Martedì il Consiglio nazionale voterà sulla mozione Quadri per disdire la Convenzione
Il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri si è da tempo trasformato in un tormentone. Nei giorni scorsi al proposito sono sorte polemiche in Lombardia. A dimostrazione che da parte italiana non c’è alcuna intenzione di sottoscriverlo. Il tema tornerà all’ordine del giorno del Consiglio nazionale martedì, quando – salvo imprevisti – dovrebbe essere trattata una mozione del deputato leghista Lorenzo Quadri, che chiede la disdetta della Convenzione del 1974 con l’Italia.
Ma ci sono chance che questa richiesta venga accolta?
“Non mi faccio ovviamente illusioni – risponde Quadri – figuriamoci se la partitocrazia approverà un proposta del genere, ma l’argomento non deve finire nel dimenticatoio. Sono ormai più di 5 anni che il Belpaese mena il can per l’aia su questo “nuovo” accordo. Rammento per l’ennesima volta che già nel 2015 l’allora consigliera federale Widmer Schlumpf si era impegnata davanti alla deputazione ticinese a Berna a prendere misure unilaterali nei confronti dell’Italia se l’accordo non fosse stato approvato nel giro di qualche mese. Abbiamo visto come è andata a finire e, dopo oltre un lustro, credo che sia ampiamente ora di smetterla di farsi menare per il naso dai vicini a sud. Ma probabilmente i burocrati bernesi non si rendono nemmeno conto della situazione. E comunque rispetto all’ultima volta che si è discusso su questo tema ci sono degli sviluppi che rendono insostenibile il mantenimento di una Convenzione che non ha più ragione di esistere. I presupposti su cui si basava la Convenzione del 1974 non sono più dati da tempo. 45 anni fa il segreto bancario era realtà, e la devastante libera circolazione delle persone nemmeno si sapeva cosa fosse. Adesso le cose stanno ben diversamente”.
Cosa è cambiato dall’ultima discussione sul tema?
Il Consiglio federale ha sempre argomentato che la disdetta della Convenzione sui ristorni dei frontalieri avrebbe portato con sé anche quella del trattato contro la doppia imposizione con l’Italia. Ma questa non è una certezza. E’ solo un’ipotesi. Un’ipotesi che torna comoda al Consiglio federale, che la utilizza come foglia di fico per non fare nulla. Ma questo nascondino deve finire. Al proposito, il Consiglio di Stato ha commissionato una perizia all’università di Lucerna. L’esito non è ancora noto, ma non penso che sarà una benedizione della tesi del Consiglio federale. Ricordo inoltre che la Convenzione firmata con l’Austria nel 2000 prevede di ristornare il 12.5 % delle imposte dei frontalieri, non il 38.8% come quella in vigore con l’Italia da più di quattro decenni! E soprattutto: il Lussemburgo, Stato membro UE, di ristorni a Francia e Germania versa zero.
Nel frattempo c’è stata anche la crisi da coronavirus…
Certo, e anche in questo caso l’Italia si è comportata in modo inaccettabile nei confronti della Svizzera. Vedi le scandalose pressioni per farci riaprire i confini in tempi di pandemia, e questo quando il Belpaese stesso non autorizza gli spostamenti interni tra le regioni. Qualche politicante d’oltreramina ha avuto il coraggio di dire che, non aprendo determinati valichi, la Svizzera “umilierebbe il territorio” lombardo. L’Italia vorrebbe riaprire unilateralmente i propri confini il tre giugno per i propri interessi di bottega, legittimi per carità, ed esercita pressioni sulla Svizzera perché faccia altrettanto. Queste pressioni non sono accettabili e non vanno assecondate. E’ ora di far capire ai vicini a sud che non siamo disposti a farci sfruttare all’infinito.
Senza poi dimenticare l’aspetto puramente monetario: i ristorni dei frontalieri ammontano ad ormai 84 milioni all’anno. Con la crisi economica da coronavirus, questa somma ci serve in Ticino, per promuovere la nostra economia e la nostra occupazione.
Che esito si aspetta per la votazione sulla sua proposta di disdire la Convenzione del 1974?
Sono ovviamente curioso di vedere come voterà la deputazione ticinese, ed anche il PLR. Nel 2014 il PLR ticinese lanciò una petizione per la disdetta della Convenzione. Nel 2019 la richiesta venne reiterata, tramite mozione, dal gruppo parlamentare PLR in Gran Consiglio. Primo firmatario era l’allora capogruppo Alex Farinelli, oggi consigliere nazionale. Come diceva qualcuno: ul bel vedé…
MDD