Sul “dopo 7 dicembre” circolano le teorie più inquietanti. Dalla padella alla brace?

Il prossimo 7 dicembre il parlatoio federale dovrà nominare due nuovi membri del governicchio: un UDC (al posto di Ueli Maurer) ed un P$ (in sostituzione di Simonetta Sommaruga). Non capita tutti i giorni ma ci sono dei precedenti, anche recenti (Viola Amherd e la Ka-Ka-eS vennero elette in contemporanea).

A Berna, come in Ticino, salta all’occhio la cadregopoli del P$, con i due co-presidenti che vanno avanti a suon di Diktat. Il P$ (Partito Sessista) ha deciso che a Sommaruga deve subentrare una donna. Ormai i kompagni sono talmente imbesuiti dall’ideologia “gender” e dal femminismo isterico ed androfobo che le persone vengono ridotte al loro genere. Tutto il resto – capacità, competenze, esperienza, provenienza regionale,… – conta zero. Poco ma sicuro che  al prossimo giro i $inistrati pretenderanno di presentare solo esponenti LGBTQVattelapesca.

Il meno peggio

I vertici del P$ vogliono solo candidate al CF donne ma, in una logica del “meno peggio” (l’unica possibile trattandosi di $inistra) il “meno peggio” risulta essere un uomo: il senatore zurighese Daniel Jositsch, ovvero colui che si è autoproposto. Già l’aver sfidato la co-presidenza nazionale del partito, estremista ed intollerante, gioca a suo favore. Vedremo dunque se Jositsch arriverà fino in fondo, portando la propria candidatura davanti all’Assemblea federale (e in quel caso il voto leghista l’avrà), o se invece da qui al 7 dicembre mollerà le braghe.

Il walzer delle cadreghe

Al rimpasto nel governicchio seguirà l’attribuzione – rispettivamente riattribuzione – dei Dipartimenti. Si tratta di una decisione interna al CF, che verrà presa tramite voto a maggioranza. Sugli scenari che si potrebbero verificare, la fantasia di giornalai e politologi si è scatenata.

Il primo a poter formulare una preferenza sarà il kompagno Berset, per anzianità di servizio (è in carica da 11 anni). Visto che la durata di un “ministro” è di 12, al massimo 13 anni (i 14 del buon Maurer sono un’eccezione) pare piuttosto improbabile che vorrà cambiare settore solo per un paio d’anni. Oltretutto, il suo Dipartimento dell’Interno, assieme alle Finanze e al DATEC, è considerato di “serie A”. Economia, Esteri e Giustizia sono invece ritenuti di serie B mentre il Militare è la Peppa Tencia.

E’ vero che il “diversamente irsuto” Alain nella gestione della pandemia di stramaledetto virus cinese ha commesso cappellate a raffica, prontamente imboscate dalla stampa di regime (se Berset fosse stato di “destra”, poco ma sicuro le cose sarebbero andate in modo assai diverso); ma è ben poco verosimile che intenda gettare la spugna per questo motivo. Significherebbe, oltretutto, riconoscere di aver toppato.

Lo scambio impossibile

Eppure, Oltregottardo c’è chi ipotizza uno scambio di dipartimenti tra Berset ed il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR. Questa sarebbe davvero una boiata di proporzioni epiche.

Dal profilo Berset: il passo dall’Interno agli Esteri (DFAE) costituirebbe un declassamento de facto. Lo compì il suo predecessore, il PLR Didier Burkhaltèèèr (qualcuno se lo ricorda ancora?). E venne letto come una fuga. Inoltre: l’unico dossier importante del DFAE è quello relativo ai rapporti con la fallita UE. E’ dunque chiaro che questo Dipartimento non può andare all’esponente di un partito che ancora di recente ha ribadito di volere l’adesione della Svizzera alla DisUnione europea, contro la volontà popolare.

