E, come se non bastasse, con “appena” 7 anni di ritardo!

Incredibile ma vero: il PLR si accorge che l’accordo sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri – che nel 2014 compirà 40 anni – non è più giustificato ed è da rinegoziare.

Forte di questa scoperta stravolgente, l’ex partitone propone quindi – ideona! – un’iniziativa cantonale all’indirizzo dell’autorità federale. Il documento, dopo una premessa in cui logorrea ed ovvietà fanno a pugni per primeggiare, formula le seguenti richieste, che riportiamo pari-pari.

1)    L’abrogazione dell’accordo sui frontalieri entrato in vigore nel 1974;
2)    Una rinegoziazione della Convenzione generale per evitare la doppia imposizione del reddito e della sostanza entrata in vigore nel 1979 che non penalizzi il Ticino ed i suoi abitanti.
Uella, direbbe qualcuno davanti a cotanta incredibile pensata: ecco finalmente qualcosa di nuovo, ecco un tema che non si era mai sentito!

7 anni su Saturno?
A questo punto una domanda nasce spontanea: dove ha trascorso il Plr gli ultimi 7 anni? In Papua Guinea,  in Antartide, sul pianeta Saturno?
Si dà infatti il caso che l’odiata Lega il chiodo dei ristorni dei frontalieri, ristorni che non stanno né in cielo né in terra, lo batta da anni. Non da giorni o da settimane. Nemmeno da mesi. Da anni.

Per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, gli annali del Gran Consiglio annotano l’inoltro, il lontano 20 aprile 2007, di un atto parlamentare sul tema da parte di tale Lorenzo Quadri, allora deputato in Gran Consiglio.
Ne seguirono poi molti altri, da parte di numerosi esponenti del nostro Movimento; sia a Bellinzona che a Berna. Senza contare i numerosi articoli sul Mattino (ma già, i vertici dell’ex partitone leggono solo LaRegione ed Opinione liberale); e poi interventi, comunicati, prese di posizione, e chi più ne ha più ne metta.

E adesso, con un ritardo di 7 anni, ecco che il PLR accende la Xerox e fotocopia allegramente le proposte della Lega. Il partito col presidente ciclista, insomma, lavora di ciclo: sì, di ciclo-stile.

Accordo da buttare

Anche i paracarri ormai sanno che i ristorni dei frontalieri attualmente in vigore non stanno né in cielo né in terra, e non sono più giustificati, poiché i presupposti che avevano portato la Confederazione a fissare l’ignominioso tasso del 40%, poi ritoccato al 38.8%, non sono più dati, e per  vari motivi: perché è entrata in vigore la devastante libera circolazione delle persone, perché gli ex amici a sud non si sognano di riconoscere il segreto bancario elvetico, perché i ristorni che avrebbero dovuto venire impiegati per opere infrastrutturali vanno a finire nel pozzo senza fondo della gestione corrente dei comuni beneficiari e le opere infrastrutturali non si fanno (vedi il fermo del cantiere italiano del trenino dei puffi Stabio Arcisate). Solo per citare alcuni argomenti.

Queste cose la Lega le dice e le ripete da anni. La Lega ha anche indicato come dovrebbe essere il nuovo sistema fiscale dei frontalieri (tassazione in base all’aliquota italiana con trattenuta da parte elvetica della totalità della nostra aliquota fiscale).

E’ anche il caso di ricordare che, proprio in considerazione del fatto che gli accordi del 1974 sono interamente superati dagli eventi e del fatto che l’Italia non si sogna di utilizzare i ristorni per gli obiettivi concordati, ed in più ci tratta da Stato canaglia (ma noi i ristorni continuiamo a corrisponderli) nel 2011 il Consiglio di Stato decise – su proposta della Lega – il  blocco del versamento del 50% dei ristorni. E chi strillò allo scandalo? Ma la ministra radikale, ovviamente!

E adesso il Plr si scaglia contro i ristorni e arriva, con sette anni di ritardo, a presentare un’iniziativa cantonale fotocopiata dalle proposte dell’odiata Lega; questo perché, a quanto pare, la direttrice del DFE ha fallito nella missione che le era stata assegnata, ossia evitare che l’accordo sulla fiscalità dei frontalieri venisse scartato dal pacchetto di trattative con l’Italia? Avanti così: il “buongoverno” continua!
Lorenzo Quadri