Naturalizzazione (quasi) automatica degli stranieri di terza generazione? Ma anche no!

Proseguono i tentativi di rendere ancora più facili le naturalizzazioni facili. Il Consiglio nazionale in maggio aveva approvato a maggioranza, naturalmente la Lega era contraria, l’iniziativa parlamentare presentata dalla kompagna Addolorata Marra detta “Ada”, originaria di Botrugno, consigliera nazionale per il P$ (quanti passaporti?), dal titolo: “La Svizzera deve (?) riconoscere i suoi (?) figli”. L’iniziativa chiede di rendere svizzeri, semplicemente tramite domanda, gli stranieri di terza generazione. Ossia i nipoti di immigrati in Svizzera.

Nel 2004 una proposta analoga era già stata bocciata dal popolo. Ma come noto a $inistra i risultati delle votazioni vengono accettate solo quando fa comodo a loro. E le decisioni popolari in materia di regole che reggono le naturalizzazioni non fanno mai comodo ai kompagni. Perché le pretese di $ocialisti & Co di renderle sempre più facili vengono sistematicamente trombate.

Non c’è, in effetti, alcun bisogno di rendere più facili le naturalizzazioni. Per nessuno. Le agevolazioni per i giovani stranieri che vogliono acquisire il passaporto rosso già ci sono. Come noto gli anni di residenza trascorsi in Svizzera tra i 10 ed i 20 anni di età contano doppio. Altro  non serve.

Rottamare la Svizzera

Perché i kompagni insistono nel voler rendere sempre più facili le naturalizzazioni facili?

Per vari motivi. Il primo, naturalmente, è per accrescere il loro elettorato. Tra gli svizzeri i consensi della $inistra (che non  ne azzecca una) sono in caduta libera. Nessuna sorpresa. Il P$ è  il partito che vuole rottamare la Svizzera: adesione all’UE, frontiere spalancate, tasse confiscatorie, e via elencando. Il secondo motivo è legato al primo. Per meglio rottamare la Svizzera bisogna che possano votare e possano essere elette sempre più persone straniere. Persone che non conoscono la tradizione elvetica e non hanno legami con essa: i cosiddetti svizzeri di carta, in genere con doppio passaporto, che abbondano tra le fila dei politici P$ – o aspiranti tali. E’ anche per questo motivo che la $inistra si oppone all’insegnamento della civica a scuola. E’ più facile buttare via ciò che non si conosce.

Taroccare le statistiche

Il terzo motivo è di tipo statistico. Con la brillante proposta dell’Addolorata dal passaporto multiplo, si stima che 100mila stranieri potrebbero farsi svizzeri da un momento all’altro. Una bella iniziativa cosmetica per ridurre artificialmente il numero degli stranieri nel nostro paese. Truccare le statistiche per nascondere la realtà è un vecchio trucco, ampiamente utilizzato nei settori più disparati. Ma non funziona. La realtà è che la Svizzera ha il 24% di stranieri residenti. La realtà è che la Svizzera è il paese che accoglie più immigrati e più asilanti. Queste cifre dimostrano quanto siano ridicole le accuse di populismo e razzismo, con cui i rottamatori della Svizzera vogliono denigrare – e quindi delegittimare – chi invece difende le prerogative del nostro paese.

Tattica del salame

Il quarto motivo va ricercato nel consueto ricorso alla tattica del salame. Qual è, infatti, l’obiettivo della $inistra? Naturalizzare a tambur battente. E farlo senza guardare tanto per il sottile aspetti quale integrazione, autonomia finanziaria, condotta, eccetera, del candidato. Come dicono i kompagni: il fatto che qualcuno chieda il passaporto svizzero dimostra già di per sé che si sente svizzero e quindi (?) meritevole di naturalizzazione.

Il modo più facile di “fare” svizzeri di carta è stabilire che chi nasce nel nostro paese diventa automaticamente cittadino elvetico: il cosiddetto “ius soli”. L’iniziativa dell’Addolorata, già approvata dalla maggioranza del Consiglio nazionale, è un chiaro passo in questa direzione. Alla fine sul tema dovrà decidere il popolo, essendo necessaria una modifica costituzionale.

Se il popolo apre una breccia all’ulteriore facilitazione delle naturalizzazioni già facili, i $inistri distributori automatici di passaporti rossi, ringalluzziti, torneranno alla carica. Con il sistema ormai noto: continuare a rivotare finché non si ottiene quello che si vuole. Un’ipotesi che va assolutamente evitata.

Lorenzo Quadri