Gli svizzerotti devono trasmettere agli eurofalliti i dati bancari, ma non possono ottenere dagli eurofalliti le informazioni sui precedenti penali dei cittadini UE che chiedono di trasferirsi in Svizzera

Quindi siamo arrivati al capolinea. Martedì verrà firmato l’accordo tra Svizzera ed UE sullo scambio automatico di informazioni bancarie, a partire dal 2018. E dire che, secondo l’ex ministro delle Finanze Merz (PLR), ancora nel 2009 il segreto bancario avrebbe dovuto essere “non negoziabile”. Particolarmente interessante anche l’articolo pro memoria pubblicato dal Dr Gianfranco Soldati, già presidente dell’Udc ticinese, sul portale ticinolive: nel 2004 l’allora ministro degli Esteri Joseph Deiss (PPD) dichiarò che “Il segreto bancario è garantito nel trattato di Schengen a tempo indeterminato”. Sulla Weltwoche del 26 maggio 2005 lo stesso personaggio si rallegrò del fatto che “noi nel nocciolo del problema abbiamo ancorato il segreto bancario nel diritto delle genti. Das ist ja das Fantastische”.

Già; chi si ricordava più di queste dichiarazioni? E soprattutto: chi si ricordava più dell’incolore ed evanescente Deiss? Ma “scripta manent” a testimonianza di come gli atout della Svizzera, faticosamente costruiti in decenni di duro lavoro, siano stati prima malgestiti e poi svenduti. Ma come, a tutela del segreto bancario non erano date “tutte le garanzie” e quindi era superfluo fare altro?

Concessioni a senso unico

E’ indecente come, mentre l’Unione europea insulta i cittadini svizzeri rifiutandosi di riconoscerne la volontà espressa democraticamente il 9 febbraio, la Svizzera continua a fare concessioni su concessioni. Si continuano a versare i vergognosi contributi di coesione e si sottoscrive pure l’accordo sulla fine del segreto bancario. Contropartita? Zero. Per l’UE è sempre il tempo di prendere dalla Confederazione, mai quello di dare. A Bruxelles sono stati abituati così. Tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente.

E le informazioni che servono a  noi?

Da notare che la Svizzera, grazie alla catastrofica ministra del 5% Widmer Schlumpf, concede lo scambio di informazioni bancarie, totalmente a proprio danno. Ma ottiene forse lo scambio di quelle informazioni che le servirebbero? Porta forse a casa una qualche “apertura” a proprio vantaggio? Neanche per sogno. Solo la Svizzera deve “aprirsi all’UE”, come blatera il ministro degli esteri Burkhaltèèèèr (PLR). Quando invece tocca agli altri concedere, parte il mantra del “sa po’ mia”.

Non è possibile (“sa po’ mia”) trasmettere all’agenzia delle entrate italiana l’elenco delle notifiche di padroncini e distaccati che lavorano in nero in Ticino, senza pagare imposte né oneri sociali da nessuna parte, ciò che avrebbe un evidente effetto deterrente.

Non è possibile (“sa po’ mia”) pretendere la cancellazione della Svizzera dalle black list italiane illegali.

Non è possibile (“sa po’ mia”) intervenire sulla vicina ed ex amica Penisola affinché adegui l’imposizione dei frontalieri.

Non è possibile (“sa po’ mia”) chiedere sistematicamente l’estratto del casellario giudiziale a chi chiede un permesso B o G. Eccetera eccetera.

Sa po’ mia

E quest’ultimo “sa po’ mia”, per fortuna opportunamente dribblato dal ministro leghista Norman Gobbi, è il tripudio dell’assurdo. L’entità dei conti in banca di una persona è un’ informazione starnazzabile ai quattro venti, i precedenti penali no. Ennesima performance dei politikamente korretti che criminalizzano chi ha “messo via qualcosa” (per poco che sia) mentre quando si tratta di delinquenti stranieri, allora scatta il buonismo a gogo.

Del resto è ovvio: lo scambio automatico d’informazioni bancarie è nell’interesse dell’UE. Allo stesso modo, è nell’interesse dell’UE che la Svizzera continui a fare da valvola di sfogo per la catastrofe occupazionale italiana: quindi non si accetta nessun limite all’invasione di frontalieri e di padroncini. E’ nell’interesse dell’UE che la Svizzera resti aperta all’immigrazione incontrollata dagli Stati membri, compresa quella dei delinquenti (così ce ne sono meno nei paesi a noi confinanti). E via elencando.

Reciprocità?

Inutile dire che aspettiamo “al varco” i nostri sulla storiella della reciprocità nello scambio di informazioni bancarie. Ossia sulla presunta possibilità, per gli svizzerotti che hanno calato le braghe sul segreto bancario, creando decine di migliaia di disoccupati – che non sarà l’UE a mantenere, ma il contribuente elvetico – di ottenere dagli altri ciò che loro stessi concedono.

Eh già: ve li immaginate i pavidi rappresentanti svizzerotti che alzano la voce e soprattutto che si impongono con chicchessia, ottenendo qualcosa? Come credere a Gesù bambino. E abbiamo passato l’età da un po’.

Lorenzo Quadri