I migranti inviano ogni anno svariati miliardi di franchetti nei paesi d’origine

Se il Belpaese può, perché noi non potremmo?

Ma guarda un po’. Finalmente si comincia a parlare di rimesse. Che non sono i garage, ma sono i soldi che gli immigrati in Svizzera mandano nel paese d’origine. Curiosamente, il tema è stato sollevato la scorsa domenica dal Caffè della Peppina.

L’ammontare delle rimesse è assai difficile da calcolare. Per la Svizzera si parla di oltre otto miliardi all’anno, ma alcune stime indicano una cifra doppia. Su una cosa sono tutti d’accordo: la somma cresce. E, visto che si parla di una barcata di soldi, la cosa non può lasciare indifferenti.

Due questioni

Le rimesse pongono almeno due interrogativi.

  • Questi soldi che i migranti inviano al natìo paesello, sono frutto del lavoro o provengono da aiuti sociali? Se si stratta di soldi guadagnati, evidentemente, i proprietari li possono mandare a chi più gli aggrada. Ma se sono invece soldi delnostro Stato sociale, è evidente che bisogna intervenire, ovvero che bisogna tagliare i sussidi.
  • I miliardi fatti “espatriare” sfuggono al nostro circolo economico, in quanto verranno spesi all’estero. E allora, non sarebbe forse il caso di gravarli con una modesta tassa per far rimanere qui qualche soldino? Il Belpaese, ad esempio, ha di recente introdotto una tassa sulle rimesse dell’1.5%. Perché la Svizzera non potrebbe fare la stessa cosa?

Atto parlamentare

Le due questioni sono state sollevate da chi scrive all’indirizzo del Consiglio federale, tramite atto parlamentare. Inutile dire che la risposta è stata un njet su tutta la linea, condita dalle consuete fregnacce politikamente korrette. Tagliare i sussidi agli stranieri? Non sia mai! Dobbiamo continuare ad essere il paese del Bengodi per tutti, tranne che per gli svizzeri! Inoltre, indagare sulla provenienza delle rimesse sarebbe “troppo complicato”! Quanto alla proposta di introdurre una modesta tassa: “Sa po’ mia! E poi ci vuole una base costituzionale…”.

Fregnacce di comodo

Ohibò, qui c’è gente che sta davvero passando il limite. “Sa po’ mia” una fava: se l’Italia può, possiamo anche noi. Quanto alla base costituzionale mancante: è il colmo! Proprio i camerieri dell’UE che buttano nel water la Costituzione per inginocchiarsi davanti ai loro padroni di Bruxelles (vedi la rottamazione del “maledetto voto” del 9 febbraio, vedi la calata di braghe davanti al Diktat disarmista in votazione oggi) quando fa comodo a loro pretendono di nascondersi dietro la Carta fondamentale.

Tanto per cominciare, se la base costituzionale per tassare le rimesse manca, nulla impedisce di crearla. Inoltre, è il caso di ricordare che il canone radioTV più caro d’Europa è stato trasformato in un’imposta SENZA uno straccio di base costituzionale. Per cui, cari signori “ministri”, certe fanfaluche le andate a raccontare a qualcun altro!

Avanti con la tassazione delle rimesse! E’ ora di piantarla con l’accanimento nei confronti degli svizzeri, mentre ai migranti viene applicato ogni tipo di trattamento di favore per paura di venire tacciati di “razzismo e xenofobia”.

Lorenzo Quadri