Il Consiglio federale ha di nuovo calato le braghe, e adesso bisogna limitare i danni
Votare Sì ha un costo; votare No ha un costo molto più elevato. In Ticino ci sono 3000 impieghi a rischio!
Sulla Riforma III della fiscalità delle imprese (Riforma III) a $inistra si sta montando la panna ad oltranza. Chiaro: nel partito delle tasse, solo a sentir parlare di alleggerimenti fiscali, parte l’embolo.
La campagna contro la Riforma III è un’operazione di marketing politico del P$, fatta con cifre farlocche. Ma a $inistra non hanno alcuna proposta alternativa. Dicono Njet pensando che sia pagante elettoralmente. E oltretutto hanno ancora la lamiera di tirare in ballo il ceto medio: proprio loro, che il ceto medio l’hanno sempre flagellato con nuove tasse e balzelli, per creare una burocrazia sempre più costosa ed invasiva e per mantenere tutti gli immigrati nello stato sociale ed i finti rifugiati con lo smartphone (quelli che “devono entrare tutti”).
Conseguenza della politica di $inistra
La Riforma fiscale III non è piovuta dal cielo: è arrivata perché il Consiglio federale, come suo solito, si è affrettato a calare le braghe, neanche le avesse piene di formiche rosse, davanti alle nuove regole internazionali che non permettono i regimi fiscali speciali per le società attualmente in vigore in Svizzera. Diversamente detto, la Riforma III è arrivata perché il Consiglio federale ha fatto esattamente ciò che la $inistra ha sempre voluto: genuflessione ad ogni e qualsiasi diktat in arrivo dall’estero. Bisogna aprirsi! Bisogna rottamare le specificità elvetiche! Bisogna diventare uguali agli stati eurofalliti! E adesso che ai cittadini viene presentato il conto di questa politica di $inistra, ecco che i kompagni si mettono a starnazzare? Troppo comodo. E anche molto ipocrita.
Ticino: a rischio 3000 impieghi
Se il Consiglio federale non avesse calato le braghe per l’ennesima volta, non ci sarebbe stato bisogno di nessuna Riforma III. Ma visto che le ha calate, occorre limitare i danni e fare di necessità virtù. La Riforma III è proprio questo: un intervento di riduzione del danno. O, come già scritto su queste colonne, un paracadute.
Qual è il danno da ridurre? Presto detto. In Ticino le società che attualmente beneficiano degli “abolendi” regimi fiscali speciali sono 1355. Esse garantiscono:
- un gettito fiscale di circa 180 milioni di Fr;
- il 7,7% del PIL
- 3000 posti di lavoro.
Se la Riforma III delle imprese verrà respinta, la conseguenza sarà la caduta dei regimi fiscali speciali senza alcuna misura di compensazione. Le aziende che di questi regimi beneficiano, in genere molto mobili, faranno in fretta a partire per altri lidi. Ciò significa che i 180 milioni di gettito ed i 3000 posti di lavoro sono fortemente a rischio.
Ma la Riforma III mira anche a rendere il Ticino più attrattivo per quegli insediamenti ad alto valore aggiunto, specie nella ricerca e nello sviluppo, che tutti dicono di volere ($inistra in primis) perché fa tanto radikalchic. Quando però si tratta di passare al dunque, la storia cambia…
Il No costa assai più del Sì
Nessuno lo nega. Almeno sul breve termine, la Riforma III avrà un costo in termini di minori entrate nelle casse pubbliche. Tuttavia su tempi più lunghi permetterà di preservare l’attrattività fiscale della piazza economica svizzera. E quindi i posti di lavoro nel nostro Paese. Ed il lavoro è la prima priorità.
Se votare sì alla Riforma III avrà un costo, Votare No avrà un costo molto più alto. Non solo sul breve termine. Anche e soprattutto sul medio e sul lungo. E i kompagni che la avversano con toni apocalittici non hanno alcuna proposta alternativa.
Scegliamo dunque il “meno peggio” e votiamo Sì il prossimo 12 febbraio.
Lorenzo Quadri