Basta con le balle: i “valori occidentali”, l’UE non li difende nemmeno in casa propria!

Sotto le cupole federali la partitocrazia –  succube dei balivi di UE, USA e NATO – continua ad arrampicarsi sui vetri nel tentativo di rottamare la neutralità svizzera. 

Nuovo episodio: le geniali pensate degli esponenti del Triciclo nelle Commissioni della politica di sicurezza del parlatoio federale. Costoro mirano ad “allentare” (eufemismo) il divieto di riesportazione di armi acquistate dalla Svizzera. Divieto stabilito dalla legge. Ovviamente gli allentamenti sono a senso unico: ad esclusivo vantaggio dell’Ucraina. L’obiettivo della casta eurolecchina infatti non è in generale “allentare il divieto di riesportazione di armi”. E’ di permettere agli Stati che hanno acquistato materiale bellico dalla Confederella di mandarlo all’Ucraina – e solo a lei. La Russia non entra “ovviamente” in considerazione. Ma neppure altri paesi in guerra. Per ottenere questo risultato, i soldatini si sono inventati grotteschi arzigogoli su risoluzioni ONU e altre fregnacce. Il tutto all’insegna del lavaggio del cervello sui presunti “valori occidentali” dei Paesi potenzialmente riesportatori e, ça va sans dire, dell’Ucraina. Ribadiamo il concetto: i valori dell’Ucraina non sono più occidentali di quelli della Russia, e l’Ucraina non è euro-compatibile. Né dal punto di vista economico, né da quello culturale e nemmeno da quello democratico. Altro che blaterare di una sua adesione all’UE! E’ ora di darci un taglio con questa narrazione farlocca. Che diventa ancora più ipocrita quando a sciacquarcisi la bocca è l’improponibile presidenta della Commissione europea Ursula von der Divano. La fallita e corrotta UE cominci a difenderli in casa propria, i valori occidentali. Invece fa l’esatto contrario. Spiana la strada all’islamizzazione, che costituisce la negazione dei valori occidentali. Cala le braghe davanti agli islamisti, imbesuita dall’ideologia multikulti e woke. Nelle sedi istituzionali dell’Unione europea vengono allestite mostre con Gesù in versione gay e sadomaso: che a Bruxelles comincino a fare la stessa cosa con Maometto, poi ne riparliamo. In Francia, la Sorbona cancella conferenze di studiosi critici nei confronti dei Fratelli Musulmani. E questi sarebbero i paladini dei valori occidentali? Ma andate a scopare il mare!

La fregnaccia

Tornando al tentativo di rottamare il divieto di riesportazione del materiale bellico: è chiaro che la fregnaccia dei “valori occidentali” serve solo come scusa per giustificare l’abbandono di uno dei capisaldi della Svizzera:  ovvero la neutralità. Come sappiamo, Washington ha esercitato pressioni vergognose in tal senso.

E’ il caso di ricordare che gli USA – specializzati in bombardamenti in casa d’altri – all’inizio degli anni Duemila hanno condotto una guerra economica contro la Confederella, che ha portato alla fine del segreto bancario elvetico, a tutto beneficio dei paradisi fiscali a stelle e strisce. Adesso gli States pretendono che la Svizzera autorizzi la riesportazione di armi e che si metta a confiscare, ossia a RUBARE, i soldi dei cosiddetti oligarchi russi, violando le proprie leggi e la propria Costituzione per fare contenti i guerrafondai yankee. E questo sarebbe un paese amico? 

Referendum

Oltretutto, la panna montata sulla riesportazione di materiale bellico è alquanto pretestuosa. Come ha detto di recente l’ambasciatore svizzero a Berlino Paul René Seger, “12mila colpi non cambiano la sorte della guerra”. Non sarebbero in ogni caso le armi che paesi terzi hanno acquistato dalla Confederella a decidere vinti e vincitori in Ucraina.

L’allentamento del divieto di riesportazione di armi dovrà in ogni caso passare dal plenum del parlatoio federale. Se la partitocrazia dovesse confermare la posizione calabraghista delle Commissioni della politica di sicurezza, speriamo vivamente che verrà lanciato un referendum. Così il popolo svizzero potrà, ancora una volta, asfaltare i soldatini della casta svendi-patria. 

L’ultima cappellata

Come ennesima iniziativa per schierare la Svizzera nella guerra in corso, gli uffici presidenziali del Nazionale e degli Stati hanno deciso che Zelensky parlerà in video alle Camere federali nel corso della sessione estiva.

Questa nuova boiata serve solo a screditare ulteriormente la neutralità e a slinguazzare i balivi di UE, USA e NATO. Il presidente ucraino, come minimo, pretenderà soldi ed armi. Ovvero si immischierà nella nostra politica interna, senza averne alcun titolo né diritto. E magari nemmeno si ricorderà di ringraziare la Svizzera per quello che ha fatto finora – e continua a fare – per il suo paese ed i suoi concittadini.  

Riserve auree

Altro che sabotare la neutralità permettendo la riesportazione di armi ed ascoltando estasiati le arringhe di Zelensky. I soldatini della partitocrazia bernese dovrebbero pensare a cancellare le sanzioni contro la Russia: oltre ad essere contrarie alla neutralità, non servono ad un tubo. Fanno più danno a chi le decreta che a chi le subisce. 

A proposito di sanzioni. Si è scoperto che in Svizzera ci sono 7.5 miliardi di franchi di proprietà della Banca nazionale russa. I fondi sono stati bloccati. In questo caso, non trattandosi dei beni di privati cittadini, il governicchio federale sarebbe pronto a considerare una loro confisca.

Il che ci ricorda una cosa: il 30% dell’oro della Banca nazionale svizzera è depositato in Gran Bretagna ed in Canada; paesi in prima linea nella guerra contro la Russia, a manina con gli USA. Chi garantisce che un domani, quale mezzo di pressione nei confronti della Confederella, questi due Stati non decideranno di sequestrare l’oro elvetico? 

Le riserve auree della Svizzera vanno rimpatriate anche per evitare che diventino un ostaggio politico. Lo ha chiesto la Lega nel maggio del 2022 tramite una mozione di chi scrive. Ma, nella sessione speciale del Consiglio nazionale, la partitocrazia ha pensato bene di respingerla. Applausi a scena aperta! 

Lorenzo Quadri