Per essere utile alla pace, il nostro Paese deve rimanere neutrale. Altro che accodarsi

E ritirare subito la balorda candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU, residuato bellico dell’era di “Dimitri” Calmy-Rey, che toglie ogni credibilità ai buoni uffici della diplomazia elvetica!

Cosa blateravano già i politichetti triciclati, ro$$overdi in primis? Che una guerra convenzionale in Europa era impossibile? Ed infatti, era così impossibile che è arrivata. Il riferimento ovviamente è all’invasione russa dell’Ucraina.

I $inistrati raccontavano la fonchiata della “guerra convenzionale impossibile” con l’obiettivo di sabotare l’esercito di milizia svizzero. Da anni la $inistra ne sogna l’abolizione, e nel frattempo fa quello che può per smantellarlo con la tattica del salame, una fetta alla volta. E’ infatti in questa prospettiva che i ro$$overdi si sono opposti al credito per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento ed in seguito, dopo aver perso alle urne, hanno dimostrato (per l’ennesima volta) il loro rispetto per la volontà dei cittadini lanciando un’iniziativa popolare per contestare il modello di velivolo scelto (come se i kompagnuzzi ne capissero qualcosa di aviazione militare).

Ancora una volta la politica $inistrata della casta (e dei giornalai di regime, e degli intellettualini da tre e una cicca) si è dimostrata un FLOP. Le drammatiche notizie di questi giorni dimostrano che le forze militari tradizionali saranno sempre necessarie. L’esercito svizzero abbisogna di un numero adeguato di effettivi – ciò che non più il caso da tempo, visto che la politichetta è andata avanti a riduzioni – e di mezzi moderni. Altro che smantellarlo per poi gettarsi nelle braccia della fallita UE a cui la gauche-caviar ancora sogna di aderire!

La posizione elvetica

In relazione a quel che accade in Ucraina si pone il tema del comportamento che la Svizzera deve tenere nei confronti del Cremlino.

Può darsi che l’Occidente abbia semplicemente chiuso gli occhi per convenienza,fingendo di non vedere ciò che si preparava da 15 anni. Si può disquisire sulle ragioni di Putin. Ma un’invasione resta un’invasione e dunque non ha scusanti. Certamente non gli astrusi discorsi dello “zar” su “neonazisti e drogati” al potere a Kiev.

Che la Svizzera condanni l’iniziativa russa, ci sta. Idem che non voglia farsi utilizzare a scopo di aggiramento delle sanzioni altrui. Infatti il prezzo dell’invasione lo pagheremo anche noi, che con le vertenze tra Mosca e la NATO c’entriamo una fava. Lo pagheremo sia in termini di flussi migratori che di aumenti dei prezzi ed altre difficoltà economiche.

Le sanzioni

Diversa la questione delle sanzioni contro la Russia. Il governicchio federale ha ripreso parte di quelle decise dalla fallita UE. Non c’era alcun obbligo in questo senso. Ed infatti si tratta dell’ennesima cappellata, nociva alla neutralità e dunque a quanto di positivo potrebbe fare la Svizzera per contribuire ad una “de-escalation” (che è poi ciò che tutto l’Occidente dovrebbe volere).

E’ chiaro che una Svizzera che adotta di propria iniziativa delle sanzioni contro uno dei belligeranti non ha alcuna credibilità nel proporsi come mediatrice. Inoltre, Putin delle sanzioni elvetiche se ne fa un baffo. E di sicuro – a meno che sia andato fuori di testa – aveva messo in conto anche tutte le altre.

Non bisogna poi dimenticare il potenziale effetto boomerang delle sanzioni: ovvero quello di coalizzare contro l’intervento straniero la popolazione del paese preso di mira. Il che equivale a rafforzare il potere del governo che si vorrebbe invece indebolire. Gli esempi in tal senso non mancano. In più, la Russia potrebbe contro-sanzionare la Confederella, causandoci ulteriori difficoltà economiche.

Gettare benzina sul fuoco?

Se la Svizzera vuole essere utile alla pace, allora deve fare la Svizzera. Ovvero deveproporre i famosi buoni uffici. Ma per farlo bisogna essere neutrali. E bisogna esserlo in modo credibile, non solo sulla carta.

Mai come in questo momento la neutralità elvetica è importante non solo per noi, ma per tutta l’Europa. Eppure da anni la partitocrazia eurolecchina considera la nostra neutralità – al pari della sovranità e dell’indipendenza – imbarazzante vecchiume di cui sbarazzarsi nel nome dell’omologazione politikamente korretta!

Risultato: invece di appacificare, la diplomazia elvetica ed il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR suo responsabile politico si sono messi a gettare benzina sul fuoco per accontentare i balivi di Bruxelles. Quelli che sognano di trasformare la Svizzera in una loro colonia, proprio come Putin vorrebbe fare con l’Ucraina; solo con altri mezzi.

Le manie di protagonismo di diplomatici e politicanti sono note. Ma proprio partendo da questo, non è unendosi al coro di chi strilla contro “l’infame dittatore russo” e scopiazzando le sanzioni dell’UE che ci si profila: si diventa semplicemente uno tra itanti. Ci sarebbe invece la possibilità di profilarsi come quelli che possono portare un contributo concreto alla pace: almeno ci si gonfierebbe l’ego per un motivo reale. Ma per questo bisogna difendere ed affermare la neutralità. E la prima cosa da fare, oltre a rinunciare a sanzioni che non servono ad un caraco, è ritirare la candidatura svizzera al Consiglio di sicurezza del bidONU. Una richiesta che la Lega ha peraltro già avanzato a Berna nei mesi scorsi.

Ritirare la candidatura

Entrare nel Consiglio di sicurezza equivarrebbe a gettare nel water la nostra neutralità. Non si può essere neutrali e quindi proporsi come mediatori sedendo nell’organo che decide le sanzioni.

Sulla rovinosa candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU, che tra l’altro è un residuato dell’epoca di “Dimitri” Calmy-Rey, il Consiglio nazionale discuterà il 10 marzo. Ma a quanto pare la presidenta Verde-anguria della Camera bassa Irène Kälin (Irène chi?)  ha deciso che il dibattito potrà durare solo pochi minuti. Alla faccia! Questa è democrazia in stile Cremlino!

Autonomia elettrica

Quanto durerà la guerra in Ucraina e cosa lascerà sul campo non lo sa nessuno. Il noto politologo ed esperto di strategia militare Edward Luttwak sostiene, anche in un’intervista al nostro giornale (vedi a pag. 11), che stavolta Putin abbia fatto il passo più lungo della gamba, che in Russia nessuno è favorevole alla guerra e che questo azzardo segnerà la fine di Putin. Vedremo se tali previsioni si avvereranno o meno. Quello che invece già si vede arrivare (senza bisogno del Mago Otelma) è l’aumento del prezzo delle materie prime ed in particolare del gas, con conseguenti problemi anche per l’approvvigionamento elettrico.

La Svizzera ha dunque un motivo in più per smettere di dipendere da corrente acquistata all’estero e per rendersi autonoma. Il che significa: rinunciare allo spegnimento delle nostre centrali nucleari ed anzi progettarne di nuove (come la Francia). La fallimentare strategia energetica 2050 va pertanto abbandonata. Essa costituisce l’ennesimo FLOP causato dai ro$$overdi e del sedicente “centro” PLR-PPD sempre accodato alla $inistra. Ma avanti, votate per la partitocrazia…

Lorenzo Quadri