Ecco come la fallimentare Unione europea affronta il caos migratorio. Il famoso sistema di ricollocamenti, quello che avrebbe dovuto portare i finti rifugiati dal Belpaese verso altri Stati membri UE, è già andato a ramengo.
Il programma dovrebbe servire a ricollocare 40mila migranti in due anni. Tuttavia in Italia, visto che i confini dello spazio Schengen sono un colabrodo, di sedicenti profughi solo nel 2014 ne sono arrivati 170mila.
Ma soprattutto è chiaro, e l’hanno ormai capito anche i paracarri, che l’obiettivo di 40mila non verrà mai raggiunto. Solo sei Stati – Austria, Germania, Grecia, Lussemburgo, Spagna e Svezia – hanno messo a disposizione un numero esiguo di posti, e questo numero è già esaurito. L’ultimo volo è partito nei giorni scorsi alla volta della Svezia, con a bordo un centinaio di persone. Quello stesso giorno in Italia si registravano 1200 sbarchi. Come svuotare il mare con un bicchiere. E adesso non c’è più nemmeno il bicchiere.
L’illusione del ricollocamento è durata, per così dire, lo spazio di un mattino.
Vogliono l’Europa
Oltretutto gli stessi migranti non vogliono salire sugli aerei perché temono di essere portati al di fuori dell’UE. Si potrebbe ancora puntualizzare: fuori dalla vecchia UE. E questo già la dice lunga. Ai sedicenti rifugiati non sta bene uno Stato sicuro qualunque: a dimostrazione che non si tratta di profughi. Loro vogliono proprio l’Europa occidentale. Ohibò, e perché mai? Forse perché vogliono immigrare nel nostro Stato sociale? Forse perché ci considerano terra di conquista?
Basta l’esempio di pochi che “ce l’hanno fatta” per aprire le cataratte di un’immigrazione di massa dalle conseguenze distruttive. Non solo per i paesi di destinazione; anche per quelli di provenienza che si spopolano: che futuro hanno?
Una calamità cui solo in pochi hanno il coraggio di opporsi, vedi l’Ungheria e le sue barriere.
Il ricatto morale
E l’Europa, ormai alla frutta, si piega come sempre al ricatto morale degli spalancatori di frontiere che non esitano a strumentalizzare le foto dei bambini morti. Obiettivo: ottenere accoglienza per tutti, anche per chi – ed è la stragrande maggioranza non ne ha affatto il diritto, in sfacciata violazione della legge. Quella legge che viene applicata con rigore solo agli automobilisti ed ai contribuenti. Ricordiamo che solo il 7.2% delle domande d’asilo arrivate quest’anno in Svizzera proviene da siriani, mentre quasi il 40% è di eritrei. Blocher ha sollevato un polverone dicendo che la foto del piccolo Aylan è una montatura ed i media ingenuotti ci sono cascati. Ma i media non sono ingenui: semplicemente, sono a maggioranza al servizio della $inistra ed hanno strumentalizzato di proposito i piccoli morti, con un cinismo indecente, nel tentativo di portare acqua elettorale agli spalancatori di frontiere di riferimento. E, ovviamente, di dipingere i contrari come degli orchi cattivi. Eccola qui l’etica dei moralisti a senso unico che si credono nella condizione di poter montare in cattedra.
L’esercizio, tuttavia, almeno dal punto di vista elettorale, è miseramente fallito. E dire che c’era chi ci contava. Ad esempio la copresidente dei Verdi Svizzeri, che si è stupita del fatto che l’onda emozionale delle foto del bambino siriano morto (implicito: che abbiamo cavalcato di proposito) non abbia portato alla $inistra i voti sperati. Un bel tacer…
Frontiere spalancate
Fatto sta che i ricollocamenti sono stati un flop pressoché immediato. Come le altre pseudo-misure prese dall’UE per contrastare (?) il caos migrati, del resto. Un senatore della Lega Nord li ha definiti: “una passerella per politici europei”.
Però la Svizzera continua a mantenere la propria posizione di apertura (“bisogna aprirsi!”). Con l’ultima revisione di legge si inventa pure l’avvocato gratis per i finti rifugiati, visto che non eravamo già sufficientemente attrattivi.
E accetta senza un cip di sentire dichiarare – dichiarazioni cui fanno seguito i fatti – che gli accordi di Dublino sono carta straccia, quindi vanno rottamati, ma quelli di Schengen (frontiere spalancate) sono invece “una conquista” (così vaneggiano gli intellettualini rossi) e dunque non si toccano. Ma stiamo dando i numeri? L’apertura delle frontiere presupponeva che i confini esterni di Schengen fossero a tenuta stagna. Poiché essi sono invece un colabrodo, è evidente che dobbiamo chiudere le frontiere.
Lorenzo Quadri