Il Corrierone del Ticino, nell’editoriale di Gianni Righinetti pubblicato mercoledì, non ci va certo giù leggero nei confronti della RSI. Si parla apertamente di “arroganza”, di “spocchia” e di “giornalismo non al di sopra delle parti”. I cali d’ascolto resi noti nei giorni scorsi dovrebbero far suonare più di un campanello d’allarme. Di certo non si possono liquidare come “fisiologici”, dal momento che le altre emittenti SSR calano sì, ma in misura ben minore. Ma ciononostante l’azienda ha prontamente minimizzato: “Tout va bien, Madame la Marquise”!
Autocritica?
La trombatura del 14 giugno ha spiazzato i vertici della RSI. Il loro atteggiamento è infatti cambiato. Prima semplicemente snobbavano le critiche alla maniera di Caterina II di Russia: “La Luna non muta il suo corso per l’ululare dei cani”, diceva l’imperatrice. Adesso invece reagiscono con ipersensibilità stizzosa. Lo dimostrano le repliche inviperite inviate al Corrierone dopo la pubblicazione dell’editoriale “dello scandalo”. Lo confermano gli scritti mandati dal direttore Canetta al Mattino.
Adesso come allora manca l’autocritica. Figuriamoci, l’azienda ha sempre ragione. E’ infallibile, più o meno come il Papa. La mazzuolata ricevuta dalle urne? Solo colpa dei felloni che – a dire dei vertici di Comano – perfidamente remano contro (?). A partire, va da sé, dal Mattino populista e razzista che “incita all’astio” (uella!) nei confronti dell’azienda. Uhhh, che pagüüüüraaaa!, avrebbe detto il Nano.
Bagno d’umiltà?
Magari, nei lussuosi uffici di Comano, un bagno d’umiltà non farebbe male. Potrebbe anche servire a rinfrescare i neuroni surriscaldati dalla canicola. La Lega e il Mattino non hanno alcun interesse a nuocere alla RSI in quanto tale. Perché dovrebbero farlo, e con quale tornaconto? Non sono però disposti ad accettare in silenzio la strumentalizzazione e la colonizzazione dell’azienda da parte della casta che la gestisce come se fosse “cosa sua”. Quella casta autoreferenziale ed ermeticamente chiusa a tutela dei propri orticelli (e dire che sono poi gli stessi che predicano il “bisogna aprirsi”). E che trasforma il servizio pubblico in propaganda di parte.
Pagare e tacere?
Non sta né in cielo né in terra, tanto per fare un esempio banale, che in un Cantone dove il 70% della popolazione vota sì all’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, la TV pubblica infarcisca i telegiornali di propaganda a favore dell’UE e contro il 9 febbraio. Il cittadino-contribuente ticinese dovrebbe pagare il canone più caro d’Europa, appena trasformato in imposta, per farsi fare il lavaggio del cervello secondo le idee della dirigenza aziendale schierata partiticamente? Non è così che funziona. Come è chiaro che non funziona più il ricatto morale all’indirizzo di chi critica le derive di Comano e Besso. Ricatto all’insegna del trito leit-motiv: chi critica indebolisce l’azienda e quindi è lo scriteriato complice di eventuali smantellamenti decisi Oltregottardo. Ma stiamo scherzando? Bisognerebbe allora farsi andar bene tutto, pagare, mandar giù e tacere? Bisognerebbe accettare di farsi prendere a pesci in faccia dall’azienda di presunto servizio pubblico e poi però stracciarsi le vesti a sua difesa, come se “niente fudesse”, perché fare altro sarebbe moralmente riprovevole e politikamente scorretto? Qui qualcuno non è in chiaro.
Non si cede al ricatto
Chi sono i signori della RSI per pretendere d’imporre al mondo politico la coscrizione obbligatoria nelle truppe cammellate dei loro difensori? Ed in particolare per imporla a quella parte che la RSI non perde occasione di prendere a pesci in faccia, argomentando: “chi non ci regge la coda senza condizioni è un bieco sabotatore nemico del paese”? Il Ticino non è la Corea del Nord e a Comano faranno bene a rendersene conto. Il sostegno bisogna conquistarselo. Non lo si impone con il ricatto. Di conseguenza, tanto per chiarire, non sono la Lega ed il Mattino a danneggiare l’immagine della RSI, come lasciando ad intendere i ro$$i vertici aziendali. E’ la RSI che si fa male da sola comportandosi come se tutto le fosse concesso per grazia ricevuta, e guai a chi fa cip.
Lorenzo Quadri