Altolà ai balivi! Firmiamo l’iniziativa per il ritorno alla neutralità integrale!
Non è vero che dopo il voto del Nazionale “non cambia niente”: il segnale politico di disponibilità alla calata di braghe è stato lanciato
Mercoledì pomeriggio in Consiglio nazionale la partitocrazia – in particolare $inistrati ed uregiatti – ha pensato “bene” di assestare l’ennesima spallata alla neutralità svizzera, già strapazzata da ogni parte. Anche se la stampa di regime tenta di venderla diversamente.
Il tema è la riesportazione delle armi, molto discusso in questi giorni e settimane. Dall’estero, ma anche dall’interno, si chiede la rottamazione del divieto di riesportare materiale bellico. Divieto che viene imposto a chi ha comprato armi di produzione elvetica.
Ovviamente, la rottamazione (diplomaticamente chiamata “deroga”) avverrebbe a senso unico, a beneficio dell’Ucraina. Se a qualche paese acquirente venisse l’uzzo di inviare armi svizzere alla Russia, mai l’operazione sarebbe autorizzata. La violazione della neutralità è plateale. Sostenere che sarebbe possibile consegnare (per quanto indirettamente) armi ad un paese in guerra e rimanere neutrali è un insulto all’intelligenza dei cittadini. E che nessuno tenti di trovare delle scappatoie tramite vendite circolari, come pretende la Germania. Ovvero: Berlino cede i suoi carri armati a Kiev e poi li riacquista dalla Confederella. E’ chiaro che si tratta di un escamotage.
In prima fila a pretendere l’invio di armi a Kiev ci stanno, ma guarda un po’, i $ocialisti. Quelli che sono contro l’esercito; ma evidentemente solo contro quello svizzero. Quelli che si dichiarano pacifisti, ma adesso si esaltano con carri armati e munizioni. Parlano anche di “vincere la guerra”, naturalmente senza indicare cosa questo vorrebbe dire: magari una bella marcia su Mosca, come sogna qualche alto papavero di Kiev?
Pretese inaccettabili
Ma il vero tema è in realtà un altro: ovvero la calata di braghe davanti alle pressioni estere. Se nel parlatoio federale arrivano mozioni commissionali del piffero che chiedono di togliere il divieto di riesportazione di armi a beneficio di una sola delle parti belligeranti, è perché qualche balivo straniero pretende questo dalla Svizzera. Una pretesa che dimostra totale mancanza di rispetto nei confronti del nostro paese: delle sue caratteristiche, della sua storia, delle sue leggi, della sua democrazia. E i politicanti della casta, invece di mandare questi balivi a scopare il mare, si arrampicano sugli specchi per cercare di accontentarli, infinocchiando il popolazzo. Avanti con le dimostrazioni di servilismo!
Sempre più ONU-dipendenti?
Cosa è successo nel concreto? La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale ha tentato di far approvare due modifiche alla legge sul materiale bellico. Esse prevedono la deroga al divieto di riesportazione di armi in base alle posizioni delle Nazioni Unite. Ah, ecco. Sicché la nostra neutralità dovrebbe dipendere da un organismo sovranazionale inutile e fazioso quale è il bidONU. Quello che addirittura si permette di accusarci di “razzismo sistemico”. Dal bidONU la Svizzera deve uscire! Swissexit! Altro che impegolarsi sempre più!
La mozione di cui sopra era composta di due parti: la prima negativa, la seconda deleteria. Qualcuno ha furbescamente preteso che venissero votate separatamente. Questo perché, in caso di voto unico, l’intera mozione sarebbe stata con buona probabilità spazzata via. E quindi addio “segnale politico”, come vedremo tra poco.
Il trucchetto
La prima opzione prevedeva la deroga al divieto di riesportazione di materiale bellico “in una situazione che il consiglio di sicurezza dell’ONU ha dichiarato, in una risoluzione, contraria al divieto dell’uso della forza secondo il diritto internazionale”.
Un secondo paragrafo prevedeva che, nel caso in cui il consiglio di sicurezza non fosse giunto ad una risoluzione a seguito dell’esercizio del diritto di veto da parte di qualche Paese membro, la bramata deroga sarebbe stata comunque possibile se l’assemblea del BidONU (quindi non più il consiglio di sicurezza) avesse constatato “l’uso della forza contrario al diritto internazionale” con una maggioranza di due terzi.
La prima opzione è stata approvata per 98 voti contro 96 e due astensioni; la seconda è stata respinta con 117 no, 78 sì ed un astenuto.
La Russia è membro del consiglio di sicurezza ONU. Ovviamente eserciterebbe un diritto di veto alla risoluzione necessaria a derogare il divieto elvetico di riesportazione di armi. Che, di conseguenza, resterebbe in vigore. Quindi il sì a questa variante all’atto pratico non sortirebbe grandi effetti. Da parte sua il governicchio federale si è affrettato a dichiarare che, in ogni caso, tale possibilità di deroga sarebbe già “implicita nella legge attuale” (?). Ah, ecco. Sicché la commissione parlamentare avrebbe presentato una mozione per introdurre una regola già in essere? Ma va là.
Tüt a posct, dunque?
Col fischio! Certo: il peggio è stato evitato, con grande scorno dei guerrafondai ro$$i (che infatti hanno sbroccato). Ma non basta. Si può girarla e pirlarla come si vuole, ma quel voto 98 a 96 costituisce l’ennesima spallata alla neutralità. La maggioranza della partitocrazia ha voluto a tutti i costi dare un segnale politico di apertura alla riesportazione di armi verso l’Ucraina. Questo messaggio è deleterio almeno per due aspetti. Da un lato, si tratta come detto di un ulteriore passo sulla via della rottamazione della neutralità. Dall’altro, l’invito ai balivi di UE, USA e NATO è chiaro: i politicanti della Confederella non fanno muro per difendere la neutralità da intromissioni esterne. Ergo, insistete con le pressioni e vedrete che prima o poi (più prima che poi) arriverà la calata di braghe. Come sempre, del resto!
Questo scempio va fermato una volta per sempre! Tutti a firmare l’iniziativa popolare federale per il ritorno alla neutralità integrale! Potete richiedere i formulari scrivendo a meutel@bluewin.ch o chiamando allo 091 973 10 43 (orari ufficio).
Lorenzo Quadri