E che nessuno venga a raccontare, per l’ennesima volta, la fanfaluca del “caso isolato”!
Il grave fatto di sangue verificatosi venerdì in una moschea di San Gallo ben dimostra quale “arricchimento” ci ha portato la deleteria politica delle frontiere spalancate. Dimostra anche, ma non ce n’era bisogno, che il multikulturalità è completamente fallita.
L’accaduto è noto: un 51enne serbo ha ucciso a colpi di arma da fuoco un coetaneo svizzero di origine albanese all’interno del luogo di preghiera. Si sarebbe trattato di una vendetta per un omicidio risalente a 18 anni fa.
Ma come: gli stranieri che vivono in Svizzera non erano tutte persone di specchiata onestà? Ma come, i crimini commessi da stranieri non erano tutta una montatura della Lega populista e razzista? Ma come, le naturalizzazioni facili non erano anch’esse frutto della fantasia malata dei leghisti razzisti? Ma come, immigrazione non era uguale a ricchezza? Ma come, le comunità straniere di altre culture non erano tutte perfettamente integrate?
Invece, grazie alla politica delle frontiere spalancate e dell’immigrazione scriteriata all’insegna del “venghino siori venghino che c’è posto e soldi per tutti, tanto gli svizzerotti pagano”, ci siamo portati in casa anche i regolamenti di conti tra albanesi e serbi. Che avvengono addirittura in una moschea: quindi in un luogo di preghiera. Evidentemente ci sono comunità “in arrivo da paesi lontani” e “appartenenti ad altre culture” che credono di vivere in Svizzera esattamente come vivevano a casa loro: faide sanguinose comprese, ovviamente. Perché cambiare, si chiedono lorsignori? Tanto gli svizzerotti, pur di non rischiare di essere additati come “xenofobi”, non osano chiederci nulla; men che meno ci impongono qualcosa.
Buonisti
Tale situazione deleteria si è creata per colpa dei buonisti politikamente korretti e spalancatori di frontiere. Quelli che, davanti ad ogni crimine commesso da uno straniero, se ne escono col ritornello del “bisogna capire, ha un passato difficile…”. Quelli che accusano chi non ci sta a portarsi in casa di tutto e di più di essere un “becero razzista e xenofobo”. Quindi un reietto che deve solo vergognarsi. E che certamente non ha diritto di parola. Del resto questo diritto, va da sé, è prerogativa esclusiva degli spalancatori di frontiere. Perché loro sono i “buoni” per definizione. Così vuole la “morale” bacata del politikamente korretto.
“Bisogna aprirsi”
Intanto non ci vuole una fantasia particolarmente perversa per immaginare che l’assassino serbo sconterà la pena in Svizzera, andando ad ingrossare ulteriormente le fila dei delinquenti stranieri che affollano le nostre carceri.
Le affollano, va da sé, a nostre spese.
Al penitenziario cantonale della Stampa, tanto per fare un esempio noto a tutti, l’80% dei detentuti è straniero. Ed ogni carcerato costa – secondo la versione ufficiale del CdS – 330 Fr al giorno. Ma queste cose non si possono dire: è xenofobia! E’ razzismo!
Né ci si può aspettare che gli episodi reiterati – altro che ripetere come un mantra la fregnaccia dei “casi isolati” – di degrado e delinquenza dovuti a stranieri, come l’omicidio in moschea a San Gallo, porteranno ad un giro di vite nella politica migratoria elvetica. Ma quando mai! “Bisogna aprirsi”!
Lorenzo Quadri