I kompagni sotto le cupole federali vogliono naturalizzare gli stranieri in assistenza

Ecco qua le grandi priorità della $inistra: i $ocialisti si scandalizzano perché, a loro dire, gli stranieri non chiederebbero sufficienti prestazioni sociali! 

Cose da matti: sulle prestazioni sociali ai migranti bisogna RISPARMIARE. Invece i kompagni vorrebbero spendere ancora di più! La bislacca teoria dei $inistrati è che tante migliaia (urca!) di immigrati rinuncerebbero (?) ai sussidi per paura 1) di vedersi retrocesso il permesso per stranieri (ad esempio, dal C al B) o 2) di precludersi la naturalizzazione.

E così in Consiglio nazionale, tale kompagno Mustafa Atici (Mustafa chi?), titolare di doppio passaporto turco e svizzero, ha presentato un postulato per chiedere al governicchio federale di svolgere uno studio sul tema. Perché, a suo dire, “urge (sic!) effettuare una stima quantitativa della portata del problema”. Ossignùr.

Qui davvero qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole. 

 

10 anni grazie alla Lega

Per quel che riguarda le naturalizzazioni: ci pare ovvio che chi è carico dello stato sociale non deve ricevere il passaporto svizzero. L’integrazione economica – ovvero l’autonomia finanziaria – è una componente rilevante dell’integrazione tout-court. L’immigrato che arriva qui a mungere, invece che rimandato al paese d’origine, dovrebbe venire addirittura premiato con la cittadinanza svizzera? Ma stiamo busciando? 

Ricordiamo che, secondo la legge federale, presupposto per l’ottenimento del passaporto elvetico è non aver chiesto prestazioni sociali negli ultimi tre anni; o, se del caso, averle rimborsate. Alcuni Cantoni hanno esteso questo limite a 10 anni.  Tra questi Cantoni, grazie alla Lega, da un paio d’anni c’è anche il Ticino. Nel febbraio del 2021 il Gran Consiglio ha infatti approvato a maggioranza il messaggio governativo sull’attuazione dell’iniziativa parlamentare dell’ex granconsigliere leghista Nicolas Marioli. 

Se lo straniero rinuncia ad aiuti sociali per non compromettersi la naturalizzazione, vuol dire che di quegli aiuti non aveva poi così bisogno! Se c’è un fenomeno su cui occorre indagare, è semmai quello dei neo svizzeri che, appena ottenuto il passaporto rosso, si attaccano alla mammella della socialità! 

 

Manteniamo tutti!

Altra circostanza che scandalizza i kompagni, Mustafa in testa. Negli articoli 62 e 63 della nuova legge sugli stranieri e la loro integrazione, il fatto di ricorrere all’aiuto sociale precarizza il diritto di soggiorno. Un permesso C può essere retrogradato in un permesso B o persino essere revocato del tutto, il che comporta un allontanamento”. Qui siamo al surreale. Ci piacerebbe proprio sapere quanti titolari di un permesso C, quindi di domicilio, sono stati allontanati perché a beneficio di prestazioni sociali! Ma se non si riesce neppure a mandar via i titolari di permesso B!

Ci pare poi il minimo che l’immigrato che percepisce prestazioni sociali rischi (?) di vedersi retrogradare lo status di soggiorno.  Presupposto per l’ottenimento del permesso di dimora dev’essere l’autonomia finanziaria. Se questa viene a mancare, deve decadere anche l’autorizzazione a restare in Svizzera. Eppure, durante la sessione speciale del Consiglio nazionale tenutasi ad inizio maggio, la partitocrazia compatta è riuscita a votare njet ad una mozione leghista, presentata da chi scrive, che chiedeva che i permessi B non avessero più accesso all’assistenza.

Invece il deputato $ocialista “non patrizio” vuole che tutti gli stranieri si attacchino senza remore – e soprattutto: senza ripercussione alcuna – alla mammella dello stato sociale rossocrociato! 

Avanti con i doppipassaporti in politica che fanno lobbysmo per gli stranieri in assistenza!

 

Già fatto

Il meglio deve ancora venire. Il governicchio federale, nella persona della ministra di giustizia kompagna Elisabeth Baume Schneidèèèr (quella eletta “perché simpatica”) ha proposto al parlatoio di respingere il postulato Mustafa per la realizzazione di uno studio sugli stranieri che non chiedono prestazioni sociali. Perché lo reputa una boiata? No! Perché – udite udite – lo studio è stato già fatto nel marzo del 2022! Ah, ecco! Ci piacerebbe sapere quanti soldi sono stati spesi per il suo allestimento! Lo studio, ma tu guarda i casi della vita, arriva alla conclusione che non è possibile dimostrare statisticamente una correlazione tra mancata richiesta di prestazioni sociali da parte di stranieri e la paura di questi ultimi per il proprio status in Svizzera. Chi non chiede prestazioni, semplicemente non ne ha necessità. Questione chiusa? Certo che no! Lo  studio non dice quello che gli immigrazionisti antisvizzeri volevano sentirsi dire. Sicché, Baume Schneidèèèr si affretta ad aggiungere: “Non si può tuttavia escludere che ci siano dei casi di rinuncia alle prestazioni per paura di decisioni sfavorevoli” in campo di diritto degli stranieri. Ah, ecco.  E quindi? Quindi la SEM (Segreteria di Stato della migrazione) “procederà d’ora in poi a delle valutazioni regolari (…) la prima pubblicazione è prevista per l’estate 2023”. 

Cosa, cosa? Ribadiamo il concetto: la spesa per gli stranieri in assistenza deve diminuire. Però i nostri politicanti ritengono “sospetto” l’immigrato che non chiede nulla, e si inventano rapporti e studi per far aumentare le domande di sussidi! Cose turche (tanto per restare in tema)! Il problema sono gli stranieri che mungono il nostro Stato sociale, mica quelli che non lo fanno! 

Da notare che il postulato del turco-svizzero Mustafa è stato sì respinto dal Consiglio nazionale, ma con una striminzita maggioranza di 101 ad 86. Ciò significa che a sostenere una simile cappellata non è stata solo la $inistra, ma anche parte del cosiddetto “centro”! Prendere nota!  

Lorenzo Quadri