La lezione del virus cinese: ridurre drasticamente la dipendenza da lavoratori stranieri
Ma la partitocrazia triciclata vorrebbe andare avanti a far entrare tutti, come se non fosse successo niente!
Come appare evidente, il maledetto virus cinese ha colto i governi mondiali impreparati. Il governicchio federale non ha certo fatto meglio di altri.
Le avvisaglie della pandemia circolavano da tempo. Vedi i precedenti della MERS (2012) e dalla SARS (2002).
La fortuna è stata (e solo di fortuna si tratta, non c’è alcun merito) che i due morbi testé citati, per quanto assai più letali del covid19, fossero molto meno contagiosi. Fossero stati contagiosi uguali, avrebbero fatto impallidire le epidemie di peste del Trecento.
Flop della sanità svizzera
La situazione cinese sul fronte covid19 era nota al più tardi dalla fine dello scorso anno. La sanità svizzera, quella che costa 85 miliardi di Fr all’anno, quella dai premi di cassa malati sempre più inabbordabili, non è riuscita nemmeno a fornire sufficienti mascherine a tutti. E non è in grado di farlo nemmeno adesso. Per non parlare dei test.
Se tutti avessero portato da subito la mascherina, il contagio sarebbe stato efficacemente inibito.
Il gruppo Visegrad
Nell’Europa dell’Est, i numeri della pandemia (contagi, decessi) sono assai inferiori ai nostri. Perché? Perché i paesi del cosiddetto “gruppo Visegrad” hanno CHIUSO LE FRONTIERE per tempo. Naturalmente venendo infamati dai soliti funzionarietti da tre e una cicca incadregati a Bruxelles: ma questo è solo un ulteriore motivo vanto. Invece il kompagno Berset viene ancora a blaterare che il virus non si ferma al confine e che indossare la mascherina non serve. Sveglia kompagno, lo sapevano già ai tempi della spagnola, 102 anni fa, che bisogna mettere la mascherina!
A proposito: la mascherina è così inutile che sempre più Paesi e regioni ne stanno decretando obbligatorietà. Ultimo in ordine di tempo il Piemonte, che ha annunciato la distribuzione alla popolazione di 5 milioni di mascherine entro maggio. E noi?
La storia insegna
La casta, con la sua inettitudine, ha impestato il Paese. Nel Trecento, Milano riuscì a contenere i danni della peste chiudendo i confini. Non ci voleva un premio Nobel della medicina per rendersi conto che, in caso di epidemia, CHIUDERE LE FRONTIERE è una delle poche soluzioni possibili. E che mantenerle aperte non è solo scellerato: è criminale.
Ma naturalmente, davanti alle richieste di quarantene e di chiusura dei confini, la casta strillava isterica al razzismo. Perché ormai non sa fare altro.
Non ci siamo!
I camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno trasformato il Ticino nella Lombardia della Svizzera. Risultato: il Ticino ha dovuto introdurre un lockdown deleterio per le attività economiche. Adesso che i contagi in Ticino calano (tocchiamo ferro) mentre nella zona di Varese aumentano, i camerieri dell’UE cosa fanno? Riaprono i valichi!
Non ci siamo. Le attività economiche che possono essere svolte in sicurezza devono ripartire. Non avrebbero nemmeno dovuto essere fermate, dal momento che non comportano rischi di contagio. L’economia deve ripartire, ma con personale residente. I frontalieri “indispensabili” entrano solo previo controllo sanitario. Di padroncini, poi, non ne deve più arrivare nemmeno uno. E, va da sé, niente spesa in Italia.
Chi, approfittando della devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, ha assunto frontalieri invece di ticinesi, e quindi si è reso di proposito dipendente dall’estero perché così gli conveniva, adesso si attacca al tram. La ricreazione è finita.
Impestati dalla Lombardia
Ne abbiamo piene le scuffie anche di sentir parlare di coordinamento con la Lombardia. Addirittura, un medico d’oltreramina, intervistato da un portale, vorrebbe costringere i ticinesi a stare chiusi in casa con i militari davanti alla porta (sic!).
Costui ha avuto la faccia di lamiera di esprimere preoccupazione perché – dato che in Ticino vige, e per fortuna, una clausura meno rigida di quella italica – i frontalieri potrebbero contagiarsi da noi.
Ah, ecco! Noi siamo stati impestati dalla Lombardia, mica da Wuhan! Però adesso gli untori saremmo noi? E questo mentre in Ticino i contagi scendono, ma a Varese salgono?
Ripartire con molti meno frontalieri
Ticino e Lombardia non devono affatto essere un tutt’uno: i politicanti della casta spalancatrice di frontiere prendano ben nota. Già, perché questi politicanti, imbesuiti dall’ideologia internazionalista e sovranofoba, pretendono di tornare a far entrare tutti, come se non fosse successo niente! E la ciofeca delle “stesse regole al di qua ed al di là del confine” serve solo a tale scopo!
Eppure la lezione dello stramaledetto virus cinese è chiara anche ad un bambino: dobbiamo ridurre drasticamente la dipendenza da lavoratori frontalieri. In prima linea, è ovvio, nei settori strategici. Ma non solo. La sfida sarà ripartire sì, ma con molti meno frontalieri. Il numero di permessi G dovrà scendere. Cancellare la libera circolazione delle persone, che è uguale alla libera circolazione dei virus! Swissexit!
La conclusione è semplice. La minaccia del terzo millennio, è ormai evidente, sono le pandemie. E, per salvarsi il pelotto durante una pandemia, bisogna essere in grado di chiudere le frontiere. Tutto il resto, come diceva qualcuno, è noia.
Lorenzo Quadri