Ai vicini a sud, ai kompagnuzzi e agli intellettualini parte l’embolo

 

I Ticinesi hanno fatto benissimo a plebiscitare l’iniziativa “Prima i nostri”. Lo conferma, al di là di ogni dubbio, la pletora di reazioni isteriche del giorno dopo. Oltreconfine, come da copione, hanno sbroccato a briglie sciolte.

La “grande statista” forzitaliota Lara Comi si è permessa di minacciare il Ticino, farneticando di sue segnalazioni all’eurocommissaria Thyssen (che probabilmente nemmeno sa chi sia la Comi). Straparla di isolare la Svizzera, la tapina. Uhhhh, che pagüüüraaaa! Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se con un po’ più di stile e di neuroni, il senatore valtellinese Della Vedova. Il quale pretende però di venirci a dire che in Ticino non c’è un problema occupazionale. L’ennesimo Solone che monta in cattedra senza sapere un tubo di quello che succede da noi. Non poteva poi mancare il governatore della Lombardia Roberto Maroni – nominalmente leghista, di fatto  boh – che ha ventilato fantomatiche “contromisure” (?) al voto ticinese.

Pensano di minacciarci?

Qui c’è gente che pensa di minacciarci in casa nostra per un voto democratico. Dare la priorità ai propri concittadini, praticare il “prima i nostri”, è un principio base del leghismo. La logica conseguenza è che ognuno fa il leghista in casa propria. Come abbiamo detto più volte: se le provincie italiane limitrofe si trovassero un terzo della forza lavoro composta da frontalieri, non solo avrebbero già costruito un muro sul confine, ma sopra il muro avrebbero piazzato anche i cannoni. Sicché, per spiegare le sortite del governatore della Lombardia, ci sono solo tre opzioni: o il buon Maroni non capisce il problema (sarebbe preoccupante), o fa finta di non capire, oppure non è leghista.

Le pernacchie via social

Oltretutto, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, nel Friuli Venezia Giulia l’Italia contingenta i frontalieri croati. Però se il Ticino vota la preferenza indigena, nel Belpaese parte l’embolo. Quando si dice la faccia di tolla… ma questi sono i nostri vicini. Abbiamo imparato a conoscerli. I bernesi no: ed infatti si fanno sistematicamente infinocchiare.

E’ ora che nel Belpaese si rendano conto che 62’500 loro connazionali, più decine di migliaia di padroncini, portano a casa la pagnotta solo grazie al Ticino. Quindi: Comi, Maroni, Della Vedova e compagnia cantante, sproloquiate pure di isolare la Svizzera. Credete forse, con le pernacchie via social network, di fare l’interesse dei vostri connazionali che lavorano nel nostro Cantone? No di certo. Avanti così, e le frontiere con l’Italia le chiudiamo noi, poi vediamo chi si diverte di più. Invece di immaginare di minacciare i ticinesi per un voto popolare che sarà applicato – eccome se lo sarà… –  preoccupatevi di creare impieghi in Italia, così che i vostri connazionali possano lavorare a casa propria. Ma certamente è più facile sbroccare dalle proprie paginette facebook, con l’obiettivo di farsi riprendere dalla stampa, magari con tanto di foto ritoccata. Vero Lara Comi?

Il kompagnuzzo dà in escandescenze

Molto più spregevoli delle reazioni italiane, che sono tutto sommato comprensibili (i politicanti italici eletti dai frontalieri devono cercare i voti di questi ultimi, sennò addio cadrega a Bruxelles a 20mila euro al mese) sono i travasi di bile alle nostre latitudini. Primo fra tutti quello del consigliere nazionale P$ Cédric Wermuth,  già presidente dei giovani socialisti, personaggio simpatico come un cactus eccetera.

Secondo costui, il voto ticinese andrebbe annullato dal parlamento federale “in quanto illegale”. O Wermuth, ma ci sei o ci fai? L’iniziativa Prima i nostri, da settimana scorsa entrata nella Costituzione ticinese, è perfettamente conforme alla Costituzione federale, articolo 121 a. E’ invece il compromesso-ciofeca sul 9 febbraio, partorito dal triciclo ex partitone – PPDog – P$, e da te sostenuto con la massima goduria alla faccia della democrazia (ah già, ma tu vuoi rottamare la Svizzera ed aderire all’UE) ad essere anticostituzionale.  Sarà quindi il compromesso-ciofeca a venire spazzato via come merita, visto che è monnezza politica. Non certo il voto del 60% dei cittadini ticinesi. Chiaro il messaggio, Wermuth?

Avanti così

La lista degli sputasentenze, dei pennivendoli e degli intellettualini che nei giorni scorsi si sono presi la libertà  di infamare i ticinesi per il voto su Prima i nostri è lunga. Citarli tutti non avrebbe senso, e costituirebbe una pubblicità gratuita. Ma il messaggio è sempre il medesimo: chi non vota come vorrebbe questa autocertificata élite è solo un povero scemo, e anche un delinquente.

Avanti così: tutti stimoli per proseguire, con sempre maggiore convinzione, la lotta alla libera circolazione.

Lorenzo Quadri