Dal profilo Cassis: che il “medico italiano” voglia smammare dal DFAE è possibile, dal momento che vi si è impantanato (altro che “tasto reset”). Tuttavia un suo passaggio agli Interni è improponibile. Ricordiamo infatti che prima di venire eletto nel governicchio federale, l’Ignazio di lavoro faceva il lobbista dei cassamalatari. E qualcuno immagina che sia sostenibile piazzare un (ex) lobbista dei cassamalatari nel Dipartimento chiamato, in teoria, a scontrarsi con i cassamalatari? Ci sarebbe da ridere; anzi da piangere.

Assalto alla cassa?

Con la partenza di Maurer l’Udc perderebbe le Finanze (DFF), dunque un dipartimento di serie A. Non si può escludere che il democrentrista superstite, ovvero Parmelin, tenterà di accaparrarselo per tenerlo “in casa”. E’ infatti assai inverosimile che dipartimenti del peso di quelli liberati dall’Ueli e dalla kompagna Simonetta (Finanze e DATEC) verranno concessi ad una new entry.

C’è chi sostiene che le Finanze farebbero gola pure a Berset. Anche questa opzione pare poco realistica. Primo, perché – come scritto sopra – il kompagno Alain rimarrà in governicchio ancora solo un paio di anni, e secondo perché il DFF ad un esponente del P$ (partito dello spendi e tassa)… anche no.

Si dice che pure la liblab Ka-Ka-eS starebbe tentando di allungare la mani sul DFF. Qui si porrebbe un problema di altra natura. Il PLR, con due Consiglieri federali, è sovra-rappresentato in governicchio per rapporto alla sua forza elettorale. Papparsi un Dipartimento di prima grandezza sarebbe ingordigia inopportuna. E si sa che chi troppo vuole…

Una Ka-Ka-eS ministra delle Finanze costituirebbe un’accresciuta minaccia per Cassis. Fornirebbe argomenti in più a chi vuole togliergli la cadrega. I Verdi-anguria avrebbero gioco facile nel rimarcare che il PLR è già servito con un Dipartimento di serie A; quindi, cosa vuole ancora? Tra parentesi: il  Mattino non è certo un fan del “medico italiano”. Ma è evidente che un Verde-anguria sarebbe ancora peggio!

La Peppa Tencia

Chi di sicuro tenterà il “cambio di classe” sarà l’uregiatta Viola Amherd (Viola chi?). La sua predecessora, Doris Leuthard, guidava il DATEC: ovvero un “superdipartimento” (a più riprese si è parlato di una sua scissione) che permette a chi lo dirige di incidere in modo concreto sulla politica nazionale. Lo abbiamo visto, in negativo, con la kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga. Un Dipartimento di questo tipo può avvantaggiare elettoralmente il partito del titolare. Gli uregiatti, con l’uscita della Doris dall’esecutivo e l’arrivo di Amherd, sono passati dal Dipartimento più ambito a quello che nessuno vuole. Questo è un problema per il partito, che si vede privato di una spinta elettorale. Niente di più facile che la Viola tenterà di rifilare la Difesa al nuovo “ministro” Udc, richiamandosi all’affinità politica e anche ad una certa consuetudine: sia Maurer che Parmelin hanno fatto la “gavetta” lì. Ma anche loro, alla prima occasione si sono accasati altrove.

Un barlume di speranza

Insomma, le variabili sono tante. Il totoministri potrebbe andare avanti a lungo. Il Mago Otelma avrebbe materia su cui sbizzarrirsi. Noi, più modestamente, speriamo solo di non cadere dalla padella alla brace dopo il rimpasto in governicchio.

Il fatto che con ogni probabilità il DATEC non sarà più in mano alla $inistra climatista, tassaiola ed odiatrice degli automobilisti (è improbabile che Berset lo rivendichi, ed è escluso che venga affidato ad una “new entry”)  costituisce  senz’altro un passo avanti. Che speriamo non verrà però annullato da altri, gravosi, passi indietro!

Lorenzo Quadri