Con l’immigrazione scriteriata, le infrastrutture e la rete viaria non bastano più
Come volevasi dimostrare! Il Consiglio federale intende approfondire il tema del mobility pricing con uno studio nel Canton Zugo.
Mobility pricing significa “dare un prezzo alla mobilità”, e concretamente far pagare di più chi si sposta nelle ore di punta. Il rincaro a seconda della fascia oraria varrebbe sia per la deprecatissima mobilità individuale, ossia le automobili, che per i trasporti pubblici.
Colpire gli automobilisti
Sul fatto che con misure quali il mobility pricing si vogliano colpire in prima linea gli automobilisti, non sussistono molti dubbi. Gli automobilisti viziosi, come noto, vanno criminalizzanti e sanzionati con ogni scusa. Vedi le aberranti disposizioni contenute nel pacchetto Via Sicura. Essendo gli automobilisti cattivi per definizione, è anche politicamente corretto tartassarli per fare cassetta. Va da sé che questo vale solo per gli svizzerotti. Misure specifiche mirate alle targhe azzurre che hanno portato al collasso la viabilità ticinese, ad esempio, sono tabù. Berna è la prima a scandalizzarsi. E ricordiamoci che la ministra del trasporti, la Doris uregiatta, non vuole sentir parlare di vignetta autostradale più cara per gli stranieri. Malgrado la Germania si appresti ad introdurre i pedaggi autostradali solo per stranieri. Ma i tedeschi, evidentemente, “possono”. Gli svizzerotti invece…
Anche chi usa i trasporti pubblici
Tuttavia il mobility pricing intende mazzuolare anche gli utenti dei mezzi pubblici che li usano nelle ore di punta quando sono pieni. Anche questa come strategia è assai acuta: si vuole promuovere il trasporto pubblico e poi si va a penalizzare chi lo usa negli orari “sbagliati”.
Forse qualche invasato burocrate federale dovrebbe rendersi conto che è lui ad essere al servizio (con lauto stipendio) del cittadino. E non quest’ultimo al servizio delle sue ideologie.
E chi non ha alternative?
L’atteggiamento del Consiglio federale è decisamente curioso. Sembra proprio che a Berna non siano in grado di capire che il cittadino non si sposta negli orari di punta perché gode nel perdere tempo in colonna o nel salire su treni o bus strapieni. Se il cittadino si sposta nelle fasce orarie più sfavorevoli, magari questo avviene perché non ha alternative. Mica tutti sono liberi di decidere di cominciare a lavorare alle sei di mattina oppure alle dieci per evitare le ore di punta. E nemmeno gli orari d’inizio delle scuole sono à la carte.
Sicché, oltre al danno si aggiunge la beffa: chi è costretto a muoversi negli orari peggiori, secondo i piani del Consiglio federale, viene anche penalizzato nel borsello. Per costringerlo a cambiare le proprie abitudini. Ma, se non può cambiarle, l’operazione si traduce, semplicemente, nell’ennesimo balzello a carico del cittadino. Del resto, c’è come il “vago sospetto” che il vero obiettivo sia proprio questo.
Sfera privata a ramengo
Senza contare che il mobility pricing comporta un sistema di controllo dei viaggiatori assolutamente incompatibile con il diritto alla sfera privata. Un diritto sacrosanto che però, con un pretesto o con l’altro, si sta sempre mandando più a ramengo. Infatti, per poter fatturare i costi di mobilità maggiorati, allo Stato occorre sapere che l’automobilista X o il passeggero Y si è recato nel tal posto alla tal ora. Signori, questa non è la Svizzera; questa è la DDR. Dove sono adesso i kompagnuzzi multikulti che sono scesi in campo contro la nuova legge sui servizi informativi a difesa della privacy dei terroristi islamici? E la privacy di chi si deve spostare per andare a lavorare?
C’è qui troppa gente
Inoltre, e come al solito, si pensa di combattere i sintomi dimenticandosi delle cause. Se la rete viaria è in tilt, se le infrastrutture non bastano più, il motivo è semplice: c’è qui troppa gente.
Negli ultimi 10 anni in Svizzera grazie alla devastante libera circolazione delle persone sono immigrate 800mila persone. Chiaro che poi le infrastrutture non reggono!
In Ticino come ben sappiamo ci sono 65mila frontalieri che arrivano tutti i giorni uno per macchina, infesciando strade ed autostrade e provocando code interminabili. Sicché, invece di far entrare indiscriminatamente tutti e poi inventarsi cavolate che penalizzano non solo i migranti, ma anche gli svizzeri costretti a subire l’invasione, si cominci a limitare l’immigrazione. Così ci saranno strade più libere e mezzi pubblici meno pieni; anche nelle ore di punta. Per fare un parallelismo banale: in un bilocale non si può vivere in otto persone. Nemmeno in nome del politikamente korretto e del “devono entrare tutti”.
Lorenzo Quadri