Col naso in mezzo alla faccia. Così devono essere rimasti, leggendo l’intervista alla Consigliera federale Eveline Widmer Schlumpf sul Corrierone di giovedì, tutti i nemici del blocco del 50% (!) dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. Parliamo in particolare del partito $ocialista, del Plr, della maggioranza della Deputazione ticinese alle Camere federali, della presidente del governicchio cantonale, dei buonisti-legalisti-politikamente korretti. In sostanza, di tutti coloro che hanno avuto parole di vituperio per la decisione di bloccare i ristorni, paventando chissà quali catastrofi e soprattutto evidenziando l’inaccettabile strappo nei confronti della Confederazione, che non avrebbe mancato di avere pesanti (!) conseguenze, e blablabla. Parole di vituperio che hanno in realtà un solo motivo: il blocco dei ristorni è una misura voluta e realizzata dalla Lega, e alla Lega non bisogna MAI dare ragione.

E invece, sorpresa! Ecco che, nell’intervista citata, Widmer Schlumpf, esprimendosi sul blocco dei ristorni, dichiara: «Non abbiamo nulla da rimproverare al Ticino, ogni Cantone ha il diritto di difendere i propri interessi come crede più opportuno». In seguito la ministra delle Finanze diventa ancora più esplicita, ciò che deve aver provocato non pochi travasi di bile alle persone sopra elencate: «La decisione del Ticino non ha certamente avuto un impatto negativo, anzi, direi che ha dato una spinta al dossier».

                                                                  

La Lega e il Mattino avevano ragione

Difficile essere più chiari di così. Il messaggio è lampante: il Ticino ha fatto bene a bloccare i ristorni, senza il blocco non sarebbe successo assolutamente nulla. Eh sì, perché Widmer Schlumpf, pur esprimendosi in maniera inequivocabile sul blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, glissa sul comportamento del Consiglio federale nella guerriglia che ormai da anni il ministro italiano Tremonti conduce, avendo inspiegabilmente mano libera per farlo, contro il Ticino. Il blocco dei ristorni non ha «dato una spinta al dossier» ma ha fatto assai di più. Senza di esso, infatti, non sarebbe accaduto propria nulla. E il Consiglio federale mai si sarebbe seriamente chinato sul problema dei ristorni, da legare alla stipula di un accordo sulla doppia imposizione con l’Italia con termini decenti. In effetti almeno finora la stessa conoscenza del problema a livello federale era a dir poco vaga, se non nulla: nessuno se ne interessava, come spesso accade per le questioni che riguardano il Ticino, prese sistematicamente sotto gamba quando non addirittura negate (vedi libera circolazione delle persone, vedi black list) da Berna.

La conclusione, dunque, è che la Lega e il Mattino, ancora una volta, l’ennesima, avevano ragione. Ricordiamo che un paio di mesi fa il Consiglio federale aveva detto, rispondendo ad un’interrogazione, che sui ristorni non si trattava. Adesso si tratta. Grazie a chi? Alla Lega e al Mattino. Non c’è ombra di dubbio che, a seguito dello “strappo”, avvenuto fin troppo tardivamente, la posizione del Ticino si è rafforzata. Sia nei confronti dell’Italia che in quelli di Berna. Altro che indebolire la posizione del Ticino, come ha dichiarato improvvidamente la presidente della deputazione ticinese alle Camere federali. Se c’è qualcuno che ha indebolito la posizione del Ticino, questa è stata semmai la deputazione medesima, espressasi a grande maggioranza contro il blocco dei ristorni. Con un’unica eccezione: il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri.

Lorenzo Quadri