La proposta $ocialista non risolverebbe i problemi occupazionali del Cantone

Una coppia di frontalieri si troverebbe a guadagnare 8000 Fr al mese: vivendo in Italia, farebbe vita da nababbo! Risultato di simili condizioni quadro: aggravare ancora di più l’ “assalto da sud” al nostro mercato del lavoro. A danno dei ticinesi

 

Il 18 maggio i cittadini saranno chiamati ad esprimersi, tra l’altro, sull’iniziativa del P$ per l’introduzione di un salario minimo a 4000 Fr per tutti.

GiĂ  l’idea di  un salario minimo uguale per tutta la Svizzera e per tutte le professioni, comporta un centralismo, un dirigismo ed una volontĂ  di livellamento contrari alla tradizione federalista elvetica. E’ chiaro che il valore di 4000 Fr è molto diverso da Cantone a Cantone.

I kompagni da mesi ormai spacciano il salario minimo come se fosse la panacea per i problemi occupazionali generati dalla devastante libera circolazione delle persone. Ma non è così.

E’ chiaro che paghe di 1800 Fr proposte a frontalieri per un lavoro a tempo pieno costituiscono un inaccettabile fenomeno di dumping salariale, al limite del delinquenziale. Ma il problema verrebbe risolto con il salario minimo uguale per tutti sostenuto dai kompagni? No. Introdurre un salario minimo di 4000 Fr per tutti costituirebbe, tanto per cominciare, un ingiustificato ed assurdo regalo ai frontalieri. I quali, visto il differenziale del costo della vita tra Svizzera ed Italia, con simile paghe farebbero vita da nababbi. Quando il Consiglio di Stato parlò di salari minimi per il terziario di 3000 Fr, il Corriere di Como titolò, in prima pagina, l’Eldorado.

Immaginiamoci una coppia di frontalieri in regime di salario minimo a 4000 Fr: guadagnerebbe 8000 Fr!  Vivendo in Italia!

Regalare a chi abita Oltreconfine ma lavora in Ticino (magari a scapito dei ticinesi) una vita da nababbo non può essere il nostro scopo. Simili condizioni quadro non farebbero che aumentare in modo esponenziale la nostra già insostenibile attrattività per i cercatori d’impiego del Belpaese. Ricordiamoci che in Provincia di Varese, quindi non a Caltanissetta, un giovane su due non ha lavoro. Prioritario per noi è sventare l’assalto da sud alla diligenza ticinese. Con il salario minimo a 4000 Fr, si otterrebbe proprio il risultato contrario.

Del resto che il P$ voglia fare regali ai frontalieri non stupisce. Il P$ ed i sindacati rossi sono la stessa cosa. E anche i frontalieri sono sindacalizzati. Pagano regolari quote; proprio come i residenti. I sindacati, e quindi il P$, non hanno dunque alcun tornaconto nel favorire i ticinesi, che poi magari votano Lega!

 

Nessuna garanzia

E’ poi chiaro che il salario minimo non fornisce di per sé alcuna garanzia. Può venire aggirato. Son trucchetti usuali già ora: basta assumere il frontaliere al 50% (quindi a paga 2000 Fr mensili) e farlo lavorare al 100, e il gioco è fatto. A chi il lavoro proprio non ce l’ha, il salario minimo non farà di certo trovare un posto. Non solo: esso causerebbe problemi, per lo meno in Ticino, ai giovani al primo impiego. Faticherebbero ancora di più a trovare qualcuno disposto ad assumerli. Se già davo pagare almeno 4000 Fr, si direbbero molti datori di lavoro, prendo qualcuno che abbia già esperienza.

I 4000 Fr per tutti i ogni settore professionale costituirebbero poi una forma di dumping nei confronti di chi guadagna di più: è infatti scontata la tendenza a far coincidere il salario normale con quello minimo. Quindi per molti lavoratori dipendenti l’iniziativa dei kompagni si trasformerebbe in una pressione al ribasso sullo stipendio.

 

Minimi per settore

Del resto, che il salario minimo per tutti non sia la soluzione ai problemi del frontalierato in Ticino lo ammettono, implicitamente, gli stessi promotori $ocialisti. Essi infatti dichiarano che “ci vuole parità di trattamento tra ticinesi e frontalieri all’interno del mercato del lavoro”. Sbagliato. I ticinesi non devono essere parificati ai frontalieri. I ticinesi devono avere la PRIORITA’ in casa propria. Con le “pari opportunità” (ahhh, che bella definizione politikamente korretta e $inistrorsa) all’atto pratico i ticinesi non sono affatto parificati, in quanto bisognerebbe allora parificare anche i costi della vita tra il Ticino e la vicina penisola; ed inoltre con un bacino di milioni di disoccupati che premono alle frontiere, il ticinese finirebbe comunque schiacciato se non gli si dà un “bonus”.

L’unica soluzione sono i contingenti plebiscitati il 9 febbraio. All’interno dei quali, come ha già proposto la Lega, si possono introdurre dei minimi salariali, ma per settore professionale. Uno stipendio minimo uguale per tutti e per ogni professione sarebbe, invece, più dannoso che utile.

Lorenzo Quadri