Dopo essere stata giustamente bastonata dai colleghi sull’eliminazione del segreto bancario anche per gli svizzeri, la ministra del 5% (dopo le elezioni cantonali bernesi del 3%) Widmer Schlumpf ha dovuto fare retromarcia anche su un suo altro cavallo di battaglia, usato ed abusato per giustificare la volontà della consigliera federale non eletta di non denunciare la Convenzione con l’Italia sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, che da 40 anni danneggia il Ticino. Ossia la tesi secondo cui una denuncia dell’accordo sui ristorni porterebbe automaticamente alla decadenza anche della convenzione sulla doppia imposizione. Quest’ultima è nell’interesse di entrambi i paesi, non certo della sola Svizzera: perché l’Italia di sicuro di regali non ce ne fa (siamo solo noi a farne a lei, venendo puntualmente ricompensati a pescioni in faccia).
Sicché, rispondendo ad un’interpellanza del sottoscritto, il Consiglio federale smentisce di nuovo la ministra del 5% e dichiara che in effetti la decadenza di una convenzione non comporta in automatico anche la fine dell’altra, ma questa potrebbe semmai essere una conseguenza di tipo politico. Non è chiaro per quale motivo l’Italia dovrebbe prendere una decisione di questo tipo danneggiando se stessa; ma questo è un altro discorso.
Fin qui la “bella” notizia – perché ogni sconfessione della catastrofica Widmer Schlumpf, marionetta al servizio dei $ocialisti cui deve la cadrega che occupa contro la volontà popolare è una bella notizia – ma poi la musica cambia. Ed infatti il Consiglio federale ribadisce di nuovo di non avere alcuna intenzione di indennizzare il Ticino per il fatto che il nostro Cantone, da ormai 40 anni, paga per tutta la Svizzera il prezzo degli accordi con l’Italia. La scusa è sempre la stessa, ossia che “manca la base legale”. Domanda da un milione: e chi dovrebbe proporre la base legale? Sempre il Consiglio federale. Che però non si sogna di farlo. Alle mozioni con cui veniva esplicitamente invitato ad attivarsi per colmare la lacuna da lui stesso evidenziata, il governo ha sempre risposto njet. Dimenticandosi pure, ed emerge dai polverosi verbali anni Settanta delle camere federali, che ai tempi dell’introduzione dei ristorni ci si rendeva conto benissimo che il Ticino avrebbe pagato per tutti; di conseguenza era stata promessa una compensazione. Che mai arrivò.
Quindi la storia della mancanza di base legale è solo una debolissima scusa del Consiglio federale per continuare a giustificare un trattamento del Ticino alla stregua di “Quantité négligeable”.
Lorenzo Quadri