Il presidente italiano Napolitano non vuole venire in visita ufficiale in Svizzera a causa del blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. A parte che la mancata visita del presidente della Repubblica italiana di sicuro non ci toglie il sonno, anzi, quest’ultimo – o chi gli consiglia simili prese di posizione – dovrebbe interrogarsi sul perché si è giunti a quel blocco. Esso è infatti la conseguenza degli attacchi italiani alla Svizzera, attacchi che hanno l’obiettivo di nuocere alla nostra piazza economica e finanziaria. Dai fiscovelox alle liste nere dei paradisi fiscali, dagli spioni della Guardia di finanza all’additamento al pubblico ludibrio europeo, dalle accuse di essere un paradiso fiscale ai paragoni con la grotta di Alì Babà: i nostri vicini a Sud non si sono fatti mancare nulla. E tutto questo, caro presidente Napolitano, è stato messo in atto nei confronti di uno Stato che dà lavoro a 54mila frontalieri italiani, e a svariate migliaia di padroncini. Tutte persone che, senza la Svizzera, non avrebbero di che mangiare. Loro e i loro familiari.
A ciò va aggiunto che, indipendentemente dai problemi internazionali tra Svizzera ed Italia, un tasso di ristorno al 38.8% non è comunque più dovuto. Infatti, questo tasso è stato fissato prima (molto prima) dell’entrata in vigore della libera circolazione delle persone. Esso presupponeva il rientro quotidiano a domicilio dei frontalieri. Infatti quando, una decina di anni dopo la stipula dell’accordo, ci si rese conto che non tutti i frontalieri rientravano al domicilio ogni sera, il tasso di ristorno, inizialmente fissato al 40%, venne portato al 38.8%.
Con la libera circolazione delle persone l’obbligo di rientro quotidiano è venuto a cadere e con esso le basi del tasso di ristorno al 38.8%. A questo punto l’unico termine di paragone è il solo accordo concluso in regime di Bilaterali, ossia quello con l’Austria, il quale come noto prevede un tasso di ristorno del 12.5%.
E’ poi opportuno ricordare ai nostri vicini a sud che gli Accordi di Schengen, di cui sono firmatari, prevedono quanto segue: non sono ammessi controlli sistematici sulle persone per il solo fatto che varcano il confine.
Allora i nostri vicini a sud ci potranno anche spiegare cosa sono i fiscovelox, se non proprio dei controlli svolti su delle persone per il solo fatto che varcano il confine. Quindi, i fiscovelox sono contrari agli Accordi di Schengen. E il Consiglio federale, invece di pretendere che tali accordi vengano rispettati solo da noi in maniera unilaterale ed autolesionistica, dovrebbe cominciare ad intervenire sui nostri vicini che, invece, non li rispettano.
La Svizzera e di conseguenza (ed in prima linea) il Ticino è dunque da tempo oggetto di attacchi italiani che sono illegali ed inoltre denotano una scandalosa ingratitudine nei confronti di uno dei principali datori di lavoro di cittadini italiani.
Il rifiuto del presidente della Repubblica italiana – che, ribadiamo, di sicuro non ci toglie il sonno – è dunque, oltre che fuori luogo, oltremodo puerile. Da parte della più alta carica dello Stato a noi vicino ci si sarebbe potuti legittimamente attendere un comportamento più consapevole delle circostanze e soprattutto di ciò che le ha provocate. Ma evidentemente si preferisce ignorare i fatti (anche i più ovvi) – o fare finta di ignorarli.
Lorenzo Quadri