All’ “estraneità” dei vertici PPD non ci crede nessuno. E la serenità dei kompagni…
Ohibò, come noto dalle fila del PPD è giunto il ricorso contro le elezioni di ballottaggio. A causa dell’invio tardivo del materiale di voto, un numero non precisato di cittadini elvetici residenti all’estero non avrebbe potuto votare per tempo. Essendo la distanza tra l’ormai ex eurosenatore Pippo Lombardi (PPD) e la kompagna Marina Carobbio esigua – le “maledette” 46 schede – gli appetiti si scatenano.
Il “privato cittadino”
Sia l’ex eurosenatore che il PPD hanno dichiarato di non voler mettere in discussione l’esito del ballottaggio, precisando però al contempo di non poter “impedire” ad un privato cittadino di presentare ricorsi.
Si dà però il caso che il “privato cittadino” ricorrente non sia il Gigi di Viganello, bensì l’avvocato Gianluca Padlina (presidente dell’ordine) che fa politica attiva nel PPD, essendo consigliere comunale di Mendrisio e già candidato (non eletto) al parlamento cantonale. Sicché, se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, si può ritenere che il PPD non abbia implorato il proprio rappresentante di non ricorrere per evitare di far fare al partito la figura del cattivo perdente.
Davvero si spera che…?
Una figura che in effetti sta facendo. Del resto l’inciucio cadregaro contro natura con il PLR, fortemente voluto per salvare la traballante seconda cadrega al Nazionale, ha sì permesso di raggiungere questo obiettivo, ma ha avuto un effetto collaterale disastroso che il partito non aveva messo in conto: la perdita del cadregone agli Stati. Il bilancio dell’operazione è dunque tragicamente negativo. Eppure – al contrario di quanto sta accadendo in casa dell’ex partitone – tra le fila uregiatte non sembra essere in atto una resa dei conti. Sembra che l’ uscita di scena dell’ex eurosenatore venga messa via “come se niente fudesse”: per Lombardi non dev’essere particolarmente gratificante. Oppure davvero si spera che il ricorso…
Ed infatti in un post su faccialibro (facebook) il consigliere nazionale Fabio Regazzi ha commentato: “il dado (senza accento) non è ancora tratto!”.
Pura coincidenza
Quindi la storiella del PPD “estraneo al ricorso” non è molto credibile. A ciò si aggiunge che il problema delle schede recapitate in ritardo agli svizzeri all’estero è annoso.
Ad esempio, chi scrive ha interpellato sul tema il Consiglio federale lo scorso mese di giugno: un certo numero di cittadini elvetici residenti in paesi extraeuropei il materiale per la votazione federale del 19 maggio non l’aveva ricevuto del tutto. Risposta del CF: colpa dei servizi postali nei paesi stranieri, “sa po’ fa nagott”.
E’ dunque per pura coincidenza che il tema, tutt’altro che nuovo, viene sollevato da un politico PPD solo dopo che il PPD ha perso il seggio al Consiglio degli Stati per una manciata di schede, nevvero? Ed il ricorrente PPD pensa già di chiedere al Tribunale federale “l’annullamento del risultato dell’elezione”.
A parti invertite
D’altro canto, ancora meno credibile delle professioni del PPD di estraneità al ricorso, è il P$ ticinese che fa la verginella. “Certe volte sarebbe piacevole che i risultati vengano (sic!) accettati serenamente, ma noi attendiamo sereni” ha dichiarato il presidente kompagno Igor Righini al CdT con un’esternazione di un buonismo quasi surreale.
Ossignùr! Se c’è una cosa che il P$ NON ha mai fatto, è accettare (anche non serenamente) l’esito di una votazione quando è sgradito al partito! O qualcuno si è forse dimenticato che i kompagni pretendevano addirittura che si rifacesse il “maledetto voto” del 9 febbraio 2014?
E’ poi evidente che, a parti invertite, ossia se Marina Carobbio fosse rimasta fuori per poche schede, il P$ avrebbe chiesto la riconta dei voti, e poi ancora la riconta della riconta. E di ricorsi ne avrebbe presentato non uno, ma una carrettata!
Lorenzo Quadri