed eventi (che organizza, tra le altre cose, il Long Lake Festival) la nuova compagine municipale ha voluto rendere più efficace e dinamica l’azione in questo settore. E, se nel 2012 i pernottamenti a Lugano hanno tenuto, mentre nel resto del Cantone per lo più no, un qualche motivo ci sarà.
La revisione della legge va ora, dunque, nella direzione giusta (per quanto sia comunque frutto di qualche compromesso). Ovviamente, senza le capacità e le professionalità giuste sul territorio, anche il miglior quadro legale del mondo, da solo, non fa il miracolo.
Il DFE ipotizza che la legge possa entrare in vigore nel 2015. Se anche questa tempistica venisse rispettata, cosa non scontata essendoci ancora di mezzo tutto l’iter parlamentare, il 2015 è lontano. Il turismo ticinese non può di certo permettersi di stare nel limbo fino ad allora. Il recente rapporto dell’Osservatorio sul turismo, riferito all’anno 2011, è impietoso. Se il Ticino è il fanalino di coda nel gruppo delle regioni lacustri paragonabili, ci sono motivi e responsabilità. Da ricercare, ovviamente, anche nell’ente cantonale. Raccontarsi l’un l’altro che va tutto bene non risolve i problemi. Il cambiamento di mentalità è necessario. E deve avvenire da subito. Non nel 2015. Di questo cambiamento si attendono segnali concreti. Con impazienza crescente.
Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano