E per questo tipo di “servizio pubblico” dovremmo pagare il canone più caro d’Europa?
Purtroppo non si tratta di una Fake news. Come si legge in questo post, pubblicato sul sito Ticinoresidenti.ch, la Rete 3 della RSI per un nuovo programma radiofonico cercava “un/a frontaliere/a che lavora nel luganese, di età 30-40anni, spigliato ed ironico” per criticare il Ticino.
Qui siamo proprio al delirio! Sicché noi dovremmo pagare il canone più caro d’Europa per foraggiare programmi in cui frontalieri, che hanno la pagnotta sul tavolo grazie al nostro Cantone, sfottono i ticinesi.
Passata la festa…
Ecco dunque l’ennesima dimostrazione che le promesse di cambiamento, pronunciate a profusione dai vertici di Comano durante la campagna contro la “criminale” iniziativa No Billag, erano uno specchietto per le allodole. Balle di Fra’ Luca! Passata la festa, gabbato lo santo. Tutto va avanti come prima. E non poteva essere diversamente. L’abbiamo già detto: o alla Pravda di Comano si fa un repulisti integrale tra chi realizza i contenuti da mandare in onda, oppure l’emittente di regime continuerà a fare quello che ha sempre fatto. Non si cava sangue da una rapa.
Arrampicate sui vetri
La trasmissione di Rete 3 con il frontaliere che sfotte i ticinesi non si è concretizzata. Sul portale Ticinolibero abbiamo letto l’imbarazzante arrampicata sui vetri della versione ufficiale: l’idea non è stata avallata dai superiori e quindi non se ne è fatto nulla.
E con questo dovremmo dichiararci soddisfatti? L’è tüt a posct? Ma col fischio! La bella pensata è stata fatta. Il tentativo è confermato. E non doveva essere in fase poi così embrionale, se è stato perfino divulgato l’annuncio per la ricerca del frontaliere da ingaggiare. Sicché la scusa ufficiale puzza di bruciato. E’ più verosimile che lo stop sia semmai stato provocato da una retromarcia dell’ultimo minuto.
Doppi passaporti
Del resto, la trasmissione con il frontaliere che sfotte il Ticino ed i ticinesi è – o sarebbe stata – solo uno dei tanti esempi di come a Comano, invece che servizio pubblico, si faccia propaganda antisvizzera e pro-frontiere spalancate. Giovedì nel Quotidiano della RSI è stato mandato in onda un interminabile servizio di 12 minuti a sostegno, indiscriminato ed acritico, dei doppi passaporti. 12 minuti di lavaggio del cervello, pagato (a peso d’oro) dagli utenti, su quanto è bello avere il doppio passaporto, e quanto è giusto che la Svizzera conceda questa possibilità agli stranieri. Peccato che il servizio si sia poi trasformato in un boomerang. Gli intervistati, tranne un’eccezione, hanno in pratica ammesso di essersi naturalizzati per convenienza personale. Ad esempio per non rischiare di dover lasciare la Confederella in caso di caduta in assistenza. E nessuno che fosse disposto a rinunciare al passaporto del paese d’origine. Ma come: non si dovrebbe diventare svizzeri per sentimento di appartenenza? Perché ci si riconosce in certi valori? Perché si scelgono le peculiarità elvetiche e si decide che quel modello, che è sotto attacco, lo si vuole difendere? Come ciliegina sulla torta, nel servizio si è pure sentita la frase: “Il passaporto in fondo è solo un pezzo di carta”.
Altro che “Idée suisse”
La cronaca lo insegna. Grazie alle naturalizzazioni facili, la partitocrazia PLR-PPD-P$$ ha fatto diventare svizzere un sacco di persone a cui del nostro Paese importa ben poco (eufemismo). Grazie alla casta multikulti, perfino estremisti islamici hanno ricevuto il passaporto rosso! L’emittente di regime, con il canone più caro d’Europa, propaganda questo andazzo. Lo vende come se fosse la cosa più naturale e giusta del mondo. Esalta il doppio passaporto; mancava solo che dicesse che “è un diritto umano”. Altro che “idée Suisse”. La Pravda di Comano dovrebbe semmai chiamarsi Idée Antisuisse.
Lorenzo Quadri