I $inistrati in palese difficoltà (anche a seguito dello scandalo dell’ex funzionario abusatore targato P$ e delle coperture di cui ha goduto) adesso si immaginano di sviare l’attenzione dalle loro magagne montando la panna sul salario minimo. Peccato che si tratti dell’ennesimo autogol della gauche-caviar!
Chi sono infatti i becchini del salario minimo? Sono gli stessi kompagni ro$$overdi che adesso se ne servono per farsi campagna elettorale.
La $inistra, assieme all’ex partitone ed agli uregiatti, ha infatti rottamato la preferenza indigena votata dal popolo. Ma il salario minimo senza preferenza indigena non sta in piedi! Infatti da un lato si trasformerebbe in un regalo ai frontalieri, mentre dall’altro i ticinesi tirerebbero comunque la cinghia ed anzi, i salari ticinesi superiori al minimo stabilito subirebbero una pressione al ribasso! Ovvero: ulteriore dumping!
La differenza tra il costo della vita in Ticino ed al di là della ramina è tale che dare lo stesso stipendio ad un lavoratore ticinese e ad un frontaliere equivale a discriminare il ticinese. Frontalieri e ticinesi, cari $inistrati,non sonouguali!
Se si vuole che il dipendente frontaliere costi al datore di lavoro tanto quanto il ticinese, allora bisogna introdurre delle misure compensatorie, affinché il tenore di vita di frontalieri e ticinesi, a parità di paga, diventi paragonabile. Ciò significa che dal salario dei frontalieri vanno effettuati dei prelevamenti. Ai kompagni questa via non va bene perché sarebbe una discriminazione (?), e soprattutto perché anche i frontalieri pagano le loro brave quote sindacali, e sappiamo che il P$ è ostaggio dei sindacati rossi che vogliono più frontalieri per pomparsi gli introiti?
Cari kompagni, assieme alle altre due ruote del triciclo partitocratico avete spalancato le frontiere all’invasione da sud, che ha generato soppiantamento di residenti e dumping salariale. Non solo avete commesso il disastro, ma vi rifiutate di rimediare. Pur di lasciare le cose nello stato deleterio in cui si trovano, avete rottamato la preferenza indigena votata dal popolo: è gravissimo! E adesso, pensate di farvi belli con la storiella del salario minimo uguale per tutti, senza preferenza indigena, senza distinzioni per settore lavorativo né compensazioni, il che costituirebbe una nuova manna dal cielo per i frontalieri, con conseguente ulteriore assalto alla diligenza del mercato del lavoro ticinese da parte di aspiranti permessi G? Ma complimenti!
Lorenzo Quadri