Per il Ticino ci sono in ballo 3000 posti di lavoro e 165 milioni di gettito

In caso di approvazione il Ticino otterrebbe 50 milioni in più di perequazione finanziaria

Sulla Riforma fiscale III per le imprese (Riforma III) gli animi si stanno scaldando. I kompagni  citano cifre di fantasia ed accusano la Riforma III di “svuotare le casse dello Stato” rendendo così  necessari dei tagli – che “naturalmente”, secondo loro, avverranno nel sociale. Ritornello scontato e solito populismo di $inistra. Ma è facile ribattere. A svuotare le casse dello Stato non sarà di certo (se approvata) la Riforma III. A svuotare le casse pubbliche sono i costi dell’asilo, andati completamente fuori controllo. E sono i costi dell’immigrazione nello Stato sociale (traduzione: stranieri che arrivano in Svizzera paese del Bengodi per farsi mantenere). Tutte conseguenze della politica delle frontiere spalancate e del “devono entrare tutti”. Una politica promossa proprio dalla $inistra a suon di ricatti morali e di sistematiche denigrazioni dei contrari. Questo tanto per chiarire chi svuota le casse pubbliche.

Conseguenza del calabraghismo

Inoltre, a rendere necessaria la Riforma III, è la politica della calata di braghe nei confronti di organismi internazionali. Una politica alla quale il Consiglio federale più debole ed inconsistente della storia ci ha da anni abituato.

In nome del servilismo compulsivo, i nostri camerieri dell’UE sono corsi ad adeguarsi alle nuove regole internazionali (?) che vietano i regimi fiscali speciali. Ma proprio la $inistra spalancatrice di frontiere ha sempre voluto che noi si facesse gli zerbini di Bruxelles e compagnia brutta. I kompagnuzzi hanno sempre strillato contro i regimi fiscali speciali non eurocompatibili. Il Consiglio federale ha fatto proprio quello che volevano  P$ e soci, impegnandosi ad abolirli. La Riforma fiscale III è la diretta conseguenza di questa calata di braghe. Se non ci fosse stata la genuflessione, non ci sarebbe stata nemmeno la Riforma III. Per cui, a $inistra di cosa si lamentano?

1.1 miliardi ai Cantoni

La Riforma III persegue un obiettivo molto semplice: evitare che le aziende che non potranno più beneficiare dei regimi fiscali speciali lascino la Svizzera, portandosi dietro armi e bagagli, ovvero gettito fiscale e posti di lavoro. Non stiamo parlando di noccioline. Per quel che riguarda il Ticino, infatti, le società toccate sono 1355, che generano un gettito complessivo di ca 180 milioni di Fr e che garantiscono circa 3000 posti di lavoro. Esse generano il 7,7% del Pil Cantonale. Questi 180 milioni di Fr e questi 3000 posti di lavoro ce li potremo scordare se non offriremo delle alternative ai regimi fiscali speciali quando questi verranno cancellati. Si tratta dunque di trovare delle misure compensatorie, che interesseranno tutte le aziende (questo perché appunto non ci potranno più essere statuti speciali) con lo scopo di scongiurare l’emigrazione di massa di imprese e posti di lavoro.

Con questo obiettivo la  Confederazione tramite la Riforma fiscale III mette a disposizione dei Cantoni degli strumenti – questi ultimi potranno decidere se e come applicarli – accompagnati da un finanziamento di 1,1 miliardi di Fr all’anno. Si tratta, come già scritto su queste colonne, di un paracadute. Infatti, oggetto della votazione del 12 febbraio non è la fine degli statuti fiscali speciali: questa è cosa già decisa. Oggetto della votazione sono le misure accompagnatorie che la Confederazione ha varato per parare il colpo. Si tratta dunque di decidere se vogliamo o no il paracadute.

I kompagni non hanno il piano B

Ma obiettivo della Riforma III non è solo quello di evitare la partenza delle imprese presenti sul territorio, ma anche di attirarne di nuove. Si tratta in particolare di renderci interessanti per le famose attività ad alto valore aggiunto, specie nell’ambito della ricerca e dello sviluppo. Ovvero, proprio per quelle attività con cui tutti si riempiono la bocca perché fa molto chic: però poi alla prova dei fatti c’è chi rema contro per motivi ideologici (gli esponenti del partito delle tasse solo a sentir parlare di alleggerimenti fiscali diventano cianotici).

Eh già: i kompagni (vedi presa di posizione del direttore del DECS Manuele “bisogna rifare il voto del 9 febbraio” Bertoli) dicono che è giusto che cadano i regimi fiscali speciali, che ci vogliono delle misure accompagnatorie per mantenere i posti di lavoro; ma non quelle proposte dalla Riforma III. Certo che bisogna attirare le imprese ad alto valore aggiunto, dice ancora la $inistra, ma con incentivi di altro tipo. Questo, cari kompagni, è il solito festival del benaltrismo. Non va bene niente, bisogna sempre fare “ben altro”! Ma cosa in concreto? Boh! Gli oppositori della Riforma III non lo sanno. Perché non hanno alcun piano B. E poi a $inistra hanno ancora la “lamiera” di proporsi come unica forza politica credibile? Ma va là…

Non ci sono molti dubbi

La realtà è semplice. Certo che nel breve termine con la Riforma III delle imprese ci sarà un calo del gettito fiscale, che si spera poi di recuperare attirando nuove società: vorrà dire che, per farvi fronte, si taglierà sui finti rifugiati, sugli stranieri in assistenza e sugli aiuti all’estero. Ma senza Riforma III non solo ci sarà un calo del gettito assai più importante, ma pure un’emorragia di posti di lavoro. Dire Sì alla Riforma III ha un costo; dire No ha un costo molto più alto. Non paiono dunque sussistere molti dubbi su quale delle due opzioni sia la meno peggio.

Vantaggi perequativi

Se approvata, la Riforma III comporterebbe un altro effetto positivo interessante: al nostro Cantone spetterebbero 50 milioni  di franchetti in più di perequazione. Non perché il Ticino ne verrebbe impoverito, ma perché i calcoli sulla forza finanziaria diventerebbero più aderenti alla realtà.

Il Ticino ha sempre contestato l’inconsistenza della presunta “ricchezza” che ci penalizza in ambito di contributi perequativi. Il nostro Cantone si trova sempre a cavallo tra i cantoni paganti e quelli riceventi: a seconda dell’anno riceve qualcosina, ma a volte deve addirittura pagare. Il Canton Berna, invece, si cucca più di un miliardo di contributi perequativi. La Riforma III fornisce anche l’occasione di riportare un po’ di realismo in questi contorti calcoli. Ma, se viene trombata, una correzione a nostro vantaggio dei bislacchi meccanismi della perequazione federale ce la leviamo dalla testa per un bel pezzo. Vogliamo gettare a mare questa occasione?

Lorenzo Quadri