Casse malati: le fake news di Comparis sulle cause della stangata annunciata per il 2023
Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS, smentisce categoricamente le bizzarre affermazioni del portale; il quale probabilmente mira ad influenzare votazioni parlamentari in senso favorevole ai cassamalatari
La stangata sui premi di cassa malati per il 2023 è annunciata ormai da settimane. Per numerosi cittadini, l’aumento sarà del 10% o anche di più. E resta inoltre l’incognita dei costi sanitari generati dai profughi ucraini. I quali, a quanto risulta, di prestazioni mediche di vario genere ne consumano parecchie. E non necessariamente giustificate.
Teoria farlocca
Qualche settimana fa, nello spiegare i motivi della batosta, i responsabili del portale Comparis.ch si sono prodotti in esternazioni alquanto inverosimili, alle quali la stampa ha dato abbondante spazio. Hanno infatti motivato l’impennata nei premi 2023 con le presunte riduzioni delle riserve che gli assicuratori avrebbero effettuato lo scorso anno, su ordine del Consiglio federale. Una versione che non sta in piedi. Da un lato, in base alla legge attuale, il CF non ha facoltà di imporre la riduzione delle riserve in esubero. D’altro canto, la restituzione è stata di 360 milioni di franchi su 5.7 miliardi: quindi poco più di una goccia nel mare.
Mossa politica?
Se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, dietro le asserzioni sballate di Comparis, ai cui vertici c’è un ex cassamalataro, è facile scorgere l’intenzione di fare politichetta. Nella sessione estiva (inizio domani, lunedì 30 maggio) il Consiglio degli Stati dovrà infatti determinarsi come seconda camera sulla mozione di chi scrive, approvata lo scorso settembre dal Consiglio nazionale. La mozione chiede (tra l’altro) che la restituzione delle riserve in eccesso passi da facoltativa ad obbligatoria. Sostenere in modo del tutto fantasioso la fake news (balla) che le riduzioni di riserve porterebbero ad aumenti di premio, puzza di tentativo di sabotaggio politico, per fare il gioco degli assicuratori malattia.
“Lontanissimo dalla realtà”
“Sono rimasto anch’io alquanto stupito dalle dichiarazioni di Comparis, che hanno avuto ampia eco mediatica – osserva Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS-. Nemmeno le stesse casse malati, nel commentare la notizia sugli aumenti di premio per il 2023, si sono spinte così in là. Le affermazioni di Comparis sono destituite di fondamento. Per intaccare le riserve al punto di mettere in pericolo la sicurezza finanziaria del sistema e privare gli assicuratori del margine di liquidità necessario a far fronte alle oscillazioni dei costi sanitari, le casse malati avrebbero dovuto registrare circa 7 miliardi di perdite per gli anni 2021 e 2022: uno scenario lontanissimo dalla realtà. Ricordo che ad inizio 2021, ultimo dato consolidato, le riserve totali degli assicuratori malattia ammontavano a 11 miliardi di franchi; quelle minime, calcolate in modo assai generoso, a 5,3 miliardi; per un esubero quindi di 5,7 miliardi”.
Come spiegare questo “attaccamento” degli assicuratori a riserve oggettivamente esagerate, che – è bene tenerlo presente – vengono costituite con i premi (troppo elevati) pagati dai cittadini?
A un certo punto ci si chiede se questi fondi miliardari non servano a giustificare i megastipendi dei CEO e degli alti funzionari delle casse malati. C’è poi l’effetto perverso che più le riserve crescono, più gli assicuratori si arricchiscono e quindi aumenta la loro volatilità sui mercati finanziari. Il che, per effetto del sistema attuale, impone di costituire ulteriori riserve. Ne nasce un circolo vizioso. Ma questi meccanismi dovrebbero essere estranei ad un’assicurazione sociale.
Quindi la restituzione lo scorso anno di 360 milioni di franchidi riserve da parte degli assicuratori non può essere la causa degli aumenti di premio annunciati per il 2023?
Certamente no. I premi aumentano a seguito di incrementi improvvisi dei costi. E’ quanto accaduto ad esempio negli “annushorribilis” 2001, 2002 e 2003. Tuttavia, nel giro di un paio d’anni, gli assicuratori si sono rimessi in carreggiata. Per questo paio d’anni, le riserve sono state inferiori al minimo prescritto. Ma nessuno è fallito e nessuno ha rischiato di fallire. Del resto le casse malati non possono fallire già per il fatto che hanno facoltà di aumentare i premi ogni anno. In caso di crisi anche durante l’anno.
Lei contesta anche il calcolo delle riserve minime.
Sì, da parecchio tempo. Il sistema di calcolo usato attualmente, lo “Swiss solvency test”, è inadatto ad un’assicurazione malattia sociale, che non può essere paragonata ad una banca o ad una cassa pensioni. Esso porta alla costituzione – con i soldi dei premi – di riserve esagerate. Per fare un paragone: è come se una famiglia di quattro persone comprasse un TIR per andare a fare la spesa settimanale. Nel 2005 Pascal Couchepin, allora capo del Dipartimento dell’Interno, impose una riduzione. Stabilì anche nuovi parametri per il calcolo delle riserve minime, in base ai quali esse avrebbero dovuto ammontare al 10.2% dei premi. Rapportato alla situazione odierna, ciò implicherebbe 3.3 miliardi di franchi di riserve minime contro gli attuali 5.3. In base al “sistema Couchepin”, l’esubero oggi sarebbe pertanto addiritturadi 7.7 miliardi.
Perché il “sistema Couchepin” non è in vigore?
Sostanzialmente anche per una certa resistenzadell’amministrazione federale, che ha temporeggiato. E, alla prima occasione, ha di nuovo modificato il metodo di calcolo delle riserve minime con l’obiettivo di ridare agli assicuratori quanto Couchepin aveva loro tolto. Il suo successore a capo del Dipartimento, Didier Burkhalter, seguì le posizionidell’amministrazione. Ne è conseguita un’esplosione incontrollata delle riserve. Ed è per costituire queste nuove riserve che i premi sono aumentati. Quando Burkhalter dopo soli due anni lasciò il Dipartimento dell’Interno, il nuovo responsabile Alain Bersetavrebbe potuto mettere le cose a posto tornando al “modello Couchepin”. Purtroppo non l’ha fatto.
Un’ultima considerazione: quando ci sono state delle turbolenze finanziarie a livello di casse malati, ciò è sempre avvenuto o perché qualche assicuratore per allargarsi il portafoglio clienti proponeva premi dumping che non coprivano i costi, oppure perché qualche CEO “maramaldeggiava” incorrendo poi anche in sanzioni penali. Ma mai per mancanza di riserve.
Lorenzo Quadri