La situazione attuale è un’intollerabile e costosissima presa per i fondelli per il Ticino ed i Ticinesi
Si ritorna a parlare di blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, ed era ora.
In effetti l’errore è stato quello di sbloccarli. Non ci voleva una scienza per rendersi conto che la vicina Penisola, accampando la scusa del vorticoso susseguirsi di governi non eletti (che ovviamente è ben lungi dall’essere terminato), nelle trattative con la Svizzera sarebbe rimasta ai piedi della scala.
La Svizzera, senza ottenere nulla in cambio da nessuno ed in particolare dalla vicina Penisola, grazie alla ministra del 5% Widmer Schlumpf – che, ogni giorno che passa, si dimostra sempre più una calamità per il paese – ha continuato a svendere senza ritegno la propria piazza finanziaria, ossia una delle proprie principali risorse, capitolando su tutta la linea.
Gli unici ad applicare…
Il “placet” apposto dal Consigliere federale PLR Schneider Ammann, quello che (non) paga le tasse sull’isola di Jersey, alla dichiarazione dell’OCSE sullo scambio automatico di informazioni è l’ennesimo atto di deleterio autolesionismo. Perché è chiaro che, ancora una volta, gli svizzerotti fessi applicheranno (se ratificati definitivamente) gli accordi alla lettera, mentre tutti gli altri se ne fregheranno e/o li aggireranno. Le principali testate giornalistiche statunitensi, tanto per fare un esempio, della dichiarazione OCSE nemmeno hanno parlato (o, se l’hanno fatto, è stato solo per sottolineare l’ennesimo cedimento elvetico). Se non ne hanno parlato, è per un motivo preciso: gli States non intendono, semplicemente, adeguarsi.
L’Italia ne approfitta
Il fatto che la Svizzera abbia calato per l’ennesima volta le braghe perché “la controparte è più forte” e quindi si cede su tutta la linea – avessero i nostro antenati seguito simili modalità il nostro Paese nemmeno esisterebbe – ha portato solo vantaggi senza contropartita a quegli Stati, e/o comunità internazionali, che da alcuni anni ci hanno dichiarato guerra economica.
Tra questi l’Italia, che però continua ad approfittare della devastante libera circolazione delle persone, utilizzando il Ticino come ammortizzatore della propria catastrofica situazione occupazionale (a Varese un giovane su due non ha lavoro) facendoci invadere da frontalieri e padroncini. Naturalmente questo non comporta alcun riconoscimento, anzi. Le opere infrastrutturali transfrontaliere, vedi AlpTransit, vedi trenino dei Puffi Stabio-Arcisate, non vengono fatte. Solo l’uregiatta Doris Leuthard può credere alle promesse da marinaio di un ministro dei trasporti italico che tra l’altro nemmeno sa se in autunno avrà ancora la cadrega.
E, soprattutto, la Svizzera rimane inserita sulle black list illegali italiane. Però Berna continua allegramente a rispettare una convenzione vecchia di quarant’anni, che non ha alcuna ragione di esistere, sui ristorni delle imposte dei frontalieri. Ma chissenefrega: tanto la convenzione danneggia solo il Ticino e figuriamoci se Berna rischia di fare “uno sgarbo” all’Italia per tutelare il nostro Cantone… L’Italia è più forte del Ticino per cui, secondo la logica del servilismo entrata nel quotidiano del Consiglio federale, la situazione è chiarissima. Come se non bastasse, disdire la Convenzione non sarebbe neppure uno sgarbo all’Italia, visto che quest’ultima avrebbe tutto da guadagnarci dall’abolizione del privilegio fiscale per i frontalieri. Ma questo è un altro discorso.
Il soldino e due panini
Il colmo è che la Convenzione sui ristorni dei frontalieri, tutt’ora in essere, è stata sottoscritta dalla vicina ed ex amica Penisola in cambio del riconoscimento del segreto bancario elvetico. E qui la contraddizione è stridente – ma evidentemente a Berna né la consigliera federale non eletta né i suoi tirapiedi ci arrivano. Ma come: l’Italia firma una Convenzione in cui riconosce il segreto bancario e poi mette la Svizzera su una lista nera illegale a causa del segreto bancario, ma ciononostante continua ad approfittare senza pudore dei vantaggi della Convenzione, oltretutto senza nemmeno ottemperarne gli obblighi? Insomma, neanche il soldino e il panino; qui siamo al soldino e due panini. Quale controparte potrebbe tollerare una situazione del genere? Nessuna. Solo la Svizzera. Una tolleranza così insensata che nelle redazioni del quotidiano Repubblica (che non è propriamente il bollettino parrocchiale di Usmate Carate) sono convinti che la Confederazione abbia bloccato il versamento dei ristorni.
A ciò si aggiunge l’ultima puntata. Quella citata in apertura. Ossia l’ulteriore calata di braghe del Consiglio federale in materia di segreto bancario che di fatto è stato smantellato. Ma la Svizzera rimane sulla lista nera illegale italica.
Blocco indispensabile
Contro ogni evidenza, la ministra del 5% rottamatrice della Svizzera, in carica contro la volontà popolare a seguito di un vergognoso inciucio P$-PPDog (ricordarsene alle elezioni), non ne vuole sapere di disdire la Convenzione del 1974.
Il Ticino dunque, secondo l’illuminata signora, deve continuare a smenarci 60 milioni di entrate fiscali all’anno. Per fare un favore a lei ed alla sua politica (?) della calata di braghe.
Il nostro Cantone, se – diversamente dal Consiglio federale – ha ancora un minimo di dignità, non può accettare una simile situazione.
Se il Consiglio federale non fa il suo dovere e non disdice la Convenzione con l’Italia, i ristorni li blocchiamo noi. E integralmente. Non solo a metà come nel 2011. C
onsiglio di Stato darsi pf una mossa, perché fine giugno, ossia la data del versamento, si avvicina…
Lorenzo Quadri