In tempi recenti abbiamo assistito a reiterati tentativi di strumentalizzare la Magistratura a scopo politico. Tentativi aventi sempre la medesima fonte d’ispirazione.
Le denuncie penali contro il CdS per il blocco del 50% dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri si sono concluse con degli scontati decreti di non luogo a procedere, essendo manifestamente infondate. Mancavano i piĂą banali elementi costitutivi di qualsivoglia reato.
E’ tuttavia prassi normale che i costi dei decreti di non luogo a procedere vengano messi a carico dello Stato. Quindi i contribuenti pagano il conto delle denuncie tarocche sul blocco dei ristorni dei frontalieri. Questo a meno che il Ministero pubblico decida di mettere a carico dei denuncianti i costi provocati. Cosa che nel caso concreto sarebbe necessario, e non solo perché le denuncie erano completamente prive di ogni fondamento, ma soprattutto perché si trattava di tentativi di uso strumentale della Magistratura con l’obiettivo di contrastare forze politiche sgradite.
Lo squallido teatrino si ripete ora con la denuncia di nove frontalieri contro la campagna Balairatt. A questi ultimi la Pretura ha accollato tasse di giustizia per 350 Fr. Il patrocinatore dei frontalieri, ossia l’avv. Paolo Bernasconi, ispiratore anche delle denuncie infondate contro il CdS per il blocco dei ristorni, ha dichiarato che intende ricorrere. Perché reputa la sentenza giuridicamente infondata? No: si tratta di un ricorso contro un fantomatico “partito dell’odio” che sarebbe composto dal “binomio Udc/Lega”. Una motivazione quindi non solo politica, ma addirittura partitica: si presentano ricorsi non per correggere sentenze ritenute sbagliate ma con l’obiettivo dichiarato di fare campagna elettorale “contro”. Più strumentale di così…
Fa sorridere poi la pomposa dichiarazione dell’avv Bernasconi secondo la quale occorrerebbe «utilizzare ogni occasione per riaffermare il diritto di ogni individuo, sia svizzero che straniero, al rispetto della propria personalità ». Peccato che lo stesso avv. Bernasconi abbia appena insultato una grossa fetta di ticinesi tacciandoli di seguaci del fantomatico “partito dell’odio”. Fa sorridere, ma non più dei balzani tentativi di spacciarsi per campioni di tolleranza da parte di persone che invece dimostrano di non essere neppure in grado di tollerare chi osa sbugiardare le loro visioni ideologiche contrapponendole alla realtà dei fatti. Ma guai, dire verità scomode stanno significa “incitare all’odio”.
Come ciliegina sulla torta, a tutto questo va aggiunto che i citati tentativi di strumentalizzazione della Magistratura a scopo di campagna elettorale finiscono, totalmente o parzialmente, a carico dei contribuenti ticinesi. Sarebbe pertanto interessarne conoscerne la fattura totale.
Lorenzo Quadri