Tra varie difficoltà è ripartita la scuola obbligatoria a tempo parziale imposta dal DECS per le ultime settimane dell’anno scolastico.
Come era ampiamente previsto, ogni istituto si arrangia a modo suo. Cose strane ci vengono segnalate dalle scuole medie. Ad esempio, secondo le direttive del DECS, le materie ritenute prioritarie vanno svolte in presenza, mentre altre a distanza ed altre ancora, come musica e ginnastica, sono abolite. C’è chi però, per motivi di organizzazione pratica o disponibilità di docenti, ha fatto altro. Ci sono quindi classi di scuola media che hanno eseguito in presenza musica, addirittura con un docente frontaliere.
Il dilemma della carta
Ci sono poi sedi di scuola media che, per motivi di cautela sanitaria, hanno messo al bando il materiale cartaceo. Questo perché – come si legge nella circolare trasmessa alle famiglie – “il virus può rimanere sulla carta fino a 72 ore”. Tale prassi (tra l’altro adottata anche dal parlamento federale) è però frutto di iniziative singole. Immaginiamoci allora una famiglia che ha un figlio alle elementari dove i supporti cartacei sono utilizzati ed un altro in una scuola media dove si sente dire dalla direzione che la carta rappresenta un pericolo. Come minimo, per usare un eufemismo, questa famiglia si sentirà disorientata e preoccupata, non sapendo più che pesci pigliare.
Problemi sono sorti anche con i trasporti scolastici. Ci sono istituti che, dati i piccoli numeri, almeno per i primi giorni non ne hanno organizzati. Quindi gli allievi si sono dovuti arrangiare con i trasporti pubblici esistenti, con lunghi tempi d’attesa in cui è assai inverosimile che siano state rispettate le distanze sociali e che non si siano formati assembramenti.
Scarica-barile
Pasticcio si prevedeva e pasticcio è stato (e continuerà ad essere fino a fine anno). Per voler aprire a tutti i costi la scuola, il DECS ha emanato delle direttive caotiche e contraddittorie. Ognuno le applica a modo suo, a seconda della possibilità contingente. Il risultato sono situazioni estremamente diverse da un istituto all’altro. Altro che “parità di accesso alla formazione”! Altro che “ricreare la normalità scolastica”!
E va da sé che c’è stato il prevedibile scaricabarile dipartimentale: ed infatti il DECS, che ha emanato le direttive-ciofeca, davanti alle proteste dei genitori arrabbiati incolpa le direzioni degli istituti scolastici invocandone l’autonomia. Un po’ troppo comodo.
Statistiche rosee
Intanto il Dipartimento divulga statistiche secondo cui il 95% degli allievi delle medie e delle elementari sarebbe tornato in classe: o a lezione, o in accudimento. Risulta invece che in talune sedi i numeri dell’accudimento siano più bassi, anche sensibilmente più bassi, di quelli annunciati. Per cui, delle due l’una: o gli annunci erano farlocchi, oppure i genitori hanno tenuto i figli a casa. Magari perché preoccupati dalla notizia, uscita proprio durante lo scorso fine settimana, che un bambino di 10 anni è finito in cure intense a causa del virus cinese.
Evoluzione curiosa
Certo che l’evoluzione dell’infettività dei bambini è curiosa: prima erano considerati delle bombe virali, tanto da proibire i contatti tra nonni e nipotini. Poi, quando si decide che le scuole vanno riaperte, improvvisamente si dichiara che i bambini non si ammalano né trasmettono il virus.
Tutto e il contrario di tutto, o sanità asservita a decisioni preconfezionate?
Lorenzo Quadri