I tentativi degli spalancatori di frontiere di montare la panna contro la sacrosanta decisione del ministro leghista Norman Gobbi si sono rapidamente smontati
Tanto tuonò che non piovve. Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha dichiarato che con il Ticino “non ci sono problemi”. A dire il vero noi di problemi con l’Italia ne abbiamo più di uno. Ma quale difficoltà avrebbe dovuto sussistere in senso inverso? La risposta è semplice: quelle che sarebbero state generate dalla sacrosanta decisione del ministro leghista Norman Gobbi di rilasciare nuovi permessi B solo previa presentazione dell’estratto del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti. Contro questa decisione la $inistra d’Oltreconfine aveva ben presto cominciato a montare la panna: ovviamente per presentarsi come paladina degli aspiranti frontalieri (che votano) contro gli svizzerotti populisti e razzisti, e strillando alla violazione degli accordi di Schengen, che con la fattispecie in questione c’entrano un tubo.
A parte che chi, come l’Italia, viola sistematicamente gli accordi di Dublino per non doversi riprendere i clandestini di sua spettanza non è nella condizione migliore per accusare altri di violare i trattati di Schengen. Ma questo è un altro discorso.
Maroni
Nella diatriba si era poi inserito anche il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, Lega Nord. Embè? Ognuno fa il leghista in casa propria. Di conseguenza, il fatto che sorgano anche delle divergenze tra la Lega dei ticinesi e la Lega Nord (che ha molti frontalieri tra i propri aderenti) significa soltanto che la Lega dei ticinesi sta facendo il proprio dovere. Sarebbe dunque preoccupante se tutto filasse sempre liscio: vorrebbe dire che una delle due leghe sta toppando qualcosa.
Le richieste italiane
Da notare che ad un cittadino od azienda svizzera che vuole lavorare nel Belpaese, le autorità italiche richiedono un elenco di attestati e documenti (vedi il caso della certificazione antimafia per sé e per la moglie o convivente necessario a battere anche un solo chiodo ad Expo) lungo come l’elenco del telefono. Ma naturalmente a questo proposito i vicini a sud che strillano contro la nuova prassi ticinese vengono colpiti da amnesia selettiva. Chissà come mai?
Sabotaggi falliti
In casa nostra la stampa di regime (cartacea ed elettronica), assieme alla $inistra, non ha perso tempo nel tentare – invano – di sabotare la decisione sui casellari giudiziali, paventando chissà quali rappresaglie contro i ticinesotti! Uhhh, che pagüüüraaa! Il kompagno Manuele “Bisogna rifare il voto del 9 febbraio” Bertoli ad Expo ha pure tentato, senza successo, di aizzare la collega di partito Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga a prendere posizione contro.
Ma il tentativo di denigrare la Lega dei Ticinesi ed il suo Consigliere di Stato Gobbi ha avuto vita breve. A rimettere il campanile al centro del villaggio ci ha pensato proprio il ministro degli Esteri italiano. La decisione ticinese non è un problema per l’Italia. E ci sarebbe mancato altro! Come dicono i francesi? “On n’est jamais trahi que les siens”?
Panna smontata
La panna montata in funzione antilega, ancora una volta, si è smontata in tempo da record. Niente di nuovo sotto il sole. Dalla decisione di richiedere l’estratto del casellario giudiziale ed il certificato dei carichi pendenti a chi postula l’ottenimento di un permesso B non si retrocede di un millimetro.
Peraltro, dovesse arrivare qualche protesta da sud, la soluzione è semplice: blocco immediato dei ristorni dei frontalieri.
Lorenzo Quadri