Con il 240 milioni di canone obbligatorio, a generare “ricadute” sono capaci tutti…
Lo studio, lo abbiamo già scritto in passato, è come lo scaraffone della nota canzone: è bello a mamma sua. Dove per mamma nel concreto si intende “committente”. Sicché, in tempi decisamente sospetti, ecco comparire lo studio del Bak Basel che magnifica gli indotti della RSI sull’economia locale. I tempi sono sospetti perché a Comano e a Besso aleggia il terrificante spettro dell’iniziativa No Billag.
L’indagine, costata 27’500 Fr (non prelevati dal canone, si affrettano a precisare i vertici dell’emittente di regime: coda di paglia?) quantifica detti indotti in 213 milioni di Fr, che corrisponderebbero a 1600 posti di lavoro. L’equivalente del settore alberghiero, esultano con la massima goduria i vertici RSI.
Scelta azzeccata
Una cosa va detta. Almeno una “scelta strategica” – per utilizzare un termine tanto pomposo quanto abusato, visto che oggi anche quella del colore delle piastrelle del water viene definita una “scelta strategica” – azzeccata, l’azienda l’ha fatta. Puntare sull’aspetto economico. Basta sciacquarsi la bocca con fregnacce politically correct su “coesione nazionale”, “promozione dell’italianità in Svizzera (che non ha mai contato così poco come ora, alla faccia della “promozione”), “crescita culturale” e via sproloquiando. Riconoscere che il vero interesse del Cantone per la RSI è quello legato ai posti di lavoro. In sostanza, un grosso piano occupazionale, lo diceva già il Nano tanti anni fa.
Pagare non è un optional
Detto questo, lo studio “pro saccoccia committente” del Bak Basel non porta molto lontano. La RSI incassa ogni anno 240 milioni di fr di canone; ci mancherebbe che non creasse indotti sul territorio! Questi milioni la RSI non li riceve per bravura propria, ma tramite obbligo legale. Tutte le economie domestiche sono costrette a pagare il canone, tra l’altro il più caro d’Europa; e questo – “grazie” alla nuova legge – anche se non hanno né una radio né una televisione. Paga anche chi non vuole o non può usufruire dei servizi della SSR. Sicché parlare degli indotti della RSI è un po’ come parlare di quelli dell’amministrazione cantonale a Bellinzona. Certo che ci sono, ma li paga il contribuente. Per lo stesso motivo, il paragone con il settore alberghiero è un puro fumogeno. Gli alberghi i pernottamenti se li devono guadagnare. Non sono prescritti per legge! La legge obbliga invece i cittadini a pagare il canone radiotv.
Non si sa poi se lo studio Bak Basel abbia calcolato anche gli indotti che non restano sul territorio ticinese. Ad esempio perché, tramite appalti o subappalti, vanno a ditte di oltreconfine. Sarebbe questo il dato più interessante. Ma naturalmente si tratterebbe di chiaro autogoal.
Sanno che…
Il moltiplicarsi di fumogene operazioni di marketing pro RSI, così come il lobbying politico in cui si sta lanciando alla grande il duo Canetta – Gigio Pedrazzini, dimostrano che a Comano la paura di prendersi una nuova “tranvata” dalle urne ticinesi in occasione del voto sull’iniziativa No Billag è concreta. Ohibò. Ma perché averne paura visto che – a detta dei vertici dell’emittente – l’informazione è assolutamente equidistante, propaganda di regime non se ne fa (vergogna, beceri populisti e razzisti che osate pensarlo!) ed i ticinesi, stando alle opinioni autoincensatorie pubblicate dal direttor Canetta sul CdT – amano la RSI alla follia? O vuoi vedere che anche gli alti papaveri radiotelevisivi sotto sotto sanno che non è proprio così?
Lorenzo Quadri